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21 Gennaio 2012

Contrappunto, management letterario

L’agenzia torinese che aiuta nuovi talenti ad emergere, o semplicemente a scrivere per raccontarsi. Intervistiamo la titolare, Natascia Pane

Giosuè Pugliese

Contrappunto

Contrappunto, literary management

Quanti di noi hanno avuto almeno una volta nella vita un sogno letterario? L’idea astratta di scrivere qualcosa, un piccolo foglio scarabocchiato o addirittura la bozza di un libro. L’aspirazione di far crescere questo piccolo seme fino a farlo diventare un progetto compiuto magari si è scontrata con numerosi dubbi e incertezze. Sarà un’idea originale, la scrittura è scorrevole e avvincente? Cosa dovrò fare per realizzare questo progetto e tradurlo in carta stampata?
Contrappunto cerca di rispondere a queste domande integrando il management letterario classico con un percorso umano ed artistico che mira a sviluppare il progetto, non necessariamente volto alla pubblicazione ma comunque strumento per esprimere noi stessi attraverso le parole. Abbiamo incontrato Natascia Pane, Literary Manager di Contrappunto.

Signora Pane, può illustrarci meglio il percorso che si intraprende con Contrappunto?
«L’iter con Contrappunto differisce dalle altre agenzie di management perché è un percorso che mira a valorizzare il lato umano e creativo dell’opera. Chiunque richieda il nostro aiuto può usufruire di una valutazione scritta dell’opera completamente gratuita ed effettuata da professionisti del settore. Una volta effettuata la valutazione, si inizia un dialogo con la persona per far comprendere da subito gli ostacoli che ci sono nell’avventurarsi nel mondo dell’editoria. Dopodiché, se si ha la giusta motivazione, inizia un’opera di revisione e di dialogo sulle motivazioni personali che hanno portato alla stesura della bozza. In questa fase il nostro lavoro è molto delicato in quanto, avendo a che fare con sogni, emozioni ed aspettative, la linea che divide l’aspetto letterario da quello umano è molto sottile, ma attraversarla e creare legami è anche l’aspetto più coinvolgente del mio lavoro. Una volta deciso insieme di pubblicare il lavoro fatto, inizia il management classico con la mediazione con le case editrici e le numerose presentazioni nelle fiere».

Cosa spinge le persone a voler scrivere?
«Innanzitutto bisogna dire che molta gente prova a cimentarsi con le parole. Le motivazioni possono essere molto varie ma c’è un minimo comune denominatore che le accomuna. Al contrario di quanto si pensi, la motivazione non è quasi mai avere successo nel mercato ma è la necessità di poter dare qualcosa di sé agli altri. Molte persone infatti non pubblicano le loro opere ma attraverso di esse riescono a plasmare una parte di quello che hanno dentro e creare idealmente “ponti di parole” con gli altri».

La vostra agenzia ha sede a Torino. Perché, visto che avete molti contatti all’estero?
«Innanzitutto Torino è la mia città natale, ma in verità la nostra città è un luogo di grande fascino e prestigio per la letteratura. Oltre ai numerosissimi luoghi di poesia che offre, la città è un polo letterario non indifferente. Ad esempio l’annuale Fiera del Libro ha un significato culturale ed editoriale enorme. Appena lasciamo l’Italia con i nostri progetti nel mercato americano, russo, cinese o spagnolo ci accorgiamo quanto è considerata proprio Torino nel panorama letterario internazionale ma purtroppo forse questo non è percepito nettamente dai torinesi».

Quali sono i vostri progetti all’estero? 
«Sì, siamo stati invitati alla Fiera di Mosca come unica agenzia letteraria italiana, e poi c’è l’appuntamento ormai classico della Fiera di Francoforte. La nostra azienda è attiva in molti luoghi del mondo dove molte volte la differenza di cultura letteraria è un ostacolo ma anche uno stimolo a intraprendere uno scambio artistico e culturale. Penso per esempio alla Cina dove non vi è un’apertura totale verso la libera espressione artistica o letteraria. Intrattenere rapporti con culture così diverse significa costruire i famosi “ponti di parole” e abbattere piccoli muri, e tutto ciò mi riempie di felicità».

 

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Categorie: Cultura, Formazione

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