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23 Gennaio 2014

Vita vera di un giornalista della porta accanto

Intervista a Luigi Grassia, che domani al Circolo dei Lettori presenta il libro sulla sua esperienza di un mestiere che ancora oggi richiede improvvisazione e passione

Rita Rapisardi

Luigi Grassia presenta il suo libro sul mestiere di giornalista

Esce per De Agostini “In mongolfiera contro un albero“, frizzante autobiografia del mestiere di giornalista scritta da Luigi Grassia, firma della Stampa che presenterà il suo libro domani sera alle 18 al Circolo dei Lettori (via Bogino 9) insieme ad Alessandra Comazzi e Mimmo Càndito. Un insieme di episodi, retroscena, momenti humour, che spiegano la verità di una professione spesso soltanto finta sui grandi schermi, vista qui invece con gli occhi di un “giornalista della porta accanto”.
Abbiamo fatto in anteprima qualche domanda all’autore.

Il libro si può definire come una raccolta di istantanee del mestiere?
«Il libro nasce per riempire un vuoto. Nella prefazione Massimo Gramellini parla di quando da giovane voleva avvicinarsi alla professione e trovò una mancanza di letture che lo coinvolgessero. Per questo il mio libro è soprattutto una “raccolta divertente” della vita di tutti i giorni di un giornalista qualunque, non uno famoso. Volevo rendere l’atmosfera della redazione e scrivere di tutti quei fuori programma in un cui ci si imbatte per portare a casa il pezzo».

Perché “In mongolfiera contro un albero”?
«Il titolo si riferisce a un episodio accaduto nel deserto rosso australiano. Salii su una mongolfiera guidata da un non abilissimo pilota che per poco non ci fece precipitare. Questa vicenda è emblematica per descrivere il senso del mio libro: raccontare di questa professione soprattutto le cose che vanno male, gli imprevisti dell’ultimo momento, divertenti e non. Se guardo un film in cui Chaplin è inghiottito da una catena di montaggio, questo diventa un pretesto per far vedere come funziona, il meccanismo che la muove. Così il libro vuole essere uno squarcio della realtà del giornalista».

Nel suo libro si legge che il giornalista è il “professionista della velleità assoluta”: che cosa intende?
«Il mio non vuole essere un elogio alla superficialità, ma in questo mestiere ogni volta è come se fosse la prima. Ogni volta è la prima lezione di nuoto e si deve imparare a stare a galla. Il giornalista è costretto a parlare di tutto e si deve buttare su tutto, sempre però con inerenza e un occhio nuovo, per scrivere di qualcosa che non si è già detto».

Ha avuto un’intervista indimenticabile?
«Sì, a metà degli anni ’90 venne a Torino l’allora segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. Il mio giornale mi scelse per condurre un’intervista con lui. Giunto nel luogo dell’incontro però alcuni “gorilloni” mi bloccarono dicendomi che non potevo entrare senza un permesso. Ritornato in redazione mi dissi che non potevo arrendermi, un giornalista che non torna a casa con il pezzo non ha scuse. Alla fine riuscii ad avere quell’intervista, infilandomi di nascosto sull’auto di Annan, parlammo lungo il tragitto verso Caselle».

Un altro aneddoto?
«La mattina del 14 febbraio 2013 una delle principali notizie sui giornali è la morte della fidanzata dell’atleta Oscar Pistorius. Guardando le immagini in televisione ebbi subito la sensazione di aver già visto quelle case. Subito mi ricordai di avere un cugino proprio a Pretoria, lo chiamai di fretta e lui mi disse che abitava a 50 metri dalla casa di Pistorius e aveva assistito all’arresto. Feci la prima intervista sull’accaduto, un trionfo di fortuna, una componente da non sottovalutare in questo mestiere».

Cosa consiglia a quanti vogliono intraprendere la carriera giornalistica?
«Sembra quasi che oggi nessun ragazzo voglia fare un mestiere, rimanendo di più in quel mondo social e multimediale che ormai ci circonda. In questo senso i giovani che desiderano diventare giornalisti possono stare tranquilli, la direzione che sta prendendo la professione è proprio questa, buttatevi quindi sul web e la multimedialità, oltre che a studiare e fare il più possibile esperienza. Va ricordato però che in questo mestiere non c’è un iter fisso, è improvvisazione, andare allo sbaraglio, e anche questa è velleità assoluta».

Link utili:
Circolo dei Lettori

 

Andrete alla presentazione del libro? Vorreste diventare giornalisti?

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Categorie: Cultura

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