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1 Giugno 2020

La crisi post-Covid: il “contagio” economico

Una rapida analisi delle ripercussioni che il Coronavirus ha avuto e avrà sull’Italia e sul Piemonte e le difese che l’Europa ha in mente

Fabio Gusella

calcolatrice e soldi davanti a bandiera italiana

In Italia la crisi post-Covid porterà un importante calo del Pil

Quali conseguenze avrà sul nostro Paese l’emergenza sanitaria? Che cosa sono Mes, Eurobond e Recovery Fund? Qual è la situazione del Piemonte? Con Alessio Colella, studente di Ingegneria gestionale al Politecnico di Torino ed ex collaboratore di Digi.TO, abbiamo cercato di fare un po’ di luce sulla situazione attuale e futura.

LE CONSEGUENZE MACROECONOMICHE
Per il nostro Paese l’incubo finanziario è cominciato il 12 marzo, quando la borsa di Milano ha perso addirittura il 16,92%, battendo i record negativi registrati dopo la Brexit, l’11 settembre e il crack di Lehman Brothers.
Intanto, la Banca d’Italia ha calcolato che nel 2020 assisteremo a una caduta del Pil fra il 9 e il 13%, aggiungendo che il prossimo anno la ripresa sarà più lenta e si tornerà a una situazione di normalità presumibilmente diversa da quella a cui eravamo abituati. Anche Giovanni Cuniberti, direttore degli studi e docente presso l’Alta Scuola di Finanza di Torino, prevede «un lungo periodo di transizione verso una nuova normalità», durante il quale potrebbe manifestarsi la cosiddetta “spirale del declino”, un circolo vizioso che se non interrotto potrebbe sfociare nel default.
Ma veniamo al “mostro” italiano: il debito pubblico. La Commissione Europea ha infatti stimato che il nostro debito s’impennerà al 158,9% in rapporto al Pil (rispetto al 134,8% del 2019), il doppio rispetto a quello di Olanda e Germania e secondo solo alla Grecia. Considerando l’andamento del Pil e del debito italiano, il 28 aprile scorso l’agenzia Fitch ha declassato il rating sul nostro paese, portandolo un gradino sopra i titoli spazzatura e indicando sostanzialmente l’Italia come un debitore poco affidabile.

STRUMENTI FINANZIARI CONTRO LA CRISI
Oltre all’emissione di Buoni Pluriennali del Tesoro (Btp), nelle ultime settimane sono finiti sotto i riflettori altri strumenti che l’Italia potrà utilizzare con la certezza però di alzare ulteriormente il debito: il Mes, gli Eurobond e il Recovery Fund.
Il Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) è un fondo salva-Stati introdotto nel 2012, a cui i singoli Paesi possono accedere volontariamente. Tuttavia, nell’attuale situazione di emergenza, allo Stato beneficiario è richiesto il rispetto di un’unica condizione: utilizzare queste somme per spese sanitarie. Il Mes è sostanzialmente un prestito e permetterebbe al nostro Paese di accedere a un fondo di 37 miliardi.
Diversamente, gli Eurobond costituirebbero una novità e verrebbero emessi per condividere il debito pubblico dei singoli Stati fra tutti i membri dell’Area Euro. La proposta, nata dall’accordo tra Francia e Germania, aiuterebbe soprattutto i paesi già fragili e più colpiti dal virus, come l’Italia e la Spagna, ma dovrà affrontare la dura opposizione di Olanda, Danimarca, Svezia e Austria, fermamente contrarie alla mutualizzazione del debito.
Il Recovery Fund, recentemente ribattezzato “Next Generation Eu”, è invece il fondo comune di ripresa proposto il 27 maggio scorso dalla Commissione Europea e attualmente in attesa del pronunciamento del Consiglio Europeo. Il piano prevede lo stanziamento-record di 750 miliardi di euro, di cui 500 di contributi e 250 di prestiti, da reperire attraverso un’emissione comune di bond. All’Italia dovrebbero spettare oltre 81 miliardi a fondo perduto e circa 91 da restituire. La novità consiste nel fatto che il debito sarà condiviso e a lunga scadenza, cioè da rifondere tra il 2028 e il 2048.

LA CRISI IN PIEMONTE
Vediamo ora più in dettaglio la situazione nella nostra regione. In seguito al calo del Pil, gli immobili potrebbero andare incontro a una svalutazione, soprattutto nella periferia delle città. Tuttavia, il mercato del mattone potrebbe cogliere nuove esigenze emerse nelle famiglie durante la quarantena: una stanza in più, un balcone o un giardino. Non andrà meglio per il mondo delle imprese: durante l’emergenza il Piemonte sembra infatti aver perso almeno 20mila posti di lavoro, soprattutto mancati rinnovi e contratti a chiamata bloccati.
Inoltre, si stima che da settembre gli atenei torinesi perderanno circa 40mila studenti fuorisede: 10mila stranieri e 30mila italiani provenienti da altre regioni non potranno infatti recarsi in aula, dato che didattica ed esami saranno solo online almeno fino a gennaio. Intanto il Rettore di Unito ha preventivato una “leggera” flessione degli iscritti, un “esodo” che costituirà un problema per quelle decine di attività commerciali che vivono anche grazie alla popolazione studentesca.
Infine, uno dei settori più colpiti è sicuramente quello degli spettacoli dal vivo, dei cinema e dei musei. L’Osservatorio Culturale del Piemonte ha infatti stimato un crollo delle entrate per il settore culturale regionale intorno ai 47milioni di euro e le realtà culturali torinesi avrebbero già accumulato perdite fino a 30 milioni di euro. Ripartire sarà dura.

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Categorie: Economia

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