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19 Ottobre 2010

Anoressia, bulimia & C.: conoscere per prevenire

Si sente parlare spesso di disturbi alimentari, ma li conosciamo davvero? Le risposte dell’esperto alle domande di Digi.TO

Viviana Villani

anoressia

Secondo le ultime statistiche della Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare (Sisdca), anoressia e bulimia costituiscono la prima causa di morte per malattia tra le ragazze italiane tra i 12 e i 25 anni, con 200.000 nuovi casi all’anno. Spesso si tratta di patologie “invisibili” all’inizio; per capire come individuare prima possibile i sintomi Digi.TO ha intervistato il Professor Giuseppe Malfi, direttore medico di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Azienda Sanitaria Ospedaliera S. Croce e Carle di Cuneo.

Come vengono classificati i disturbi alimentari?

«Esistono tre forme principali. La prima è l’anoressia nervosa, che compare di solito fra i 13 e i 18 anni ed è caratterizzata dal desiderio di perdere peso a cui si associa un’alterata percezione del proprio corpo (con il timore-terrore di recuperare il peso perso) e a volte la cosiddetta forma “binge eating parging”, che prevede abbuffate di cibo seguite a condotte di eliminazione con lassativi o altre pratiche. Il secondo tipo è la bulimia nervosa, patologia in cui si assume in un breve lasso di tempo una quantità di calorie decisamente superiore rispetto alla norma. Anche in questo caso a fasi di abbuffate seguono fasi di eliminazione, ma la bulimica mantiene un indice di massa corporea normale quindi è molto più difficile da individuare. L’ultima forma di disturbo alimentare è il cosiddetto “binge eating disorder” o disturbo da alimentazione incontrollata, caratterizzato da abbuffate senza condotte di eliminazione che portano a un sovrappeso e all’obesità».

Quali sono le cause dei disturbi alimentari?

«Le cause sono genetiche, ambientali e sociali, infatti parliamo di disturbi biopsicosociali, che si sviluppano in ambienti dove il peso ha un’importanza rilevante».

Quali sono le buone pratiche per intervenire tempestivamente con queste persone?

«Non è facile, queste pazienti cercano di trascurare il disturbo anche perché per un certo tempo ci convivono bene, come l’anoressica, ,mentre invece la bulimica si vergogna. Bisogna indagare con molta precauzione e poi segnalare il fatto agli insegnanti o ai genitori, per arrivare ai medici e ad un corretto percorso terapeutico. Il miglior modo sarebbe di consultare un dietologo oppure uno psichiatra, a seconda di qual è in quel momento l’aspetto più facile per la paziente. Tuttavia, a un certo punto è indispensabile che questi due specialisti si confrontino per condurre una terapia condivisa».

Come si svolge la cura?

«Il trattamento deve essere il più possibile ambulatoriale, il day hospital o il ricovero è necessario solo nei casi più gravi. Dopo questa fase si passa alle case di cura per continuare la terapia. In Piemonte abbiamo undici centri dedicati».

Quando si ravvisa lo stato di necessità?

«Nello stato di necessità la paziente rischia la vita, non vuole farsi curare; il trattamento sanitario obbligatorio vien fatto in pazienti che non hanno più la capacità di intendere e volere. Ad esempio l’anoressica è ampiamente cosciente ma la situazione drammatica dal punto di vista nutrizionale genera confusione mentale e in tal caso si deve intervenire tempestivamente».

Link utili:

La scheda orientativa dell’Informagiovani sui disturbi alimentari Portale Dca (Disturbi del comportamento alimentare) I centri di cura in Piemonte Aba (Associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia, la bulimia e i disordini alimentari)

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Categorie: Formazione

Commenti (1)

  1. Stasi Antonio ha detto:

    Avendo appena appreso che un caso di anolessia interessa la figlia di nostri amici, mi chiedo noi cosa possiamo fare per la paziente e per i suoi genitori
    Grazie

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