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5 Agosto 2020

MurArte 2020 è una riflessione sul lockdown

La nuova edizione del progetto della Città di Torino sulla creatività giovanile ha messo insieme decine di artisti: sulle pareti di corso Ferrucci e via Bixio le conseguenze della quarantena

Vincenza Di Lecce

Muro marrone con murales di ragazza e ambulanza

La parete di MurArte 2020 in corso Ferrucci

Quello dei mesi appena trascorsi è stato un periodo del tutto straordinario, lo sanno anche i muri. E il lockdown è il tema scelto quest’anno per MurArte, il progetto del Comune di Torino che da vent’anni sostiene la creatività giovanile coinvolgendo i writer della città: si tratta di una rappresentazione artistica dedicata a chi maggiormente ha subito o subirà i contraccolpi di questa crisi sanitaria, sociale ed economica.
È il primo intervento di arte urbana del 2020 e non poteva certo esimersi dal raccontare quanto la diffusione del Covid-19 abbia cambiato, nel profondo, le vite di ognuno.

IL PROGETTO
“Abbiamo scelto un muro importante: la parete di cinta della sede di Monkeys Evolution in corso Ferrucci/via Bixio. Bella, alta e centrale – si legge sulla pagina Facebook di MurArte – Ci siamo chiesti più volte quale fosse il nostro compito in quanto artisti in un momento come questo e cosa potevamo fare per rendere il nostro lavoro il più possibile condiviso, sia dal pubblico sia dai nostri colleghi che purtroppo non hanno ancora la possibilità di condividere la stessa fortuna, che sia di salire su un palco con un microfono o su una scala con un pennello”. Da qui, la scelta degli protagonisti del progetto di spingersi più in là, lasciando da parte i personalismi e lavorando come un gruppo, incontrandosi online e confrontandosi sul tema e le sue diverse declinazioni.
Il progetto è stato realizzato anche grazie a chi ha dato il proprio supporto lavorando dietro le quinte, come lo staff di Torino Creativa, l’associazione Il Cerchio e le Gocce e l’Assessorato alle Politiche Giovanili di Marco Giusta.

LA PARETE DI CORSO FERRUCCI…
Le opere prodotte dagli artisti sono inquadrate in tre rappresentazioni di elementi architettonici, realizzati da Abel Bael, posti a inizio, a metà e a fine della parete.
Sul quella di corso Ferrucci sono illustrate le conseguenze del lockdown legate agli aspetti sanitari e psicologici. Mr. Fijodor raccoglie nell’”Ambulansia” i traumi più profondi e gli aspetti più critici dell’emergenza. Per Nice and the Fox le paure vanno affrontate con resistenza e resilienza, simbolicamente rappresentate dalle proprietà del ginkgo.
Nell’opera di Droufla le persone, chiuse in se stesse a causa della privazione del contatto umano, perdono la propria identità. La volontà di uscire dall’isolamento è espressa da una proiezione di due figure che, sullo sfondo, provano ad avvicinarsi ma senza toccarsi. Per il duo Wasp il passare del tempo ricorda che al fine di garantire un futuro a tutti è necessario organizzarsi, per evitare di dover scegliere chi può vivere.

…E QUELLA DI VIA BIXIO
Sulla parete di via Bixio, ShekoOne, Supe e SprayVenom affrontano gli aspetti più materiali delle conseguenze del lockdown. Nella seconda opera dei Wasp, in una stanza dove il tempo scorre incessantemente si concentrano tutte le attività che precedentemente si svolgevano in altri luoghi. Tra quelle nuove che si fanno a casa, per ShekoOne ci sono anche il lavoro e lo studio ma, al tempo stesso, l’uso intensivo della tecnologia per ogni aspetto della vita rischia di assorbire e isolare.
Nell’opera di Supe viene rappresentato chi invece una casa non ce l’ha: un senzatetto che immagina di guardare la tv. La sua risata è amara, come quella di chi non poteva rispondere allo slogan #staiacasa trasmesso senza sosta dai media. Il murale di Sprayvenom mostra infine il titanico sforzo dei lavoratori nel sostenere da soli il peso portante della cultura, la cui stabilità e integrità viene compromessa dall’impatto della crisi economica.

UN’ARTE PER TUTTI
“Su questa necessaria interpretazione da parte degli street artist del periodo che abbiamo vissuto – osserva l’Assessore Marco Giusta nel comunicato stampa della Città di Torino – la cosa che emerge con più forza è la possibilità dell’arte, nel nostro quotidiano, ci ponga interrogativi e quesiti. Parlo di quotidiano perché questa è arte pubblica, che tutti possono fruire e vedere”.
Sono più di 20 i km di opere urbane maturate a Torino negli ultimi vent’anni: opere che insistono soprattutto nelle periferie e che potrebbero diventare la chiave per una valorizzazione sociale e turistica.
L’arte urbana per riflettere e non dimenticare. Perché, un giorno, ne parlino anche i muri.

 

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Categorie: Cultura

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