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10 Agosto 2016

Stelle cadenti: un’estate col naso all’insù

Intorno al 12 agosto è possibile osservare lo sciame meteorico delle Perseidi: scopriamone insieme l’origine e il mito

Andrea Di Salvo

In queste sere si possono ammirare le Perseidi

In queste sere si possono ammirare le Perseidi

Quando la canicola estiva lascia spazio a una notte (si spera) più clemente e si ha la fortuna di godere di un cielo aperto e limpido, è il momento ideale per una caccia alle stelle cadenti. Chiaramente queste scie luminose non hanno nulla a che fare con la caduta sulla Terra di astri come il Sole, ma si originano dall’entrata nella nostra atmosfera di rocce e polveri spaziali dette meteoroidi. Queste, una volta appunto nella densa atmosfera terrestre, bruciano a causa del forte attrito. La traccia di luce che lasciano prende il nome di meteora o, popolarmente, stella cadente. Se qualche pezzo del meteoroide riesce a raggiungere il suolo, allora si parla di un meteorite.
In vari momenti dell’anno è possibile osservare un gran numero di questi corpi che sembrano provenire da un punto preciso, detto radiante, all’interno delle costellazioni da cui prendono il nome, come le Leonidi di metà novembre. In estate possiamo invece osservare le Delta Aquaridi (15 luglio – 15 agosto), le Perseidi (25 luglio – 18 agosto), le Alfa Cignidi (24 agosto) e a fine mese le Alfa Aurigidi (31 agosto – 1 settembre). Come già detto, il loro nome deriva dalla costellazione da cui sembrano provenire, ma i nomi di queste da dove provengono?

IL TEMPO DEGLI EROI
Visto il periodo estivo e la possibilità di vedere il famoso sciame meteorico delle Perseidi, parleremo della costellazione di Perseo.
Nella mitologia greca, al tempo degli eroi, vi fu un re della città di Argo di nome Acrisio che aveva una figlia, Danae. Consultando l’oracolo di Delfi, questi disse che sarebbe morto per mano del nipote. Per scongiurare questa sorte, fece rinchiudere la figlia in una torre perché non fosse avvicinata da nessun uomo. Infatti nessun uomo la avvicinò, perché Zeus, innamorato di lei e fattosi pioggia dorata, entrò nella cella della giovane e si unì a lei. Nacque così Perseo.
Quando Acrisio lo scoprì, rinchiuse madre e figlio in una cassa su una nave lasciata alla deriva. Zeus intervenne spingendola verso l’isola di Serifo dove il pescatore Ditti recuperò i due sventurati. Fratello del re dell’isola, Polidette, lì accompagnò da lui e vennero accolti nella sua reggia dove Perseo potè crescere. Divenne adulto mentre la madre Danae, la cui bellezza non era sfiorita con gli anni, era al centro delle attenzioni di Polidette, che voleva sposarla ma dalla quale aveva sempre ricevuto un rifiuto.

Il Perseo di Cellini a Firenze

Il Perseo di Cellini a Firenze

Per sottrarle quindi l’unico ostacolo al suo cedimento, chiese con l’inganno a Perseo di portargli in dono la testa della gorgone Medusa. Aiutato dagli dei, il giovane ottenne quindi una spada per affrontare il mostro e uno scudo lucente per vederne il riflesso senza esserne pietrificato. Si procurò inoltre dalla tre Graie l’elmo di Ade per avvicinarla nell’invisibilità, dei calzari alati per raggiungere la sua casa e scappare via veloce e una sacca magica per contenerne infine la testa mozzata. Una volta avuto tutto l’occorrente, compì l’impresa. Dal sangue della gorgone nacque Pegaso, il famoso cavallo alato e futuro fedele compagno dell’eroe.
Sulla strada del ritorno, volando sopra la terra degli Etiopi, vide una bellissima fanciulla incatenata a uno scoglio: era Andromeda, figlia del re di quelle terre, Cefeo, e di sua moglie Cassiopea. Era stata offerta in sacrificio al mostro Ceto inviato da Poseidone per punire Cassiopea, vantatasi di essere più bella delle ninfe del mare, le Nereidi. Perseo se ne innamorò e la salvò dal mostro pietrificandolo e sposandola subito dopo in una grande cerimonia all’interno della reggia del re.
Ma per l’eroe non era ancora giunto il tempo del riposo. Dovette affrontare ulteriori nemici, che pietrificò tutti con la testa di Medusa, donata in seguito alla dea Atena, che se la pose sull’egida. Pose quindi sul trono di Serifo il fratello del re, Ditti, e rese le sue armi agli dei e alle Ninfe da cui se li era procurati. Si recò infine ad Argo per riconciliarsi con suo nonno che, come profetizzato, venne ucciso – per errore – proprio dal nipote durante una gara sportiva. Ritiratosi quindi con Andromeda nel regno di Tirinto, ebbe con lei numerosi figli da cui a loro volta discesero, tra gli altri, Eracle e Ulisse.
Alla sua morte, Atena lo mutò nella costellazione a cui diede il nome insieme alla moglie Andromeda e ai suoceri Cefeo e Cassiopea – quest’ultima è facilmente riconoscibile in cielo grazie alla tipica forma a W – che lo accompagnano sulla volta stellata.

San Lorenzo

San Lorenzo

LA TRADIZIONE CRISTIANA
La formulazione di un desiderio come forma di buon auspicio alla vista di una stella cadente è un fenomeno relativamente recente. Nell’antichità infatti la caduta di questi corpi era interpretata come un cattivo presagio essendo questi le lacrime degli dei, che piangevano a causa di un qualche disastro passato o futuro.
La tradizione cristiana ha fatto sua questa interpretazione. Si narra che il diacono San Lorenzo fu arso vivo dai Romani il 10 agosto del 258 d.C. e che ogni anno la pioggia meteorica di quei giorni sia frutto delle sue lacrime infuocate. La tradizione popolare cristiana ha introdotto tuttavia una visione più positiva dell’evento, rendendola un’occasione di intercessione presso il santo.
Che voi siate pagani o cristiani, comunque, nei giorni tra il 10 e il 14 agosto rimanete con il naso all’insù per ammirare lo spettacolo antico e sempre nuovo delle stelle cadenti.

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Categorie: Cultura

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