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8 Ottobre 2020

Simona Sodini, essere donna nel calcio di oggi

L’attaccante, che ha vestito la maglia della nazionale ed è madre di due bambini, ci racconta la sua carriera con uno sguardo al mondo del calcio femminile

Gabriele Costa

Calciatrice in divisa blu pronta al tiro - Simona Sodini

Simona Sodini attualmente gioca nel Torino Women

Ha giocato più di 400 partite in serie A, realizzando oltre 200 gol e vestendo le maglie della nazionale, della Juventus e del Torino, di cui è stata capitano e con cui ha confermato una certa affinità prolungando il contratto nella scalata dalla Serie C. Ma prima di essere una calciatrice di successo, la sassarese Simona Sodini, 38 anni, è una madre.
Le abbiamo chiesto cosa significhi essere donna oggi in uno sport che riconosce a livello professionistico solo la sua controparte maschile, ma che in campo femminile negli ultimi anni sta avendo una sempre maggiore visibilità mediatica.

Credi che siano stati fatti dei passi concreti in questo senso?
«Sicuramente qualche passo in più rispetto agli anni passati c’è stato. Purtroppo il lockdown ha bloccato un po’ questa visibilità che si era concretizzata dopo i Mondiali femminili. Bisogna crederci ancora e far credere in questo calcio».

Come è nata la tua passione per questo sport?
«Più che nata è innata. Sono nata calciatrice, già dai tre anni giocavo sempre a casa con la palla e poi a calcetto in una squadra di ragazzi perché non c’erano squadre femminili. Si può dire che sono nata con questa passione, che mi accomuna a mio padre. Dai primi calci al pallone non ho mai smesso».

A quale traguardo della tua carriera sei maggiormente legata?
«Sinceramente anche se non in egual misura sono legata a tutti i traguardi perché mi hanno lasciato qualcosa, mi hanno fatto crescere e fare esperienza. Ovviamente indossare la maglia della nazionale è il sogno di ogni bambina, è stato davvero emozionante e un ricordo indelebile».

Hai partecipato alla conquista del primo titolo della Juventus Women.
«La Juventus è stata la prima società professionistica che ha davvero creduto nel calcio femminile, acquisendo il titolo del Cuneo e investendo. Lì mi sono sentita per la prima volta professionista pur non avendo ancora questo status… Questo significa che da allora qualcosa è cambiato».

Parlando del presente, hai recentemente prolungato il contratto con il Torino Women scegliendo di rimanere nella scalata dalla Serie C. Cosa ti lega a questa maglia?
«Ho sposato questo progetto nonostante la categoria, perché il Toro comunque lo sento anche un po’ mio. Ho indossato per tanti anni questa maglia e ne sono stata il capitano e oggi quel legame è forte come dal primo giorno. Adesso con le mie compagne voglio portare la squadra nella categoria che merita».

Hai anche prestato il suo volto in uno spot contro la violenza sulle donne.
«Si l’ho realizzato con molto piacere proprio per cercare di combattere questa battaglia. Lo spot metteva in risalto come l’uomo anche compiendo in campo un fallo da gioco ai danni della donna potrebbe aiutarla e rispettarla. Si tratta di una metafora calcistica ma che nella vita purtroppo ancora esiste. Dobbiamo cercare di sensibilizzare maggiormente le persone verso questo problema».

Prima che calciatrice sei madre. Come riesci a conciliare la famiglia e l’attività sportiva?
«Essere madre è la cosa che più mi completa dell’essere donna. Conciliare il tutto non è facile, con due bambini è ancora più impegnativo ma sono determinata in ciò che faccio. Cerco di non far mancare niente ai miei figli e trovo il tempo sia per loro che per allenarmi sempre al massimo».

Recentemente hai inaugurato la Asd Simona Sodini, come è nato questo progetto e con quali finalità?
«È una scuola di perfezionamento tecnico per bambine e bambini dai 5 anni in su. Volevo trasmettere l’esperienza acquisita negli anni sia ai piccoli che agli atleti che vogliono migliorarsi, c’è sempre da imparare nel calcio. Molto spesso vediamo in tutte le categorie ragazzi e ragazze che sono bravi ma che magari non hanno le basi per arrivare a certi livelli e questa preparazione è ciò che vorremmo insegnare».

Cosa consigli alle bambine che vorrebbero intraprendere il tuo percorso, ma che spesso sono frenate da pregiudizi e dubbi?
«Fate della vostra vita un capolavoro. Scegliete di essere voi stesse, a vostra libertà, correte, giocate, divertitevi… Vivete il calcio!».

 

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Categorie: Sport

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