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12 Aprile 2013

Il futuro del giornalismo secondo Calabresi, Mieli e Annunziata

La seconda giornata di Biennale Democrazia si chiude al teatro Carignano con i tre giornalisti e l’incognita dell’avvenire della carta stampata (in ogni senso)

Simone De Caro

Calabresi e Mieli

Mario Calabresi e Paolo Mieli hanno discusso con Lucia Annunziata del futuro del giornalismo

L’utopia è il tema di questa edizione di Biennale Democrazia e utopico per molti è oggi conoscere quale sarà il futuro del giornalismo. Mario Calabresi, Paolo Mieli e Lucia Annunziata provano a raccontarcelo al teatro Carignano in occasione della seconda giornata della biennale.
L’incontro si avvia con Paolo Mieli, oggi presidente di Rcs Libri, il quale inizia la discussione con una premessa che vuole essere anche una provocazione: «I nostri problemi sono dovuti Internet, ma è anche vero che che oggi molti ci percepiscono come i politici, come una casta, e per questo ci disprezzano».

UNA CASTA?
Lucia Annunziata è d’accordo con Mieli, ma preferisce sostituire al termine casta quello di “potere“, spogliandolo quindi del suo connotato negativo. Per la direttrice dell’Huffington Post italiano i giornalisti devono essere un potere, diviso e contrapposto a quello politico. «Il problema non è il potere ma la trasparenza. L’importante è metterci sempre la faccia ed essere giudicati per quello che si fa. Io ad esempio ho sbagliato a dire “siete impresentabili” ad Alfano e l’ho ammeso pubblicamente».
Calabresi nota che effettivamente sono stati due giornalisti, Rizzo e Stella, ad aver coniato questo termine, e vede piuttosto il buttare il giornalismo nel calderone dell’antipolitica come un tentativo annullare il suo ruolo di controllo. Rivendica che anzi sono stati i giornali a raccontare tutti gli scandali di un’intera classe politica, non ne sono stati complici: «Troppe volte ho visto decreti legge sul giornalismo come un’intimidazione alla categoria. Oggi con Internet per i politici è più facile parlare direttamente con i cittadini, non hanno più bisogno di noi e provano a metterci da parte. Obama è quello che ha usato meglio il web per parlare agli elettori – continua Calabresi – ma è anche quello che concede meno interviste e conferenze stampa. Anche Cristina Kirchner in Argentina, per evitare le scomode domande del Clarìn, ha iniziato ha parlare direttamente al popolo, definendo questo metodo anche più democratico. E anche in Italia Grillo ha parlato tanto ma non ha mai risposto ad una domanda, non è una cosa sana».

QUALE GIORNALISMO CON INTERNET?
Si approda poi all’atteso ed inevitabile argomento: Internet. Mieli definisce il giornalismo su internet come «anarchico e generalizzato» e non in grado di sostenere il confronto con il potere politico. In quanto direttrice di un sito web Lucia Annunziata non può che essere di un’altra opinione: «Credo che ci siano molte leggende intorno alla rete, una di queste è che semplifichi, invece anche il giornalismo su Internet deve essere sempre di qualità, i criteri di fondo sul modo di fare informazione non cambiano, semplicemente lo faremo con altri sistemi e mezzi».
Sulla stessa linea è anche Calabresi: «Le tecnologie non devono cambiare il giornalismo, la rete è quello che ci si mette dentro, non fa e non cambia le regole. Questo salvera il giornalismo».

LA FINE DELLA CARTA?
Sempre Mieli accende il dibattito ponendo l’esempio del passaggio solo on-line di un grande magazine come Newsweek, e chiede a Calabresi cosa penserà il giorno che gli diranno che la Stampa dovrà passare solo su internet. Il direttore della Stampa replica con ironia: «Al signore in prima fila con La Stampa sottobraccio voglio dire di star tranquillo. Il giornale durerà ancora un po’» e dopo uno lungo scroscio di applausi prosegue: «Newsweek ha chiuso perché stava facendo un po’ schifo. E’ il classico esempio di quelle testate che hanno affrontato la crisi solo tagliando. Secondo me un sacco di gente pensa ancora che leggere il giornale sia il modo migliore e più comodo di informarsi, e quindi credo che per adesso rinuniciare alla carta sia un errore».

Link utili:
Biennale Democrazia

Secondo voi quale sarà il futuro del giornalismo?

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Categorie: Cultura

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