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4 Aprile 2013

Sold out all’Hiroshima per “I Ministri”

Tutto esaurito domani sera in via Bossoli per il concerto del gruppo milanese, di cui abbiamo intervistato Federico Dragogna, chitarrista e seconda voce

Federica Spagone

I Ministri (foto di Paolo Proserpio)

Venerdì 5 aprile alle ore 22, presso l‘Hiroshima Mon Amour di Via Bossoli 83 a Torino, si terrà il concerto della band milanese I Ministri, che presenteranno il loro ultimo album “Per un passato migliore“. Uscito il 12 marzo,  ha debuttato nella top ten dei dischi più venduti in Italia raggiungendo il settimo posto e registrando un interesse da parte del pubblico veramente eccezionale anche per i live, tanto che la data torinese, come le precedenti in tutta Italia,  è già sold out da alcuni giorni. Ad aprire il concerto di venerdì saranno i savonesi Venus che nel 2013 hanno dato alle stampe il nuovo cd “Dasvidanija”.
In occasione della serata e per saperne di più sul nuovo album de I Ministri abbiamo intervistato Federico Dragogna, chitarrista e seconda voce del gruppo.

Qual è la vostra storia e da dove arriva il vostro nome?
«Noi ci conosciamo da molti anni, frequentavamo  lo stesso liceo e abbiamo deciso di formare la band appena finita la scuola. Abbiamo sempre avuto un obiettivo molto preciso su dove volevamo arrivare anche se per i primi 5 anni abbiamo lavorato e studiato senza far ascoltare i nostri pezzi a nessuno. Abbiamo insomma aspettato di essere pronti, prima di buttarci sul mercato.  Abbiamo anche fatto molta gavetta, mi ricordo quando giravamo l’Italia in tre con una macchina e ci dividevamo cachet da 30 €. E’ stata sicuramente un’esperienza molto differente rispetto alle gavette da talent che molti musicisti fanno adesso. Inizialmente ci chiamavamo “I Ministri del Tempo” ma iniziando a suonare nei vari locali è stato il pubblico stesso a decidere di fatto il nostro nome abbreviando quello precedente, così senza un vero perché siamo diventati “I Ministri”».

Come decidete i temi per le vostre canzoni? 
«Io mi occupo di scrivere i pezzi e per me la scrittura in generale è estremamente importante. Addirittura mi sento in colpa quando durante la giornata non riesco a scrivere, insomma per me lo scrivere canzoni è una necessità irrinunciabile. I nostri testi trattano molti argomenti diversi, dalla politica a temi sociali ma non sempre  o meglio quasi mai parlano d’amore. Sarebbe molto bello se la vita fosse sempre attraversata e governata dall’amore ma non sempre è così, quindi non posso parlarne con leggerezza, benché moltissimi testi italiani vertano su quell’argomento e come tema sia decisamente di più facile approccio. Ritengo quindi che scrivere sempre d’amore sia un’anomalia e non siamo noi l’anomalia poiché affrontiamo tutti i temi possibili».

Qual è stato l’album più difficile da realizzare?
«Sicuramente l’album più difficile da realizzare è stato “Fuori”, che precede quest’ultimo. Venivamo da quattro anni di tour senza una pausa e si trattava del cosiddetto terzo album, quello in cui si dovrebbe fare il gran passo. Eravamo con l’Universal, una grande casa discografica che non ci ha mai costretto a fare nulla ma indubbiamente ha aumentato la pressione. Il disco nuovo al contrario è stato il più facile e abbiamo utilizzato una forza propositiva che ha reso il tutto più sereno».

Cosa potremo ascoltare in “Per un passato migliore”?
«Inizialmente il nuovo album non aveva un tema portante, ma dopo aver scelto da una rosa di 25 pezzi ci siamo resi conto che invece tutte le canzoni avevano lo stesso filo conduttore, ovvero il prendersi la responsabilità del proprio tempo: la nostra generazione e quelle successive non possono continuare a proiettare al di fuori di sé le proprie responsabilità. Il  mondo tra poco sarà nostro e dovremmo per forza combinare qualcosa. Ma se abbiamo passato tutto il tempo prima a non provarci mai veramente, pur con tutta la situazione avversa che stiamo vivendo e subendo, allora questo sarà impossibile. Esistono milioni di altri posti dove sicuramente è stato più difficile crescere rispetto a qui, quindi continuare con questo paradigma della crisi e del “tanto andrà sempre peggio” è solo deleterio. “Per un passato migliore” vuol dire proprio questo: più che concentrarsi sul futuro come se fosse un qualcosa che ci regalano gli altri, si tratta di avere una presa di coscienza audace e serena per concentrarci sul nostro presente».

Che rapporto avete con il vostro pubblico?
«Il nostro pubblico è fatto di matti completi, è molto generoso, partecipa tantissimo e ci segue con passione. Ultimamente abbiamo notato che c’è sempre gente più giovane a seguirci e di questo son molto contento, perché benché l’età tra i 15 e i 20 anni da molti venga considerata come un’età confusa io invece ritengo che se sia quella più bella, è quella in cui le idee, l’idealismo e la speranza sono più forti. Inoltre ci teniamo a mantenere un rapporto diretto con i fan anche tramite i social e seguiamo tutto noi in prima persona, qualsiasi singola comunicazione parte da noi e cerchiamo di rispondere più o meno a tutti e questo tipo di approccio dà moltissimo indietro».
Link utili:
Hiroshima Mon Amour
I Ministri

Cosa pensate dell’ultimo album de “I Ministri”? Siete tra i fortunati che sono riusciti a prendere il biglietto per il concerto? 

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Categorie: Musica

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