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27 Ottobre 2020

Simone Menzio e l’amore per il cinema nato con l’insonnia

Il giovane regista torinese ci ha raccontato il suo percorso e i suoi progetti, tra incendi domestici e blog cine-culinari

Fabio Gusella

Ragazzo con barba e camicia a fiori su sfondo verde - Simone Menzio

Simone Menzio

Questa storia comincia in un salotto. Un bambino di 7 anni sta giocando con il pupazzo di Kermit, la celebre rana dei Muppet. “Perché non mi parli?” chiede offeso al burattino e, di fronte all’ennesimo silenzio, lo punisce abbrustolendogli una zampa. «Il mio amore per il cinema è nato così – ci racconta il giovane regista torinese Simone Menzio – dallo sconforto nel vedere che la realtà fosse molto meno accattivante di quanto me la immaginassi. A quel punto avevo due strade: diventare un piromane o un regista. Scelsi la seconda: al cinema Kermit avrebbe potuto parlare».
Oggi Simone ha 29 anni, ha all’attivo diversi spot pubblicitari e video musicali, insegna Regia allo Ied – Istituto Europeo di Design e in questo periodo sta lavorando al suo primo corto. Inoltre, per Halloween attiverà un blog di recensioni incentrate sul legame fra cinema horror e cibo. Ma cominciamo dall’inizio.

INSONNIA E HORROR
Prima scena. È notte e il piccolo Simone non riesce a dormire: lascia il letto e va a perlustrare la vasta videoteca della matrigna, che ha la passione di registrare i film su cassetta: «Trafugavo da quegli scaffali un numero non meglio precisato di vhs – dice – poi per guardarli comodamente in camera mia durante tutta la notte». E così, l’insonnia innesca la scintilla.
Seconda scena. È sera: a casa dei nonni materni uno schermo acceso attira la curiosità del bambino: è il nonno che guarda film horror in tv. Nasce una sorta di cineforum intergenerazionale che introdurrà Simone nell’affascinante mondo di questo genere cinematografico. Quando gli chiedono cosa vuole fare da grande, Simone non ha dubbi: il regista.
«Sono cresciuto così – spiega – frustrazione nei confronti della realtà, insonnia, cinefilia adottiva e horror clandestini con il nonno».

UNA RELAZIONE COMPLICATA
Il sogno prende forza. Si iscrive al Dams, ma dopo appena un anno pensa di lasciare: «Il matrimonio fra me e il cinema era in crisi. Dopo la morte di mio nonno e la fine del periodo d’oro delle videocassette era diventato quasi un hobby, più che una necessità e il lavoro dei sogni». Nel 2012 però arriva scopre due canali Youtube, Badtaste e Federico Frusciante, che lo aiutano a riconciliarsi con la prospettiva di lavorare per il grande schermo.
Comincia così quella che definisce una “terapia di coppia” con la settima arte: nel 2014 si laurea, vince una borsa di studio con l’Enaip Piemonte e vola in Irlanda, dove per sei mesi lavora come assistente al montaggio e alla regia presso la società cinematografica Epic Production. In seguito giunge a un bivio: da una parte il Giappone per la continuazione del contratto, dall’altra l’Italia con un lavoro presso la Sgi Srl, con cui nel frattempo ha vinto una gara per la pubblicità della 500 a metano. Sceglie di tornare nel nostro paese, dove con alcuni amici fonda un’associazione per produrre cortometraggi, la Lacumbia Film.
Lavora per la Sgi fino al 2019, con cui dirige spot e video istituzionali per brand come Lavazza e Iveco. Nel frattempo realizza videoclip con il giovane artista torinese The Brand e diventa docente di Regia per un corso di Digital Video presso lo Ied. Il matrimonio con il cinema sta entrando nuovamente in crisi, quando arriva un colpo di scena: «L’amore: nel 2019 incontro quella che di fatto sarà la ragazza con cui invecchierò guardando film. Lei mi sprona ad andare avanti».

CON L’HORROR SI MANGIA
Simone attualmente sta lavorando a tre progetti. Primo: ad Halloween inaugurerà il blog Nightmare before breakfast, dedicato a cinema horror e cibo. «Il genere horror e l’arte della tavola ci mettono entrambi di fronte ai nostri più reconditi sentimenti e alle nostre più profonde paure». Cosa accade quando si mescolano? Nasce il “Food Scare”, un neologismo con cui Menzio descrive la propria personale poetica.
Il secondo progetto prenderà corpo fra novembre e dicembre, quando il giovane regista girerà il suo primo cortometraggio horror (L’uomo grasso) che ha interamente scritto, prodotto, diretto e co-montato: «Ad oggi – dice – il lavoro più importante della mia vita».
Infine, fra il 2020 e il 2021, uscirà un documentario con un soggetto piuttosto particolare: «Sono venuto in contatto con uno dei più grandi collezionisti di pipe al mondo – ci spiega – e l’obiettivo è sviluppare, partendo da questi oggetti, uno studio antropologico per raccontare la storia dell’Uomo, le sue ossessioni e la sua brama di potere».
Per ora è tutto, ma sullo schermo compare già la scritta “Continua…”.

 

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Categorie: Lavoro

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