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19 Aprile 2018

Osteopatia: un trattamento (e un lavoro) per giovani

Alla scoperta dei benefici della disciplina con un’esperta, che dà anche qualche consiglio a chi voglia intraprendere questo percorso formativo

Aurora Bolandin

Sofia Caprioli Osteopata

Sofia Caprioli

Sofia Caprioli si è diplomata in osteopatia presso l’Icom College di Cinisello Balsamo nel 2016 e pochi mesi dopo ha ottenuto il titolo di Master of Science dalla Nescot College in Inghilterra; attualmente esercita la professione di osteopata in diversi studi privati tra Milano e Torino, dove lavora anche come docente, oltre a insegnare a Cinisello Balsamo e Catania. Dimenticavo, Sofia ha 27 anni. Le abbiamo chiesto di raccontarci perché l’osteopatia possa essere un valido aiuto per giovani anche dai 35 anni in giù.

Per prima cosa, puoi darci una definizione di osteopatia?
«Dal 2017 l’osteopatia è stata riconosciuta a tutti gli effetti anche in Italia come professione sanitaria e definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una medicina basata sul contatto primario manuale nella fase di diagnosi e trattamento. In pratica si può dire che l’osteopatia segue il criterio secondo cui l’individuo sano sia un’entità che gode di un equilibrio esistente tra i sistemi che la compongono, quindi il trattamento osteopatico viene effettuato basandosi proprio sull’interazione tra questi sistemi e l’ambiente esterno».

L’osteopatia quindi non serve solo per i “dolori alle ossa”?
«Assolutamente no. Ad esempio durante l’adolescenza si scoprono piccoli disturbi legati al fatto che avviene lo “scatto di crescita”, momento in cui si acquistano molti centimetri in breve tempo. La supervisione dell’osteopata in questo caso specifico è molto importante per poter gestire eventuali disturbi come la scoliosi, l’occlusione dentale o le cefalee che possono insorgere durante questo processo».

Puoi farci un esempio delle problematiche su cui l’osteopata può andare a intervenire?
«Basandosi sempre sulle conoscenze mediche tradizionali, il trattamento osteopatico si avvale di un approccio causale e non sintomatico; spesso infatti la causa del dolore trova la sua locazione lontano dalla zona dolorosa. L’osteopatia può quindi essere applicata a una grande varietà di condizioni cliniche: dalle problematiche di origine muscolo-scheletriche a quelle legate all’apparato acustico, respiratorio e gastro-intestinale».

Cosa suggerisci a chi decide di intraprendere il percorso formativo di osteopata?
«Il mio consiglio è quello di essere curiosi, perché se sentite che la vostra vocazione appartiene alla sfera della cura e della salute, l’unico modo per far chiarezza e chiedere a chi questo mestiere lo fa tutti i giorni e sperimentare i benefici su sé stessi. Il lavoro di osteopata è molto bello ma anche molto stancante; è necessaria una forte determinazione perché il percorso formativo è lungo. È fondamentale poi ricordarsi che la pratica nel nostro mestiere è importante come la teoria, perciò è necessario fare tanto esercizio. Non mi resta che augurare un grosso in bocca al lupo ai futuri colleghi».

 

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