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9 Luglio 2012

Giacobazzi e l’Apocalisse

Il comico romagnolo parla del suo spettacolo al GruVillage, dei giovani e della tragedia che ha colpito la sua terra

Giulia Ongaro

Domani sera al GruVillage torna il comico romagnolo Giuseppe Giacobazzi, che aveva già avuto grande successo lo scorso anno in coppia con il conterraneo Duilio Pizzocchi. Quest’anno si presenta da solo o quasi e a Digi.TO ha raccontato quello che farà sul palco di Grugliasco e non solo.

Come sarà lo spettacolo di domani sera? Lei sta girando l’Italia con “Apocalypse”.
«Sì, Apocalypse è il one man show che sto portando in giro per l’Italia e con il quale sono venuto anche al Teatro Colosseo questa primavera. Lo spettacolo di domani presenta solo alcune parti dello show, dato che con me ci saranno anche Marco Guarena e Andrea di Marco. I temi saranno quelli di Apocalypse comunque. L’Apocalisse non è quella dei Maya, ma quella che io ho visto intorno a me da quando ero giovane ad Nadesso».

Quindi noi giovani possiamo capire poco di questa apocalisse?
«In realtà ne siete stati toccati anche voi, anche se in maniera più lieve. Basti pensare agli ultimi vent’anni e a come è cambiato l’atteggiamento nei confronti della vita di coppia o della famiglia. Un’altra cosa che mi sconvolge sempre molto è pensare a quanto si curano adesso gli uomini, a livello estetico. Nello spettacolo cerco di ironizzare su tutti questi aspetti».

Ma se il mondo di oggi fa tanto ridere, c’è qualcosa che la fa ridere anche nei giovani?
«Se penso ai giovani più che ridere per prima cosa provo molta invidia. È facile dire che si stava meglio nel passato, era tutto più facile e così via, ma in fondo voi fate cose che per i ventenni della mia generazione erano impensabili. Una su tutte, era difficilissimo avere un mezzo, anche solo un motorino, con cui muoversi. Però, se tolgo lo strato superficiale, mi accorgo che noi avevamo un vantaggio: potevamo progettare di più la nostra vita. Voi affrontate una precarietà che è imbarazzante e nel contempo ci sono delle aspettative enormi su di voi. Non dico che fosse meglio quando usciti da Ragioneria si lavorava subito in banca, ma almeno era un punto di partenza. Ora le critiche sui bamboccioni si moltiplicano, ma non mi sento di ridere sui ragazzi che vorrebbero uscire di casa ma non possono».

Il suo sito la descrive come “Giuseppe Giacobazzi-comico romagnolo”. Cosa prova un comico davanti a una tragedia come il terremoto in Emilia?
«Innanizitutto devo precisare che casa mia è a 25 km da uno dei centri colpiti, perciò ho ballato per bene anche io. Ovviamente all’inizio ti senti impotente, ma poi io più che pensare di essere un comico ho pensato che sono una persona che poteva facilmente trovare i mezzi per dare una mano. Inizialmente ero indeciso, ma poi ho scelto di aiutare tre campi di accoglienza per i terremotati in cui conosco personalmente dei referenti a cui ho consegnato quanto raccolto, in modo da potermi fidare ciecamente».

Cosa bisogna ancora fare in Emilia?
«Non dimenticarsi di quanto è successo. Una volta finito il circo mediatico, le persone tendono a rimuovere tutto. Poco prima del terremoto dell’Aquila feci uno spettacolo in un teatro che poi è crollato, e le macerie sono ancora lì. Ho sentito dei conoscenti abruzzesi, mi hanno raccontato che la gente andava di notte a rimuovere le macerie scavalcando la linea di sicurezza perché nessuno andava a farlo, e chi cercava di aiutare era sommerso dalla burocrazia. Finale Emilia come struttura potrebbe essere definita un’Aquila in piccolo, i danni sono simili. Chiunque abbia voce pubblica non può che cercare di mantenere l’attenzione su queste situazioni».

Link utili:
GruVillage
Giuseppe Giacobazzi

Siete d’accordo con Giacobazzi? Qual è la vostra apocalisse?

 

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Categorie: Cultura

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