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10 Novembre 2020

Dal whisky al tramezzino: la Signora del Caffè Mulassano

Il romanzo di Salvatore Tripodi racconta la vita di Angela Demichelis Nebiolo, che dagli Stati Uniti all’Italia attraversa tutto il XX secolo, passando per l’invenzione del celebre snack

Gabriele Costa

Esterno Caffè Mulassano

Il Caffè Mulassano

A due passi dalla Storia, o due passi nella Storia, come preferite. Perché quando si parla di Torino non si può tralasciare il Caffè Mulassano. Nato nella seconda metà dell’Ottocento come bottiglieria in via Nizza, nel 1907 si è trasferito sotto i portici di Piazza Castello, dove da più di un secolo diventa immancabile e raffinato punto di ritrovo per chi sia in cerca di una pausa o di un tramezzino.
Quello che molti non sanno è che, come recita una targa commemorativa dietro al bancone, “in questo locale nel 1926 la signora Angela Demichelis Nebiolo inventò il tramezzino”. Proprio quello snack che sarebbe diventato famoso in tutto il mondo. Ma chi era questa signora?

«Era una donna audace e determinata» ci risponde Salvatore Tripodi, autore del libro La signora del Mulassano (edizioni Mille) in cui racconta la sua storia. Una vita ricca di avventure che attraversa tutto il Novecento, dal 1904 al 2003: «Il contesto storico è reale, ma la vicenda è romanzata per renderla più scorrevole» prosegue l’autore, che ha raccolto dati e testimonianze dalla famiglia e nei suoi romanzi è solito raccontare Torino attraverso gli occhi dei lavoratori più umili.

Già poco più che adolescente Angela ha vissuto quello che molti vivono in una vita intera. Sposa a 14 anni di Onorino Nebiolo, il garzone della bottega dei genitori di quindici anni più grande, si trasferisce in un’America segnata dalla spagnola e dal terrore del Ku Klux Klan e a 20 anni è già madre di due bambini.
Ha una vita di primati: tra le prime donne a prendere la patente negli Usa, attraversa spesso la frontiera dal Michigan al Canada per rifornirsi di liquore di contrabbando per i suoi ristoranti, guidando in mezzo ai boschi per non farsi rintracciare dalla polizia. Non riesce però a sfuggire alle attenzioni della mafia italoamericana che, contrariata dal fatto che non acquista i suoi alcolici, minaccia di rapirle un figlio.

La famiglia è così costretta a tornare a Torino dove nel 1925, con quanto guadagnato in America, acquista alcune sale cinematografiche e il Caffè precedentemente della famiglia Mulassano. Lo stesso bar sotto i portici che conosciamo bene, frequentato anche dal poeta Gabriele D’Annunzio, che nel tentativo di dare un nome a quei sandwich creati da Angela coniò l’espressione “tramezzino”, dalla tramezza, in abruzzese un divisore all’interno delle stanze delle case di campagna.

Quante vicende sono avvenute nel Caffè, tutte incluse nel romanzo di Tripodi, un intreccio fra la storia di Angela a quella della stessa Torino. Così da dietro al bancone del bar vediamo ad esempio un temerario signore che racconta barzellette sul Duce davanti a un gerarca fascista, sbirciamo i più pittoreschi incontri, origliamo i discorsi… da bar appunto. Il tutto con un occhio di riguardo verso la Signora del Mulassano, con le sue superstizioni (pare che fosse una cartomante e che affidasse alla lettura delle carte molte importanti decisioni) e spavalderie: riuscì a prendersi gioco di mezza città spargendo in giro la voce, non vera, che il 1° aprile in Piazza Castello ci fossero dei pullman disponibili per fantastiche gite, facendo radunare centinaia di persone.

Il libro tocca diverse importanti tematiche: «Questa vicenda mi ha permesso di raccontare anche il trattamento che hanno subito gli italiani in America – ci racconta Tripodi – come il fatto che chi non viaggiasse in nave in prima classe veniva disinfestato col ddt e messo in quarantena… Circostanze e nomi che ritornano particolarmente adesso». Nel romanzo emerge tutta la determinazione e l’inventiva di Angela, anche in mezzo disagi e ostilità. Dal whisky al tramezzino, dall’America a Torino, in una storia di doppia migrazione.

I ricavi del libro, come specificato al suo interno, andranno totalmente devoluti alla mensa dei poveri di via Nizza, proprio dove tutto è cominciato, oltre 100 anni fa, in quella bottega che si sarebbe trasferita a Piazza Castello e avrebbe fatto la Storia.

 

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Categorie: Scoprire Torino

Commenti (1)

  1. Vincenzo ha detto:

    Memorabile e inimitabile il tramezzino all’aragosta e la croccantezza dei toast

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