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6 Dicembre 2019

I racconti di “Buonanotte? Buon lavoro!”: Ettore, operatore impianto chimico

Il contatto con l’esterno nel ronzio delle macchine lo mantiene calmo. Un’altra storia di giovani lavoratori e volontari che di notte svolgono attività per il benessere della comunità

Alice Dominese

Ettore operatore impianto chimico

Ettore, operatore impianto chimico (foto di F. Mereu)

L’ultimo caffè l’ha sorseggiato alle 22, poco prima di lasciare Torino. In tangenziale, le luci delle auto di chi raggiunge la città per il venerdì sera sfrecciano nella direzione opposta alla sua; più lui si avvicina alle montagne, più il traffico si dilegua alle sue spalle.

Tuta, elmetto di sicurezza, una boccata d’aria. Ettore ha 21 anni e respira nella notte, l’impianto all’aperto è una delle cose che più gli piace del suo lavoro: il contatto con l’esterno nel ronzio delle macchine lo mantiene calmo e concentrato mentre si muove nell’intrico di tubi, valvole e pompe. Dopo aver ricevuto le consegne dal turnista prima di lui, Ettore ricarica i macchinari e monitora uno a uno i passaggi che tengono in vita l’industria chimica sotto le stelle, come un grande animale acquattato da addomesticare. Ha iniziato solo da un anno, ma il suo è un incarico di responsabilità delicato, quello di un operaio con occhio allenato a cogliere ogni variazione di pressione e di temperatura dei gas e degli oli per assicurare il funzionamento dell’impianto.

Il suo turno durerà fino alle 7 del mattino, poi la strada del ritorno sarà fresca e sgombra. Gli piace rincasare così, bere un bicchiere di succo di mango e avere davanti la giornata tutta per sé.

 

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