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23 Aprile 2019

Giornata mondiale del copyright: la riforma europea

Con il pretesto della ricorrenza di oggi entriamo nel merito delle modifiche alla disciplina Ue sul diritto d’autore: gli utenti non saranno coinvolti e non ci saranno tasse sui link

Alessio Colella

Il 26 marzo il Parlamento europeo ha approvato la riforma del copyright

Il 26 marzo il Parlamento europeo ha approvato la riforma del copyright

Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata del libro e del diritto d’autore. Ci concentriamo proprio su quest’ultimo aspetto, data la recente approvazione del Parlamento europeo alla riforma del copyright, per capire cosa cambierà.

LA TUTELA DEL COPYRIGHT
Istituita nel 1966 dall’Unesco, la ricorrenza cade il 23 aprile in onore di tre grandi scrittori – Miguel de Cervantes, William Shakespeare e Garciloso de la Vega – deceduti tutti quel giorno nel lontano 1616. La celebrazione dedicata al copyright ha l’intento di promuovere la lettura e la tutela del diritto d’autore. Un problema, quest’ultimo, che ha portato le istituzioni europee ad approvare una riforma della materia lo scorso 26 marzo con 348 voti favorevoli, 274 contrari e 36 astenuti.
In Italia un sondaggio dei mesi scorsi vedeva l’85% degli intervistati a favore delle modifiche. Le argomentazioni degli oppositori riguardano fondamentalmente il timore di una limitazione della libertà sul web: ad esempio, Wikipedia aveva oscurato le proprie pagine per protesta alla vigilia del voto.

LA RIFORMA
Innanzitutto occorre dire che non si assisterà a un cambiamento drastico dall’oggi al domani bensì, dopo l’approvazione del Consiglio europeo del 15 aprile che ha visto l’Italia contraria, i singoli stati membri dovranno recepire la nuova normativa emanando disposizioni interne ad hoc: questo significa che per vedere attuati i provvedimenti passeranno necessariamente alcuni anni. Un’ulteriore premessa da aggiungere è che le enciclopedie gratuite e le piattaforme open source non saranno toccate dalle modifiche.
Quel che cambia, quindi, riguarda essenzialmente i colossi del web, i quali dovranno riconoscere un equo compenso all’editore, se richiesto. Il cuore della questione nasce dall’asimmetria tra i canali di produzione e quelli di distribuzione, che vede da un lato gli editori che creano contenuti, ma che non sono certamente in grado di raggiungere il numero di persone tipico dei big di internet – come ad esempio Facebook, Google News e YouTube – i quali generano così introiti. L’intento delle istituzioni è dunque estendere la protezione del diritto d’autore anche al mondo connesso, contrastando l’appropriazione oltremisura di valore da parte di chi aggrega e distribuisce i contenuti (che sarà direttamente responsabile riguardo al materiale che circola sulle proprie piattaforme), rispetto a chi lavora per produrli.
Per gli utenti, essenzialmente non cambierà nulla. Non sono previste, infatti, tasse sui link e si potrà tranquillamente continuare a condividere meme e gif senza il pericolo di incorrere in sanzioni.

 

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Categorie: Tecnologie

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