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24 Luglio 2020

Piemonte insolito: pirati sul Lago Maggiore, scozzesi valsusini, città sepolte

Una breve guida fra curiosità e misteri della nostra regione, sulle tracce dei Castelli di Cannero, a Gurro e in cerca di Ocelum

Fabio Gusella

Mura e torri che spuntano da lago - Uno dei Castelli di Cannero

Uno dei Castelli di Cannero

A causa dell’impatto economico dell’emergenza Covid-19, pare che un italiano su quattro trascorrerà le vacanze entro i confini della propria regione. Questa estate a chilometro zero potrebbe quindi diventare l’occasione per scoprire i luoghi più bizzarri del Piemonte. Eccone alcuni.

I CASTELLI DEI PIRATI
Dalle placide acque del Lago Maggiore, affiorano torri e mura di pietra: sono i Castelli di Cannero. All’inizio del Quattrocento i proprietari sono i figli della famiglia Mazzardi, pirati lacustri senza scrupoli che usano le fortezze come base per rapinare paesi e navi nei paraggi. Ben presto, però, i duchi di Milano si stancano delle loro scorribande, radono al suolo i castelli e bandiscono i Mazzardi dal ducato.
Gli isolotti su cui sorgevano le fortezze vengono poi ceduti a un’altra potente famiglia lombarda, i Borromeo. Dal 1519, il duca Ludovico decide di ricostruire la struttura rinominandola “Vitaliana”, ma dopo la sua morte il castello cade in disgrazia, diventando rifugio di pescatori, covo di contrabbandieri, zecca clandestina e infine agrumeto e conigliera di famiglia. Tutt’altro che un nobile destino per una fortezza così antica. Le rovine della Vitaliana tornano di moda solo nell’Ottocento, quando artisti e facoltose famiglie europee cominciano ad apprezzarlo per la sua aura romantica.
Intanto, sulle rovine si sono posate come polvere numerose leggende. Una di queste narra che durante l’assedio del 1414, per evitare di consegnare preziose refurtive, i fratelli pirati preferiscono gettarle sul fondo del lago, dove giacerebbero tuttora. Nelle giornate di nebbia, il loro veliero fantasma navigherebbe intorno al castello reclamando quel tesoro sommerso…
Ancora oggi, gli isolotti appartengono alla famiglia Borromeo, che dopo anni di abbandono ha finalmente avviato i lavori di restauro: entro due anni la struttura principale sarà un museo.

GURRO, LA SCOZIA IN PIEMONTE
A un’occhiata distratta, sembrerebbe un paese come tanti, eppure fra le strade e nei locali di Gurro non è raro scorgere kilt, cornamuse e bottiglie di whisky. Insomma, cosa ci fa questo angolo di Scozia nel cuore della valle Cannobina, poco distante dal Lago Maggiore?
Facciamo un passo indietro. È il 1525, si è appena conclusa la battaglia di Pavia e il re di Francia si arrende all’Imperatore Carlo V. Fra le pieghe dimenticate della Storia rimane un drappello di mercenari scozzesi al soldo del sovrano transalpino, che una volta “licenziati” si avviano a lasciare l’Italia. Tuttavia l’inverno li costringe ad attendere la primavera nel mezzo della valle, a cui si affezionano a tal punto che decidono di rimanere.
La permanenza dei soldati è attestata dai registri parrocchiali del tempo e l’Università di Zurigo ha rintracciato nel dialetto locale circa 800 termini di origine gaelica e in cognomi come Donaldi e Gibi le forme italianizzate degli scozzesi MacDonald e Gibb. Inoltre dopo diverse ricerche, nel 1973 il barone di Lochoreshyre confermò l’appartenenza dei gurresi al proprio Clan. In occasione di questa surreale “adozione”, al paese fu donato il kilt e la sporran (la “borsetta” appesa sulla pancia) ufficiali del Clan Gayre, oggi conservati nel Museo Etnografico di Gurro.
Le radici scozzesi sono tuttora molto sentite dagli abitanti, che durante le festività indossano con orgoglio il kilt e suonano la cornamusa.

OCELUM, LA CITTÀ SCOMPARSA
L’ultima tappa del nostro tour è difficile da raggiungere, poiché non esiste. O meglio, non esiste più. Stiamo parlando della città celtica di Ocelum, che secondo diverse fonti dovrebbe trovarsi nell’attuale Val Susa, precisamente tra Caprie e la Valle del Messa.
Nessuno sa se Ocelum sia realmente esistita, né come e quando sia scomparsa nel nulla, ma il suo nome è citato da storici romani come Strabone, Plinio e Giulio Cesare, che nel De bello gallico indica la città come il limite della Gallia Cisalpina. Inoltre, alcuni recenti ritrovamenti di tombe, mura e menhir parrebbero confermare questa pista.
Per altre fonti, la misteriosa Ocelum non sarebbe altro che Usseglio, paesino montano tuttora esistente, già noto nel Duecento come Uxeillo, termine di origine celtica che significava “posto in alto”; altri ancora negano l’identificazione di Usseglio con la leggendaria città. Il mistero di Ocelum quindi continua.

 

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Categorie: Vacanze-weekend

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