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14 Febbraio 2013

Erasmus senza voce

La parola ad alcuni studenti all’estero che il 24 febbraio non potranno partecipare alle elezioni politiche. Vale la pena tornare in Italia per votare?

Giulia Ongaro

voto erasmus

L’immagine scelta da uno dei tanti gruppi Facebook per il voto agli Erasmus

Alla fine non voteranno. Nonostante le proteste, presenti soprattutto su Internet, gli studenti Erasmus italiani non potranno partecipare alle elezioni politiche previste tra dieci giorni. Non ci sono proprio rimedi? Quindi l’unica alternativa per loro è tornare in Italia?

PERCHE’ NON IL VOTO VIA POSTA
Il voto per via postale è stato riconosciuto in Italia solo negli ultimi tempi. Negli altri Paesi europei è una prassi comune da tempo, e ne fanno uso tutti coloro che sono lontani da casa per un periodo di tempo prolungato, per studio o lavoro. Da noi, invece, possono votare in questa maniera solo i membri delle forze armate, i dipendenti del governo e alcune categorie particolari, per esempio i ricercatori universitari.
Proprio per questo il Parlamento italiano non è riuscito a trovare una scappatoia per permettere agli Erasmus di votare: sarebbe stata una procedura troppo selettiva e non si sarebbero potuti escludere coloro che studiano all’estero senza borsa Erasmus per esempio. In pratica, il principio del tutti o nessuno: ha prevalso il nessuno.

“MA TORNARE NON VALE LA PENA” (E IL COSTO)
Fin da subito, la notizia che gli Erasmus avrebbero dovuto tornare in patria per votare ha destato grande scalpore. Sembrava che la compagnia di bandiera avrebbe creato delle offerte ad hoc (poi difficili da trovare), altri siti hanno offerto voucher per permettere ai ragazzi di andare al loro seggio di residenza. Ma in quanti torneranno per votare? Sembra davvero pochi.
Abbiamo parlato con Giada, in Erasmus a Madrid: «Personalmente, non conosco nessuno che tornerà a casa» ci ha raccontato. Lei stessa resterà in Spagna: «Nonostante sia appassionata di politica e di rappresentanza credo che sia giusto rimanere qui in Spagna: seguire con attenzione il post-elezioni e auspicarsi che in futuro qualcosa possa cambiare».
Per molti venire a votare sarebbe una vera odissea. Lorenza studia a Torino, ma è residente in Liguria e ora per l’Erasmus vive a Galway, in Irlanda. Per votare dovrebbe prendere svariati mezzi e, spiega, «in questo momento non mi sembra che ne valga la pena».

LA PRIMA VOLTA DI KAVINDA
Qualcuno che viene apposta per votare c’è. E c’è anche chi vede nel voto un’occasione speciale. Per esempio Kavinda, studente di origine indiana che sta studiando in Cina e tornerà in Italia, dove vive da 17 anni, apposta per votare. Per lui sarà la prima volta, visto che ha ottenuto la cittadinanza italiana la settimana scorsa. Il suo voto sarà una corsa contro il tempo: «Non l’avrò la tessera elettorale in tempo per le elezioni – racconta – perché aggiornano le liste con gli aventi diritto solo un paio di volte all’anno». Per fortuna, però, una soluzione per questi casi esiste: «All’ufficio elettorale hanno assicurato che verrò inserito in una specie di registro per i nuovi elettori e, se tutto verrà approvato in tempo, dovrei avere il diritto di voto per una buona volta!». Resta il fatto che, se non affrontasse un viaggio di ore, anche lui non potrebbe votare.

Link utili:
Progetto Erasmus

 

Conoscete qualcuno che non voterà perché in Erasmus? Avete mai avuto difficoltà per votare?

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Categorie: Università

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