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1 Dicembre 2010

Tra assemblee e sacchi a pelo

Nelle ore più calde prima del via in Parlamento al ddl Gelmini siamo andati dove nasce a Torino il movimento dell’Onda studentesca…

Andrea Orritos e Viviana Villani
Nelle ore più calde prima del via in Parlamento al ddl Gelmini siamo andati dove nasce a Torino il movimento dell’Onda studentesca
Ieri era il giorno più atteso dagli studenti di tutta Italia per l’approvazione della riforma universitaria, poi passata alla Camera. Digi.TO ha voluto andare a vedere la situazione alla vigilia del “d-day” a Palazzo Nuovo, sede della protesta.

OKKUPAZIONE
L’ingresso è sbarrato. La sede delle facoltà umanistiche dell’università di Torino rimane il centro nevralgico della protesta degli universitari, il punto dal quale si progettano le evoluzioni della contestazione studentesca. In via Sant’Ottavio c’è un’assemblea di Ateneo che raggruppa tutti i collettivi che aderiscono alla protesta: si discutono le modalità di azione delle prossime ore.
Dal piccolo ingresso di via Verdi riusciamo ad accedere nell’atrio del palazzo, dove sta per iniziare l’incontro. L’edificio è occupato a tutti gli effetti: l’accesso ai piani superiori è negato da un grosso lucchetto e sulle scale gli studenti chiacchierano allegramente accanto ai loro sacchi a pelo, perché l’occupazione va avanti anche nelle ore notturne.

IN ASSEMBLEA
L’assemblea inizia puntuale. Le adesioni non sono di certo poche: centinaia di contestatori si sono riuniti davanti alla sala lauree del pian terreno per fare numero e discutere insieme delle sorti dell’università italiana. Non solo studenti ma anche ricercatori e noti professori ordinari dell’ateneo torinese. Non immaginatevi i soliti stereotipi: jeans e scarpe di marca convivono con i classici pantaloni di juta, in queste occasioni.
Le intenzioni sono chiare sin da principio: far percepire a tutti l’intensità della protesta. Si programmano manifestazioni e blocchi nei punti nevralgici della città, il movimento decide di non rinchiudersi solo nello spazio di Palazzo Nuovo. Prendono parola studenti, professori e tecnici precari di laboratorio come Andrea, che lavora in una cooperativa ed è deciso ad andare avanti fino in fondo con gli studenti, anche rischiando di perdere importanti giorni di lavoro.

CON PROF E RICERCATORI
Poi il microfono passa ad un docente. A suo avviso il movimento dell’Onda è cresciuto notevolmente negli ultimi anni: ora anche i ricercatori aderiscono alla protesta e fanno sentire con il loro blocco delle lezioni il forte dissenso che nasce dal basso. Su Facebook Digi.TO ha ricevuto l’accorato appello di Massimiliano, ricercatore universitario emigrato all’estero ma ancora vicino ai suoi colleghi e coetanei italiani, intenti a protestare dai tetti degli atenei del Paese.
L’assemblea si avvia alla conclusione e noi decidiamo di uscire da Palazzo Nuovo. L’ingresso principale è stato riaperto ma solo temporaneamente, perché oggi è ancora giorno di protesta sulle strade di Torino e di tutta Italia.
Voi cosa pensate della riforma Gelmini? Avete partecipato alle proteste?

 

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