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9 Marzo 2020

San Salvario: il volto di un quartiere in movimento

Diventato negli ultimi anni uno dei centri della movida torinese, se si guarda oltre gli stereotipi è una zona vivace e multiforme che racconta una storia a più voci

Aurora Saldi

Cortile fra palazzi con gazebi, tavoli e sedie - Casa del Quartiere San Salvario

La Casa del Quartiere di San Salvario

Sansa, Sansalvario, San Salvario: la stravagante onomastica che i torinesi assegnano quotidianamente al quartiere in questione riflette il riverbero variegato di tradizioni, generazioni e linguaggi che lo popola.
La zona prende il nome dall’abbreviazione dialettale di Salvatore, il santo a cui venne intitolata la chiesa di corso Marconi angolo via Nizza (foto in home page), ma oggi il punto di riferimento è largo Saluzzo, il centro della vita notturna (giovanile ma non solo) torinese. Sul dubbio onomastico “San Salvario o Sansalvario?” ha prevalso l’alternativa del gergo, che ha tagliato corto: Sansa. Un cambio di nome che rispecchia anche il cambio di target del quartiere.

LUCI E OMBRE DI UNA RIQUALIFICAZIONE IMPETUOSA
Zona da sempre commerciale, San Salvario ha vissuto anni bui verso la fine del secolo scorso, quando era considerato dall’opinione pubblica un ghetto di criminalità. Marginalizzato a lungo, anche per via di un tessuto sociale sempre più multiculturale, si è infine risollevato verso la metà del primo decennio del 2000.
Da allora l’ascesa come quartiere dei divertimenti notturni sembra essere inarrestabile. La gentrificatione tuttavia, se da una parte ha riqualificato un contesto sociale ed economico in difficoltà, dall’altra ha creato una sorta di “zona-Luna Park”, fatto di locali e aperitivi, che rischia di lasciare indietro i soggetti più socialmente deboli che lo attraversano.

UN MOSAICO DI COMMERCI E SAPORI
Resistono tuttavia, a uno sguardo più attento, i tratti di un quartiere misterioso e bizzarro, oltre che di un antico centro dei commerci, tra esercizi torinesi d’altri tempi e market etnici di tutti i tipi.
Di questa variegata offerta è un lampante esempio via Madama Cristina, la lunga arteria di San Salvario brulicante di negozi, anche se è nelle vie interne, strette e contorte, che si rivela la sua multiforme bellezza, anche culinaria: un mosaico complesso di piole, locali asiatici e kebab. Il più famoso, Horas Kebab, attira una clientela eterogenea e Bibo, il gestore egiziano, è una vera celebrità cittadina.

ESTETICA DI UN QUARTIERE TRASGRESSIVO
Passeggiando per San Salvario, poi, è interessante notare alcune caratteristiche spia di un’estetica trasgressiva che distingue il quartiere da qualsiasi altra zona torinese. A partire dai due cinema a luci rosse di via Principe Tommaso, il Maffei e il Metropol (ora chiuso), uno di fronte all’altro.
Sempre nella stessa via, poi ci si imbatte in un ex albergo che presenta, sulla facciata, undici busti in bassorilievo: sarebbero, secondo la leggenda, altrettante giovani prostitute che proprio lì esercitavano la professione e vivevano. Pare che i graziosi volti di pietra, che ci scrutano ad altezza finestra, siano stati donati dai clienti più affezionati quando la struttura chiuse i battenti.

ABITARE A SAN SALVARIO: PROBLEMI E PROGETTI
Le case a San Salvario sono un capitolo di storia in costante aggiornamento: dimostrazione ne è il vasto dibattito che si è aperto, negli ultimi anni, sull’abitare nel quartiere. Con il processo di riqualificazione infatti, gli affitti della zona sono aumentati esponenzialmente: una situazione difficilmente sostenibile, soprattutto per i tanti studenti che la scelgono come residenza perché il quartiere è anche sede della maggior parte delle facoltà scientifiche.
La risposta al caro affitti è stata, in parte, trovata con i numerosi progetti di co-housing che hanno caratterizzato la zona negli anni: uno dei più recenti, Luoghi Comuni, offre alcune residenze proprio di fronte alla Sinagoga di Torino, in via San Pio V.

VIVERE A SAN SALVARIO: INCLUSIVITÀ E STEREOTIPI
Sono sempre di più, a questo proposito, le iniziative che spingono per superare l’idea (un po’ stereotipata) di San Salvario come quartiere della movida, mantenendo in vita un’identità locale.
La Casa del Quartiere di via Morgari, ad esempio, è uno spazio di aggregazione culturale e sociale che offre numerosi servizi anche alle fasce più deboli della popolazione. Poco distante, il CineTeatro Baretti resiste tra la moltitudine di locali dell’omonima via, a due passi da largo Saluzzo, con il suo vasto cartellone di intrattenimento culturale. La libreria indipendente Trebisonda infine, in via Sant’Anselmo, vivacizza il quartiere con un fitto calendario di presentazioni ed eventi.
San Salvario è dunque pieno di storie, inafferrabile, multiforme: non resta che perdersi nelle vie intricate, tra il trafficatissimo corso Vittorio Emanuele II e il respiro tranquillo del Parco del Valentino.

 

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Categorie: Scoprire Torino

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