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15 Aprile 2013

Melania Mazzucco e i grandi quadri dell’utopia

Per Biennale Democrazia la scrittrice romana ha raccontato tre importanti classici dell’utopia nell’arte figurativa, da Lorenzetti a Signac 

Simone De Caro

Melania Mazzucco

La scrittrice Melania Mazzucco ha raccontato a Biennale Democrazia tre grandi quadri dell’utopia

Nella domenica che conclude questa edizione di Biennale Democrazia al Teatro Piccolo Regio la scrittrice Melania Mazzucco ha tenuto una lezione all’interno del ciclo “I grandi discorsi dell’utopia”.
L’autrice di Limbo e Il bassotto e la Regina (pubblicati nel 2012 da Einaudi), ha voluto parlare di tre grandi classici dell’utopia nelle arti figurative: Ambrogio Lorenzetti e i suoi affreschi nel Palazzo Pubblico a Siena, il francese Paul Signac e il quadro “Al tempo dell’anarchia” e infine il “Mondo nuovo” di Giandomenico Tiepolo.

LORENZETTI E IL PALAZZO SENESE
Melania Mazzucco inizia il suo intervento portando un esempio di utopia realizzata, o quantomeno realizzata in parte: la Siena del Trecento. Al tempo la città toscana era una repubblica che aveva raggiunto il suo massimo splendore nella vita economica e sociale. Ambrogio Lorenzetti, il quale decora la Sala della Pace all’interno del Palazzo Pubblico in Piazza del Campo – dove venivano prese le decisioni sul Comune – in questo affresco ci mostra quale fosse per lui il migliore dei mondi possibili, a cui Siena in parte corrispondeva.
Mazzucco, anche grazie alla proiezione in sala di immagini della decorazione, la intrepreta insieme ai suoi simboli e significati, e infine riassume così: «Se la domanda per Lorenzetti era “qual è il segreto di un buon governo”, la risposta è che se si governa con giustizia, tutelando la concordia e il bene comune, la pace e il benessere verranno. Se si lascia che la legge non venga applicata facendo prevalere l’interesse particolare, il comune scompare, i cittadini attivi si trasformano in una massa informe e si instaura una tirannide». E conclude: «Lorenzetti ci insegna che il buon governo e il bene della società non sono degli automatismi e non possono essere imposti per programma, ma si fondano sulla singola persona e sulla coscienza che essa ha di sé e degli altri, sulla sua cultura e sui suoi ideali e valori».

L’ANARCHICO SIGNAC E IL MONDO CHE VERRA’
La seconda parte è invece dedicata al pittore parigino Paul Signac, protagonista del movimento anarchico particolarmente attivo a fine Ottocento in Francia. L’opera su cui Mazzucco vuole soffermarsi è “Al tempo dell’anarchia”, un dipinto realizzato a Saint-Tropez che vuole raccontare un’utopia che verrà, un speranza per il futuro.
La scrittrice la racconta così: «Una società dove ognuno sarà attivo, impegnato nel lavoro o nello svago. Ci sarà un rapporto pacifico con la tecnologia, messa al servizio dell’uomo e l’amore sarà libero. Il lavoro sarà uno strumento di liberazione, non di oppressione e il piacere sarà legittimo per tutti».

TIEPOLO E IL “MONDO NUOVO”
L’incontro si chiude con Giandomenico Tiepolo, pittore italiano delle seconda metà del Settecento, figlio del celebre Giambattista Tiepolo e il quadro in questione è il “Mondo Nuovo” del 1791.
Il mondo nuovo era una forma di lanterna magica montata nei giorni di festa che mostrava immagini straordinarie e fantastiche: «Tiepolo era attratto dagli imbonitori, da quelli che riescono ad attrarre l’attenzione della gente – dice Mazzucco – millantando qualcosa che in realtà non esiste. In questa lanterna magica erano promesse la visione di posti lontani, un mondo nuovo, diverso e anche un mondo alla rovescia. Tiepolo non ci fa vedere questo spettacolo perché nel quadro sono mostrati  invece gli spettatori di spalle, sono loro i protagonisti dello spettacolo senza saperlo, e gli spettatori sono il vero futuro al quale Tiepolo vuole offrire l’immagine di questa gente. Persone di tutti i tipi, manovrate da un ciarlatano, contagiati dalla smania di evasione e imboniti dalle promesse del mondo nuovo».
Infine Melania Mazzucco conclude con quest’ultima frase: «Il mondo nuovo non è mai quello promesso da un imbonitore, che cosa sia però il mondo nuovo Tiepolo non ce lo vuole dire, gli artisti offrono visioni però non vendono sogni».

Link utili:
Biennale Democrazia

 

Secondo voi qual è un altro grande quadro “utopico”?

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Categorie: Cultura

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