Home » Vacanze-weekend » Viaggiare dal divano: 24 ore a L’Avana

8 Maggio 2020

Viaggiare dal divano: 24 ore a L’Avana

In attesa di poterlo fare davvero, iniziamo un giro per il mondo virtuale in tre tappe. Prima fermata: la capitale di Cuba, in un tour fuori dai percorsi turistici

Valeria Guardo

Scorci di palazzi d'epoca a L'Avana

L’Avana

Dopo 12 ore di viaggio, arriviamo puntuali all’aeroporto José Martí a L’Avana. Sono le 19 ora locale e appena uscita dall’aereo vengo investita dal calore umido dell’isola che, anche quest’anno, è il primo ad accogliermi e sarà l’ultimo a salutarmi.
Mi vengono a prendere dei parenti, con cui salgo su una Chevrolet del 1954 verde acqua; le auto americane degli anni ’50 qui sono chiamate almendrón, dalla forma della carrozzeria che ricorda una mandorla gigante. Siamo diretti al quartiere Arroyo Naranjo.
Ricordo la prima volta che venni, da sola, a Cuba: non conoscevo nessuno e come tanti turisti dovetti prendere un taxi (ben attenta che non mi facessero la cresta sul prezzo) e pernottare in una casa particular, un’abitazione privata adibita all’accoglienza dei turisti e registrata a tale scopo, perché normalmente il governo cubano non permette di soggiornare in altre case private, a meno che non vi siano legami famigliari.
Arrivati a casa, il caldo e il jet lag prendono il posto della fame; dopo una bella doccia fresca ci mettiamo subito a letto. Domani voglio godermi la città dopo un anno di assenza.

Al mattino seguente ci svegliamo con lo starnazzare delle oche in giardino. Facciamo colazione con calma: pane tostato, burro, marmellata di guayaba fatta in casa, uova strapazzate e caffè, prima di uscire a prendere l’autobus per raggiungere la città.
Sono ormai le 11 e il sole batte inclemente sulle nostre teste, così decidiamo all’ultimo di fare una prima tappa a El Latino, lo stadio di baseball situato nel municipio Cerro, per sederci sugli spalti e godere di un briciolo d’ombra, mentre si disputa l’incontro tra gli Industriales, la squadra della città, e il Pinar del Rio. L’impianto, conosciuto anche come Coloso del Cerro, fu inaugurato nel 1946 e da allora ha visto lo svolgersi di diverse manifestazioni, sia sportive che culturali. Il baseball è lo sport nazionale e in uno stadio il cubano medio svela la sua essenza: se normalmente è quieto e cordiale, durante una partita si infervora, diventa “sanguigno” e non lesina parole a volte pesanti alla squadra avversaria. Una partita di baseball cubana in genere dura oltre le canoniche due ore, perché spesso i giocatori temporeggiano tra una battuta e l’altra.

Usciamo dallo stadio che è già pomeriggio, diretti a prendere il primo mezzo per L’Avana Vecchia. Passa circa mezz’ora prima di salire su un’auto che ci porti a destinazione: l’autostop a Cuba è un’arte che richiede un pizzico di malizia. Potenzialmente, tutte le macchine in circolazione sono taxi (più o meno regolari); i cubani individuano a colpo d’occhio quella giusta, la fermano, contrattano rapidamente con l’autista meta e prezzo e se l’affare sta bene a entrambi si parte.
Nel viaggio, costeggiamo il Cimitero Cristobal Colón, uno dei più grandi al mondo. In questo luogo riposano donne e uomini la cui storia è rivestita di leggenda e, camminando tra le testimonianze marmoree delle loro vite, non è raro vedere un colibrì svolazzare rapido e dileguarsi altrettanto velocemente.
Proseguiamo per Piazza della Rivoluzione con al centro il monumento a José Martí (poeta, scrittore ed eroe nazionale) e dopo qualche minuto raggiungiamo L’Avana Vecchia. Scendiamo e percorriamo il Paseo del Prado prima di arrivare allo slargo davanti all’Hotel Inglaterra, occupato come al solito dai coloratissimi almendrones posti l’uno di fianco all’altro, come cavalli a riposo dentro una scuderia.

Giriamo a sinistra per addentrarci nei meandri della parte storica e nel mentre passiamo in meno di un minuto dallo sfarzo degli alberghi a cinque stelle agli edifici fatiscenti nei vicoli. L’aspetto delle facciate dei palazzi che si stagliano ai lati delle strette vie evocano decadenza e abbandono ma in realtà al loro interno pulsa il cuore della città. Da lì arriva il profumo della carne di maiale arrosto, del cumino e dei tostones (rondelle di platano fritte) mentre la via risuona al ritmo di timba, spezzata dalla voce acuta di una venditrice ambulante di arachidi.

Questa giornata volge al termine e per goderci il calar del sole in un luogo meno caotico, raggiungiamo a piedi il Malecón, il muro che cinge il tratto urbano di costa. La giusta conclusione di un giorno a L’Avana è qui: seduti sul muretto sorseggiando una birra e guardando il sole sparire dietro l’imponente Hotel Nacional.

 

Tag: , , , ,

Categorie: Vacanze-weekend

Commenti (1)

  1. Consolazione ha detto:

    Vacanze meravigliose! Posti d’incanto consiglio vivamente a chi vuole viaggiare verso Cuba.
    Complimenti all’autore di quest’articolo.

Lascia un commento