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16 Ottobre 2020

Scuola: voce agli insegnanti precari

La testimonianza di un docente che ha cominciato una supplenza solo a inizio ottobre, fra misure anti-Covid e la speranza di altre chiamate

Valeria Guardo

Docente in aula con mascherina ritratta dal naso in giù

In Italia ci sono migliaia di docenti precari

È fissata per giovedì 22 ottobre la procedura straordinaria per l’assegnazione di 32mila posti a tempo indeterminato nelle scuole secondarie, mentre per il concorso ordinario si dovrà aspettare ancora qualche mese. Questo secondo bando non sembra essere, però, congeniale alle migliaia di insegnanti precari e ai loro sindacati, che denunciano forti ripercussioni sulla scuola e sugli stessi aspiranti docenti alla luce dell’attuale situazione sanitaria.
La ormai proverbiale precarietà nel settore risulta quest’anno più evidente che mai, tanto che sul web #eccolamiacattedra è diventato l’hashtag di protesta di tutti gli insegnanti che nel primo giorno di scuola si sono ritrovati in casa davanti a un pc o a un libro di testo, ma non a una classe.
Per capire meglio la situazione attuale abbiamo intervistato N., giovane docente precario di una scuola media in provincia di Torino.

Quando è cominciato il “tuo” anno scolastico 2020/21?
«Quest’anno ho iniziato il 5 ottobre, quasi un mese dopo la data ufficiale del 14 settembre».

Con quale stato d’animo?
«È bello ricominciare, però devo dire che rispetto all’anno scorso le prospettive non sono rincuoranti: un anno fa avevo un incarico da 18 ore come supplente di un’insegnante sia per matematica che per scienze. Al momento invece ne ho uno da 9 ore per sole materie scientifiche escludendo matematica e questo, comunque, in qualità di supplenza breve grazie alle graduatorie di istituto. Probabilmente, vista la situazione, in molte scuole si è optato per attingere a questi elenchi per colmare le lacune di personale a seguito del ritardo nelle nomine dalle graduatorie provinciali. Quindi, sì, quest’anno posso dire che è iniziato anche per me, però non so per quanto. Spero anche in altre convocazioni».

Come ti trovi con le misure di sicurezza?
«Non è semplice, ci sono davvero tanti controlli da fare sia sulla classe che riguardo alle proprie azioni: bisogna ricordarsi di disinfettare tutto ciò che si tocca e che potrebbe essere utilizzato anche da altri. Tutti devono igienizzare le mani al rientro in aula dal bagno ad esempio, anche se ci siamo lavati le mani col sapone. Al classico appello si aggiunge un controllo sul numero di assenti che, se supera una determinata soglia, va comunicato alla dirigenza perché potrebbe essere dovuto a infezione da Coronavirus. Inoltre per ogni alunno o alunna che presenta sintomi riconducibili al Covid è necessario attivare una particolare procedura per evitare che vi siano ulteriori contatti con gli altri studenti prima la persona torni a casa».

E se fossi tu, insegnante, a manifestare qualche sintomo?
«Sinceramente, ho il terrore anche solo di starnutire! Per me l’autunno significa raffreddore assicurato, ma quest’anno se starnutisco o accuso mal di gola devo per forza stare a casa e fare un tampone, che potrebbe richiedere giorni di attesa tra esecuzione e risultati, con il rischio che le mie supplenze tornino in modalità online, creando disagi alla classe magari per nulla».

 

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Categorie: Lavoro

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