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5 Marzo 2020

Un Po a secco: due mesi di quasi ininterrotta siccità

Settanta giorni senza precipitazioni e temperature molto al di sopra della norma: era da 142 anni che pioveva così poco. Convocato per domani l’Osservatorio sulle crisi idriche

Vincenza Di Lecce

Persona inginocchiata su terreno agricolo

La siccità sta diventando un grave problema in Piemonte

Non può (non) piovere per sempre. I torinesi hanno aspettato a lungo la pioggia, precisamente dal 20 dicembre dello scorso anno, giorno dell’ultima precipitazione consistente sulla città e sulla provincia. Ma, da allora, più nulla. Fino allo scorso lunedì, certo. Quando una piccola perturbazione ha fatto tirare a tutti un seppur breve sospiro di sollievo, interrompendo il periodo più asciutto degli ultimi 142 anni. Era infatti dal 1878 che il bimestre gennaio-febbraio non contava così tanti giorni a secco. Un record che si aggiunge a quello, già in parte previsto dagli esperti, dell’inverno più caldo: quello che stiamo vivendo è infatti il più tiepido da quando esistono misure meteorologiche in Piemonte e Val d’Aosta.

UN INVERNO CHE SCOTTA
Le colline sono in fiore, inaspettatamente e molto prima del previsto. Il motivo, sostanzialmente, è che – oltre alle mezze stagioni e con buona pace di Greta Thunberg – stanno scomparendo anche le stagioni. È quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti sugli effetti di un inverno bollente con una temperatura che fino a ora è stata in Italia superiore di 1,87 gradi rispetto alla media storica secondo le elaborazioni su dati Isac Cnr relativi ai mesi di gennaio.
Nei campi in Piemonte c’è preoccupazione per i terreni secchi seminati a cereali, che rischiano di non far germogliare e irrobustire a dovere le piantine e per la fioritura anticipata di albicocco, susino e pesco. Una conseguenza degli sbalzi di temperatura che nella notte scende a 0 ma di giorno arriva anche a 18 gradi. Ma non è tutto: a soffrire l’ossimoro del caldo invernale è anche il settore apistico piemontese. Le temperature superiori ai 15 gradi infatti hanno permesso alle api di abbandonare i loro alveari e cominciare il lavoro di impollinazione. Con il rischio, anche in questo caso, che l’arrivo del freddo improvviso geli i fiori e uccida gli insetti.

IL PO COME AD AGOSTO: È ALLARME SICCITÀ?
Il livello idrometrico del fiume più grande d’Italia è basso come in piena estate. Nei primi due mesi dell’anno sono caduti 1,2 millimetri di pioggia, pochissimo di più degli 0,7 millimetri del 1878. Un numero destinato quindi a entrare nelle statistiche e nella memoria dei torinesi. L’altezza del Po è il segnale più evidente di una situazione di siccità che si fa sempre più critica: la misura è sotto la media stagionale e fa segnare -2,5 metri al Ponte della Becca (Pavia), un livello praticamente estivo che – spiega Coldiretti – ha spinto l’Autorità distrettuale di bacino a convocare per domani 6 marzo l’Osservatorio sulle crisi idriche.
L’allarme riguarda gli effetti dell’andamento climatico che rischia di lasciare l’Italia a secco in un 2020 segnato da una diminuzione dell’80% delle precipitazioni. Numerosi potrebbero essere infatti i risvolti: dal rischio incendi allo smog delle aree urbane, fino alle difficoltà per coltivazioni, pascoli e alimentazione degli animali. «Siamo molto preoccupati, abbiamo ancora un mesetto, forse meno, di speranza. Poi rischia di essere il caos» dice alla Stampa Fabrizio Galliati, presidente di Colidiretti Torino.
Gli effetti di questa anomala situazione metereologica preoccupano, dunque. Ma è ancora presto per lanciare l’allarme. Bisogna “solo” sperare che piova: a marzo il difficile compito di risolvere la grave crisi idrica.

 

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Categorie: Ambiente

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