Home » Intercultura » Inclusione e opportunità: la Cooperativa Animazione Valdocco

3 Dicembre 2020

Inclusione e opportunità: la Cooperativa Animazione Valdocco

Nella Giornata internazionale delle Persone con Disabilità conosciamo una realtà che svolge un lavoro preziosissimo, soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria

Gabriele Costa

Tre persone sorridenti con cartello #noicisiamo

La Cooperativa Valdocco è attiva dal 1980

Favorire l’inclusione per cittadini che possono vivere situazioni di fragilità come minori, anziani, persone disabili e tossicodipendenti, attraverso opportunità di reinserimento sociale e lavorativo. È l’obiettivo della Cooperativa Animazione Valdocco, rivolta alla progettazione e gestione di servizi socio-sanitari ed educativi in collaborazione con realtà dell’associazionismo e istituzioni di Torino e del Piemonte.
Nata nel 1980 da un gruppo di persone dell’oratorio Valdocco che decisero di dare una veste professionale al lavoro di animatori che già svolgevano, da allora comprende educatori e operatori socio-sanitari, con altre figure di supporto assistenti sociali, psicologi, logopedisti e assistenti familiari.

Oggi 3 dicembre, Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, poniamo l’accento sull’attività della Valdocco in questo ambito. «Non si parla spesso del lavoro quotidiano per questi cittadini – ci racconta Beppe Quaglia, responsabile della comunicazione – soprattutto per chi ha una disabilità intellettiva e vive in famiglia».

Normalmente la cooperativa offre attività per una sola parte della giornata, opportunità per forza di cose sospese negli ultimi mesi, anche gli operatori hanno continuato a supportare utenti e familiari. «Magari i genitori devono lavorare e quindi i servizi che offriamo sono indispensabili per mantenere la loro dimensione professionale. Durante il lockdown primaverile – continua – questa situazione ha portato grossi pesi gestionali e psicologici: è difficile organizzare il proprio tempo in casa e dedicare le giuste attenzioni a un figlio con disabilità».

Siamo in un periodo in cui stando maggiormente fra le mura domestiche occupiamo il tempo con attività che di solito trascuriamo e questo vale per tutti: «La differenza principale – spiega – è che normalmente una persona sa che tipo di sentimenti prova e soprattutto che tipo di comportamento e atteggiamento è conseguenza della situazione emotiva. Molte persone con disabilità hanno meno contatto con i propri sentimenti e spesso non hanno strumenti per razionalizzare il fatto che il comportamento possa non essere così determinato dalle emozioni».
È qui che subentra l’aiuto degli educatori della Cooperativa, in stretta collaborazione con i genitori dell’utente. «La disabilità implica nella famiglia un serbatoio di energie più grande – continua Quaglia – e se non hai i servizi di riferimento, il tuo tempo con una persona che ha bisogno di certe attenzioni si espande».

Bisogna però fare attenzione quando si parla di disabilità: «È un concetto molto generale come quello di umanità, con sfumature e differenze enormi – prosegue il responsabile della comunicazione Valdocco – perché magari si tratta di persone con una grande intelligenza e memoria, ma appunto anche una notevole difficoltà a entrare in relazione con l’altro».

Per questo motivo per ogni caso preso in carico è previsto un piano di lavoro specifico: ci sono aree comuni per tutti come il potenziamento delle capacità, dell’autonomia o delle interazioni con gli altri e ambiti che includono il corpo, il benessere e l’alimentazione.
Ci sono poi i laboratori, con attività scolastiche e formative, e momenti dove la persona con competenze sociali relazionali da salvaguardare o sviluppare viene accompagnata sul territorio da una figura educativa, ad esempio per andare in palestra, in pizzeria o fare una passeggiata.

Tutte attività a lungo sospese, con conseguenze anche importanti sugli utenti: «Gli educatori hanno registrato il fatto che in presenza di determinati tipi di disabilità si verificano adattamenti molto forti all’ambiente circostante. È successo quindi – ci spiega Quaglia – che alcune persone si siano abituate a rimanere chiuse a casa tutto il giorno, facendo fatica a riprendere le attività con gli educatori e a uscire da una sorta di ritiro sociale».

Il migliore augurio che si può fare nella giornata di oggi è quindi che la vita possa tornare alla normalità il prima possibile, per tutti.

 

Tag: , , , ,

Categorie: Intercultura

Lascia un commento