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10 Dicembre 2019

L’incanto della Festa delle Luci di Lione

Quattro giorni di colori e performance artistiche hanno pervaso la città francese: il racconto dell’edizione 2019

Alice Dominese

Facciate di palazzi con giochi di luce - Festa delle Luci Lione

La Festa delle Luci di Lione

Anche quest’anno Lione è stata inondata di visitatori e di luce, entrando in un paesaggio onirico e addormentandosi alla luce tenue dei lumini davanti alle finestre. Dal 5 all’8 dicembre, infatti, la tradizionale celebrazione dedicata a ringraziare la Madonna per il salvataggio della città dall’epidemia di peste che la colpì nel ‘600 ha offerto l’occasione per illuminare artisticamente le piazze e gli edifici storici.

Dalle 19 fino a tarda notte, Lione ha vissuto per quattro sere una specie di incantesimo: le strade si chiudevano al traffico per lasciar spazio ai percorsi ad hoc creati per accompagnare i visitatori ad ammirare le installazioni luminose; i viali risuonavano delle grida dei venditori ambulanti di vin brûlé e sidro mentre fiumi di persone, sgomitando, riempivano le piazze frenetici per poi arrestarsi immobili col naso all’insù.
Ogni angolo svoltato permetteva di imbattersi in un raggio di colori e di suoni proiettato sui palazzi, ma non si trattava solo di luminarie che incorniciavano le vie. Grazie a vere e proprie performance visive capaci di sfruttare lo spazio e le ombre, le sagome delle chiese e i profili delle statue sapevano concentrare in una piazza gli sguardi stupiti di centinaia di persone, tenendoli sospesi in quel microcosmo creatosi nel tempo della proiezione. Ognuna di esse raccontava una storia, che in questa edizione rientrava nel tema Chimere, Premonizioni, Alchimie ed Eccesso.

Seguendo questo fil rouge, dal Parco della Tête d’Or – dove figuranti in tuta luminosa danzavano per i prati – fino ai piedi della collina di Croix Rousse, passando dalla Presqu’île (la penisola centrale della città racchiusa tra Rodano e Saône) e poi attraverso le strade acciottolate di Vieux Lyon – cuore antico di Lione – prendeva forma uno spettacolo di colori e mistero. Un braccio meccanico chiuso in una gabbia trasparente osservava con il suo unico occhio i visitatori che lo circondavano, un cortile illuminato dalle ombre degli animali acquattati fra le mura faceva procedere i turisti circospetti e con stupore, una tela ondeggiante di luce rifratta sui fumi di cui era stata cosparsa la piazza dei Giacobini avvolgeva ogni cosa nel blu, mentre l’ampia superficie di piazza Bellecour diventava un grande acquario: sopra le teste degli spettatori pesci colorati e luminosi nuotavano nella direzione della Cattedrale di Fourvière, imponente sopra la città.

Affacciandosi sul fiume nella direzione di Vieux Lyon, si potevano quindi osservare i Coltivatori di nuvole impegnati a fabbricare un temporale sull’enorme facciata del Palazzo di Giustizia; addentrandosi nel quartiere antico invece ci si imbatteva in girandole caleidoscopiche, fino ad arrivare alla Genesi, raccontata fra palle di fuoco e immagini di natura lussureggiante che cresceva rigogliosa proiettata sulla facciata della chiesa di Saint-Jean.
In questo modo, luoghi della quotidianità si trasformavano in palcoscenico chiedendo di essere guardati diversamente, mentre fasci luminosi giocavano con finestre, cornicioni e rosoni, con gli angoli delle piazze e con le chiome degli alberi. Tutto questo nel corso di uno spettacolo maestoso che creava suggestioni e scorci emozionanti.

Il week-end della Festa delle Luci si chiudeva, infine, con un fiume di barchette luminose. La Saône era percorsa da una scia di barchette, ognuna illuminata e recante un desiderio scritto dai lionesi e dai turisti che avevano deciso di lasciare la propria testimonianza in uno degli infopoint dedicati nel centro della città. Quella che è stata definita un’opera “partecipativa e poetica” dai suoi ideatori prendeva così il largo lungo la corrente, un gioco da bambini che ha saputo incantare la città.

 

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