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4 Dicembre 2012

Adua Villa, assaggiatrice per passione

Intervista all’esperta di vini della Prova del Cuoco, in occasione della presentazione del suo libro “Una sommelier per amica”

Nicola Veneziano

Adua Villa

Adua Villa presenta stasera il suo libro “Una sommeiller per amica”

Dalla tv alla libreria il passo è breve: molti volti che impariamo a conoscere sul piccolo schermo prima o poi li ritroviamo anche sugli scaffali delle librerie. E’ il caso di Adua Villa, sommelier famosa per essere uno dei volti della “Prova del Cuoco” di Rai Uno, che questa sera alle 18,30 presenta il suo libro “Una sommelier per amica” alla Ricreazione, in via Buozzi 3. Con lei ci sarà l’attore Alessandro Fullin (noto per il personaggio della professoressa di “tuscolano” a Zelig), con il quale ha collaborato creando gli abbinamenti di vini presenti nel suo libro “Pomodori sull’orlo di una crisi di nervi”.
Abbiamo intervistato Adua per scoprire qualcosa in anteprima sul suo libro e sul lavoro di sommelier.

Di cosa si parla nel libro?
«Il libro è molto diverso dai tipici libri sul vino, questo si apre in modo diverso, ovvero parte dal momento della scelta di un vino. È un viaggio pratico al saperlo scegliere e conservarlo in luoghi piccoli o in città, sono come dei consigli della nonna: come poter tenere un bianco al fresco in un appartamento di 40 metri quadri in centro. Oltre a questo dò alcuni consigli su vini che considero dei jolly, buoni per ogni occasione, la nozionistica è veramente basilare: per fare un esempio spiego che un rosato non è un vino metà bianco e metà rosso. Dedico anche parte del libro ai cocktail che si preparano col vino».

Come si diventa sommelier?
«Il mio è stato un percorso molto curioso, considerato che sono partita dall’essere astemia. La cosa che all’inizio mi ha affascinata è tutta la cultura del vino e delle regioni, per questo ho deciso di fare un corso da sommelier. Ora ho ottenuto il diploma Masterclass Wine, concesso dalla casa d’aste inglese Christie’s, e non mi limito solo al vino: sono anche una assaggiatrice di olio, formaggi e cioccolata».

Quali sono le caratteristiche che un sommelier deve avere?
«Non ci sono caratteristiche vere e proprie, il vino non è un mondo chiuso per pochi eletti, ma è aperto a tutti, a condizione che chi vi si avvicini lo faccia con curiosità e con una mentalità aperta. Nei corsi di sommelier non ti insegnano che sensazioni olfattive avrai, perché quelle sono le stesse per tutti. Appena uno si avvicina al vino non sa che nome dargli, il corso lo aiuta a classificare e dare un nome a tutte quelle sensazioni. L’altra cosa importante è fare pratica, il suggerimento che mi sento di dare è cominciare con i vini della propria regione, che sono di solito dei nomi familiari per un primo approccio».

I giovani bevono vino? Lo fanno nel modo giusto?
«Devo dire che da un po’ di anni a questa parte è aumentato l’interesse dei giovani, soprattutto fra i 20 e 25, una volto molto più orientati sulla birra, grazie non soltanto a wine bar e aperitivi, che ne hanno svecchiato l’immagine, che prima era legata alla campagna e a cantine buie e vecchie, ma anche ai cocktail a base di vino, come lo spritz. Soprattutto bevono in un modo appropriato, non cercano la quantità, ma la qualità del prodotto e la cultura del vino insegna anche ai giovani che si beve meno per bere meglio».

Quali sono i tuoi vini piemontesi preferiti?
«Voglio dare due consigli: uno è il Ruchè, un vino astigiano che ha molti amanti all’estero: è un jolly, un buon rosso che va bene praticamente con tutto. Sono anche una grande amante del nebbiolo e preferisco le sue sfumature nel Barbaresco piuttosto che nel Barolo».

Link utili:
Adua Villa
Associazione italiana Sommelier Torino

 

Siete appasionati di vini? Quali sono i vostri preferiti?

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Categorie: Cultura

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