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23 Ottobre 2020

Abbazie medievali: quando spiritualità e storia si incontrano

Un itinerario tra quattro complessi religiosi fra le province di Torino, Cuneo, Novara e Vercelli, per un weekend diverso dal solito

Adele Geja

Interno medievale abbazia Sant'Andrea Vercelli

L’abbazia di Sant’Andrea a Vercelli

Per trascorrere in modo alternativo una domenica autunnale, perché non considerare un’antica abbazia come meta per la prossima gita fuori porta?
In Piemonte c’è l’imbarazzo della scelta: oltre alla celeberrima Sacra di San Michele infatti, le testimonianze del Medioevo religioso sono tantissime. Abbiamo scelto per voi quattro complessi in diverse province, raccontandone la storia e le principali bellezze artistiche e architettoniche.

SANTA FEDE
Il nostro tour parte dalla provincia di Torino, dove ci imbattiamo nella poco nota abbazia romanica di Santa Fede, vicina all’abitato di Cavagnolo. Il complesso fu costruito nella prima metà del XII secolo da monaci benedettini provenienti da Sainte-Foy-de-Conques, in Alvernia (Francia), giunti qui poiché esisteva già dall’antichità un santuario dedicato alla Santa, martire tredicenne morta nel 303, le cui spoglie sono custodite ancora oggi a Conques.
Ricca e potente nel Medioevo anche grazie alle donazioni del Marchese Giovanni II di Monferrato, dal 1895 l’abbazia è gestita dai Padri Maristi. La facciata presenta un bel portale con colonnine e capitelli scolpiti, archivolto strombato, architrave e lunetta ornata di un rilievo e ai due lati due semicolonne. Nell’interno a tre navate invece, si può ancora ammirare l’abside centrale.

SANTI NAZARIO E CELSO
Spostandoci in provincia di Novara, a San Nazzaro Sesia, è possibile visitare il complesso dedicato ai Santi Nazario e Celso. Costruito nel 1040 per volere del vescovo di Novara Riprando e affidato all’ordine benedettino, sorgeva al centro di terreni da bonificare, in una posizione strategica per il controllo del territorio.
Inizialmente in stile romanico, l’edificio fu ricostruito nel XV secolo nelle forme attuali su iniziativa dell’abate milanese Antonio Barbavara, sotto il quale la comunità raggiunse il culmine di ricchezza e prestigio. Dall’inizio del XIX secolo invece, l’abbazia visse un periodo di declino, che durò fino agli anni ’60 del ‘900, quando iniziarono i lavori di restauro.
Il complesso è tuttora abitato da una comunità di religiosi, ma è anche sede della parrocchia locale e di un ricovero per pellegrini, inoltre ospita diverse iniziative culturali. A livello artistico-architettonico, è notevole il chiostro in stile gotico lombardo, risalente al Quattrocento e affrescato con le storie di San Benedetto.

SANT’ANDREA
Non molto lontano, a Vercelli, troviamo la maestosa abbazia di Sant’Andrea, costruita nel 1219 dal potente cardinale Guala Bicchieri e oggi gestita dalla Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata.
Il modello architettonico è riconducibile a quello d’oltralpe, con innesti di maestranze locali ed emiliane. La facciata della basilica colpisce per l’equilibrio cromatico, tra le sfumature grigie delle diverse pietre utilizzate, il rosso del cotto e il bianco dell’intonaco nelle parte alta delle torrette gemelle che incorniciano la facciata. La basilica, pur caratterizzata dalle forme gotiche, presenta soprattutto richiami al tardo romanico. Sono notevoli i tre portali fortemente strombati, le gallerie nella parte superiore, i campaniletti laterali e il profilo a capanna della cortina muraria superiore.

SANTA MARIA DI STAFFARDA
Non può mancare infine una visita all’abbazia cistercense di Santa Maria di Staffarda di Revello, in provincia di Cuneo, uno dei più pregevoli edifici romano-gotici piemontesi, costruito tra il 1122 ed il 1138 su alcuni territori donati dal Marchese Manfredi I di Saluzzo.
In conformità con la vocazione agricola dei suoi monaci, Staffarda divenne un centro di bonifica della campagna circostante e un luogo di raccolta, trasformazione e scambio dei prodotti rurali. Ottenne così diversi privilegi civili ed ecclesiastici che la resero un polo di riferimento della vita economica, politica e sociale del territorio.
Le originali forme gotiche sono in parte alterate, a causa dei lavori di restauro settecenteschi finanziati da Vittorio Amedeo II per riparare ai danni compiuti nel 1690 dalle truppe francesi del generale Catinat. Nel 1750 l’abbazia e i suoi patrimoni divennero patrimonio dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. All’interno si possono ammirare la chiesa a tre navate di stampo romanico e gotico, il polittico di Pascale Oddone e il gruppo ligneo cinquecentesco della Crocifissione, il chiostro, la Sala Capitolare, la Sala di Lavoro, la foresteria e il refettorio, con le tracce di un affresco raffigurante L’ultima cena.

 

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