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15 Aprile 2020

L’ultima Regola delle 4 R: Recuperare energia

Un rifiuto non riciclabile deve essere smaltito, tuttavia con la termovalorizzazione si può ricavare energia dalla sua combustione

Valeria Guardo

Impianto industriale con torre blu - Termovalorizzatore Gerbido

Il termovalorizzatore del Gerbido (foto di F. Mereu)

Negli articoli precedenti abbiamo visto come Ridurre i rifiuti che produciamo con un consumo consapevole, dare nuova vita ad esempio a un abito grazie al Riuso e Riciclare correttamente attraverso la tecnologia. Però, se i rifiuti non si possono riciclare, cosa possiamo fare? Noi non molto, a parte gettarli nell’apposito contenitore dell’indifferenziato.
Tuttavia esiste un modo di smaltirli ricavandone qualcosa di utile: vediamo oggi come sia possibile Recuperare energia “pulita” da ciò che non può essere riciclato. È l’ultima Regola delle 4R.

QUANDO UN RIFIUTO NON È RICICLABILE?
Un rifiuto non è riciclabile quando la sua composizione è mista, cioè data da materiali diversi legati tra loro. Ad eccezione di pile, farmaci, legno e apparecchi elettronici, per i quali esistono appositi contenitori o è prevista la loro raccolta presso gli ecocentri, vi sono diversi oggetti che, per composizione, devono essere gettati nella raccolta indifferenziata: giocattoli, articoli di cancelleria, salviette umide, ecc.
L’ultima fase di un ciclo virtuoso dei rifiuti prevede che l’energia sprigionata dalla combustione per il loro smaltimento venga trasformata in energia elettrica e per il teleriscaldamento, attraverso il processo di termovalorizzazione. A Torino un simile impianto dedicato al recupero energetico è quello del Gerbido, a cui avevamo già dedicato un articolo.

I TIPI DI RIFIUTI E LA TERMOVALORIZZAZIONE
I rifiuti che arrivano in impianto per il recupero energetico sono classificati in Rsu (Rifiuti Solidi Urbani) e Rsa (Rifiuti Speciali Assimilabili agli urbani). I primi sono prodotti nelle nostre case mentre i secondi arrivano da scuole, uffici pubblici e attività commerciali. Entrambe le categorie escludono rifiuti pericolosi, ma viene comunque effettuato un controllo sulla radioattività residua in ingresso, così da poterla escludere con sicurezza. La presenza di questi elementi può essere data dai rifiuti prodotti da persone che, per particolari motivi di salute, seguono ad esempio una radioterapia; gli scarti ospedalieri presentano invece livelli di radioattività superiore e vengono smaltiti in impianti specializzati.
Come avviene la termovalorizzazione? Il calore generato dalla combustione dei rifiuti viene impiegato per la produzione di vapore acqueo dall’acqua presente in una caldaia. Il vapore poi aziona una turbina collegata a un generatore di energia elettrica e a una centrale per il teleriscaldamento. Ognuno dei due tipi di energia entra in una rete dedicata fino a entrare nelle nostre case.

PERCHÉ RECUPERARE ENERGIA?
A differenza di un impianto di incenerimento, il quale si limita a bruciare i rifiuti immettendo i fumi della combustione in atmosfera, un termovalorizzatore sfrutta il potenziale energetico dei rifiuti convertendolo in un tipo di energia utile alle persone nella vita di tutti i giorni. L’energia prodotta con la termovalorizzazione consente infatti di coprire il fabbisogno di luce di 175.000 famiglie di tre persone e di riscaldare fino a 17.000 abitazioni da 100 mq, permettendo di risparmiare circa 70.000 tonnellate di petrolio equivalenti. Pensate alle tonnellate di rifiuti prodotte ogni anno: se queste venissero portate in una discarica si avrebbe non solo un danno ambientale importante, ma anche uno spreco non indifferente di energia.
Infine, l’approvvigionamento di energia termica da teleriscaldamento permette a chi utilizza questa modalità di risparmiare sulle spese condominiali.

 

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