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30 Novembre 2020

Un bilancio del primo Tff interamente online

Oltre 140 film in otto giorni, tutto rigorosamente via web: il Torino Film Festival ha superato la prova, fra innovazione e nostalgia

Aurora Saldi

Foto stella blu Tff

Il Tff 2020 si è svolto interamente online

L’emergenza sanitaria ha spinto tanti eventi a ridisegnare la propria fruizione da parte del pubblico. Tra questi anche il Torino Film Festival, che si è svolto dal 20 al 28 novembre: inizialmente sembrava che si sarebbe tenuto in modalità mista, ma con la chiusura dei cinema all’inizio del mese la scelta non poteva che ricadere soltanto sull’online. Nessuna sala affollata dunque, nessuna trepidante attesa in coda fuori dalle sale del centro, né quel particolare clima di condivisione culturale che investe la città durante i giorni del Tff.
Tuttavia il passaggio totale alla modalità telematica ha molti aspetti positivi. Cerchiamo quindi di fare un bilancio del Festival, che chi scrive ha seguito con attenzione nell’ultima settimana.

Per la trasmissione dei film l’organizzazione si è servita della piattaforma MyMovies, sicuramente già nota a molti appassionati di cinema perché da anni costituisce un ottimo portale di approfondimento, oltre che la scelta d’elezione per eventi legati al cinema che in passato hanno già sperimentato lo streaming.

Ogni giorno alle ore 14 venivano sbloccati una serie di film, che restavano disponibili per le 48 ore successive. L’aspetto senz’altro positivo di essere un evento totalmente o parzialmente online è la capacità di raggiungere un pubblico molto più vasto, in termini geografici ma non solo. Azzerando il tempo e il costo dei trasporti per raggiungere le sale, anche chi ha una vita particolarmente densa di impegni si sarà potuto godere qualche proiezione in più.
Se da una parte quindi non possiamo che riconoscere una grande nostalgia per la forma classica dell’evento (fatta di emozionante fruizione collettiva in sala), dall’altra questa edizione ha aperto inevitabilmente nuovi scenari e nuove possibilità. Si potrebbe infatti pensare in futuro a un mantenimento dell’online per andare incontro a fette di pubblico diversamente poco raggiungibili, accanto ai consueti appuntamenti in sala, che rendono il Tff un vero evento di scambio e incontro tra appassionati di cinema.

Il passaggio del festival alla piattaforma di streaming non è stato però l’unico elemento di novità. La trentottesima edizione infatti si è distinta per un radicale ricambio all’interno delle sezioni.
Fino all’anno scorso infatti oltre ai film in concorso e alla retrospettiva annuale, erano cinque le categorie principali: Festa mobile, Afterhours, Onde, TFFdoc, Italiana.corti. Il 2020 è stato invece l’anno in cui le prime tre – veri e propri capisaldi della kermesse – sono state eliminate. Tutte sezioni non competitive, raccoglievano rispettivamente la produzione più interessante dell’anno in corso, una selezione di film di genere e le opere più innovative e sperimentali del cinema mondiale.
Se in parte questi elementi sono confluiti comunque nella vasta programmazione di quest’anno, è senz’altro vero che molti habitué del festival avranno sentito la mancanza dello speciale contributo portato da queste sezioni alle edizioni precedenti.

Che tipo di programmazione è stata dunque, quella del 38° Tff?
Bisogna dire che le novità non sono mancate, a partire già dalla selezione di film in concorso, che ha sostenuto la politica internazionale “50/50 by 2020” del Toronto Film Festival, ossia uno spazio equo alle produzioni realizzate da registi donne e uomini. Numerosissime infatti le prime, dalla giovane taiwanese Lu Mian Mian, in concorso con il road movie al femminile Mi Zhou Guangzhou, alla spagnola Pilar Palomero, che in Las Niñas racconta il passaggio all’adolescenza di un gruppo di ragazze nella Saragozza degli anni Novanta.
Quest’edizione è stata poi senz’altro quella del protagonismo assoluto dei corti, a cui sono state dedicate tre sezioni, di cui una competitiva, una fuori concorso e una italiana. Numerosissimi sono stati poi anche i documentari e i film biografici.

La vera novità è rappresentata però da una nuova categoria non competitiva, che in qualche modo riprende lo spirito delle tre cancellate: si tratta di Le stanze di Rol, dedicata al sensitivo torinese Gustavo Rol. Come spiegato sul programma del Tff, è riduttivo definirla come dedicata al cinema di genere: “È un luogo del mistero e dell’ignoto, dell’inspiegabile e del bizzarro. Le porte di queste stanze si aprono e si chiudono rivelando i loro segreti”.

Oltre all’ottima qualità delle pellicole selezionate, di questa 38esima edizione ricorderemo quindi sicuramente un po’ di nostalgia per la forma più classica del festival e per l’apporto originale delle tre sezioni eliminate dalla programmazione. Però soprattutto rimarrà la capacità di raggiungere un pubblico più ampio, accanto alla consapevolezza di un’innovazione possibile dell’idea di festival cinematografico: maggiormente accessibile e in grado di raggiungere un pubblico più ampio.

 

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Categorie: Cultura, Tecnologie

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