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16 Dicembre 2020

Le tradizioni del Natale in Provenza

Ancora oggi si usa fare il Presepe con personaggi della regione, decorare la tavola con semi di grano e lenticchie e servire 13 dolci per il cenone

Noemi Casale

Tavola imbandita per cenone Natale in Provenza

Una tipica tavola provenzale per il cenone di Natale

Il Natale nel sud della Francia è fortemente legato alla tradizione cristiana ed è ricco di simboli che danno senso e colori alla festa.

I preparativi cominciano il 4 dicembre, giorno di Santa Barbara, in cui inizia un periodo detto Calendale (che terminerà due mesi più tardi con la famosa Chandeleur, la festa della luce). In questa giornata bisogna piantare dei semi di grano e di lenticchie in tre contenitori coperti di cotone umido. I piccoli sacchetti di semi sono venduti in tutte le panetterie e il ricavato viene destinato in beneficenza. Se le piantine che nascono sono verdi, si avrà un anno prospero; queste coltivazioni in miniatura saranno poi utilizzate come decorazione della tavola.

In seguito si prepara il Presepe, nel quale è importante mettere i Santon, che significa “piccolo santo”: sono statuine artigianali fatte in argilla che si possono acquistare in tutti i mercatini organizzati nel periodo delle feste. Ogni personaggio rappresenta una figura caratteristica della tradizione provenzale: giocatori di bocce, mercanti di pesce, dottori, panettieri e pastori. L’atmosfera finale sarà, infatti, quella di un tipico villaggio della regione.

I mercatini di Natale – sospesi quest’anno per la pandemia – sono molto diffusi, spaziano dalla gastronomia alle decorazioni, dall’artigianato alle idee per i regali e si snodano in un’atmosfera calorosa e conviviale, scaldata sovente dal vino alla cannella venduto caldo.

Il 24 dicembre ciascuno in famiglia dà il proprio contributo per preparare il cenone che, benché il nome faccia pensare all’abbondanza, è in realtà composto da 7 piatti magri per ricordare i Sette Dolori di Maria. Le portate sono principalmente composte da verdure e pesce, ma un esempio assai gustoso sono anche gli gnocchi di zucca.

Niente è lasciato al caso: c’è un simbolo dietro ogni piatto servito e anche i numeri sono importanti. Si usano 3 tovaglie bianche sovrapposte, che verranno tolte una per volta, un pasto dopo l’altro fino alla sera del 25: coprono il tavolo su cui sono appoggiati 3 candelieri bianchi che rappresentano la Trinità e i 3 contenitori con grano e lenticchie piantati a inizio mese. Per le decorazioni non viene mai usato il vischio perché considerato portatore di sventure.

Dopo la cena ci si reca alla Messa e al rientro sarà il più giovane della famiglia a ravvivare la fiamma del camino con un rametto di ulivo. A questo momento corrisponde anche l’arrivo dei 13 dessert, l’unico lusso della festa, che torneranno in tavola per i tre giorni successivi, fino al 27 dicembre.
A ogni dolce corrisponde un significato e solo la presenza di tutti renderà il Natale completo. Fichi secchi, mandorle, uva passa e noci sono il simbolo dei quattro principali ordini di frati che hanno fatto voto di povertà, rispettivamente francescani, carmelitani, domenicani e agostiniani; i datteri sono il simbolo di Cristo che viene dall’Oriente; i torroni bianco e nero – uno dolce e unto, l’altro duro e fragile – evocano il bene e il male; poi la pompe à l’huile (una focaccia all’olio di oliva), la cotognata e la frutta candita, le oreillettes (piccole cialde fini e leggere), le pere al vino, mandarini e il melone d’inverno, conservato per l’occasione.

Cucina semplice e decorazioni tradizionali: ecco come si crea la magia del Natale in Provenza.

 

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Categorie: Vacanze-weekend

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