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26 Febbraio 2020

ParlaTO: come cambia la lingua in una città che cambia

Incontriamo i responsabili del progetto di ricerca dell’Università di Torino che diventerà il primo corpus di parlato di una città italiana

Fabiana Re

Dati con lettere in stampatello sulle facce

Il progetto ParlaTO studia la lingua parlata di chi abita a Torino

Massimo Cerruti, professore di linguistica, mi accoglie nel suo ufficio in Via Sant’Ottavio. È tra queste mura che, nell’aprile 2019, ha avviato il progetto ParlaTO insieme ai ricercatori dell’Università di Torino Eugenio Goria e Silvia Ballarè. Oggi, grazie al lavoro corale condotto da numerosi studenti, tesisti e dottorandi, lo studio sta per concretizzarsi e i suoi “genitori” non potrebbero esserne più fieri.
ParlaTO diventerà un corpus di parlato raccolto a Torino che fotografa la realtà plurilingue cittadina contemporanea in tutte le sue componenti. Un unicum nel contesto italiano: sarà infatti la prima banca dati multimediale del parlato di un’intera città, realizzata grazie a centinaia di ore di minuzioso lavoro fra interviste e trascrizioni.

COME NASCE PARLATO
«ParlaTO fa tesoro dell’esperienza di Kip nella raccolta dati», mi racconta Cerruti, facendo riferimento al corpus di parlato creato con l’Università di Bologna tra il 2016 e il 2019. In quel caso il campione, composto da studenti e docenti, era estratto da una popolazione omogenea e colta.
Con ParlaTO il focus della ricerca si sposta e punta all’eterogeneità: «L’obiettivo è avere parlanti diversi per provenienza e livello di istruzione», spiega Cerruti. Ecco che allora il campione – 100 torinesi individuati attraverso reti sociali e conoscenze informali – è costituito da piemontesi doc, da parlanti originari di altre regioni e da stranieri. Risultato? Una preziosa testimonianza della coesistenza di vari “tipi di italiano” all’interno dello stesso perimetro cittadino.

LE INTERVISTE
«Mi sono occupata di registrare alcune interviste a soggetti di origine ed età diverse, chiedendo loro informazioni sulla loro biografia linguistica e sulla loro storia», racconta Arianna Fontanot, una delle studentesse coinvolte nella ricerca. I dati di ParlaTO sono stati raccolti in una sola situazione comunicativa, l’intervista semistrutturata. Cerruti mi rassicura però sul rischio di perdita della naturalezza del parlato, spiegandomi che «spesso intervistatore e intervistato si conoscono e c’è una certa confidenza». Inoltre non si tratta di interviste serrate quanto piuttosto di spunti di conversazione, così che «la rigidità iniziale si perde, diventa parlato spontaneo».
La possibilità di realizzare interviste di gruppo permette all’intervistatore di ritagliarsi un ruolo marginale nella conversazione e di lasciare che gli intervistati dialoghino con naturalezza. A prova di ciò, Silvia Ballarè mi fa ascoltare uno stralcio di audio fra due operai appassionati di calcio, che si scambiano opinioni sugli stadi torinesi con vivacità e termini coloriti. Eugenio Goria dà invece voce a un anziano che, in dialetto, ricorda quando in passato andava al cinema «al Rèposi».

TORINO ATTRAVERSO GLI OCCHI DEGLI ALTRI
Proprio nella ricchezza emotiva delle conversazioni si cela un altro aspetto ricco di fascino del progetto. Le interviste hanno valore non solo per i linguisti, interessati all’evoluzione dell’italiano, ma anche per chiunque voglia scoprire Torino attraverso gli occhi di qualcun altro. «È stato entusiasmante ascoltare e incontrare storie diverse, mi è sembrato di viaggiare per chilometri – racconta Arianna – anche se in realtà sono sempre rimasta in città, dietro al microfono del registratore».
Comune denominatore a ogni intervista è Torino. Com’è cambiata, come si vive nei suoi quartieri, le migrazioni del passato dal Sud, l’esperienza in città dei non nativi… «In futuro vorremmo realizzare un sito di facile consultazione contenente estratti di interviste rilevanti organizzati in base alle tematiche», progetta Silvia Ballarè. Chiunque potrà così ascoltare le multiformi voci di Torino ed entrare in contatto con «altri universi, altri modi, spesso unici ed irripetibili, di “pronunciare” e di osservare il mondo», come spiega poeticamente Arianna.
Il primo passo è la creazione del corpus online di ParlaTO con le trascrizioni del materiale audio, utilizzabile dai linguisti per rispondere a interrogativi di ricerca. Le 45 ore raccolte intervistando nativi italiani saranno disponibili a fine primavera; per i dati sui parlanti di origine straniera si dovrà attendere ancora un po’. Grazie a ParlaTO, secondo Cerruti i linguisti avranno una nuova e importante risorsa per «verificare empiricamente le tendenza dell’italiano».

 

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Categorie: Cultura

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