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21 Giugno 2018

Anche l’uomo cambia pelle: la metamorfosi al Castello di Rivoli

Tra fiori alti tre metri e creature mitologiche, un gruppo di artisti contemporanei tenta di scoprire che cosa sia il “cambiamento” nel mondo di oggi

Fabio Gusella

Opera Metamorfosi Castello di Rivoli

Ingela Ihrman, The Passion Flower (La Passiflora), 2017

Da Ovidio a Kafka, il tema della metamorfosi sembra aver da sempre suscitato la curiosità dell’uomo. Ma, al di là dei più celebri esempi letterari, che cosa intendiamo oggi per “metamorfosi” e quale può essere il contributo dell’arte in questo senso? Per tentare di rispondere alle tante domande è nata la mostra Metamorfosi – Lasciate che tutto vi accada, allestita nella Manica Lunga del Castello di Rivoli e aperta fino al 2 settembre prossimo.

SETTE IDEE DI METAMORFOSI
Come in una sorta di brainstorming creativo, un gruppo di artisti contemporanei ha tentato di indagare l’esperienza della metamorfosi concependo alcune installazioni realizzate con i materiali più vari, fra dipinti a olio, sculture in polistirolo, clip video e progetti sonori. Una mostra sicuramente eterogenea, dunque, che ha visto nascere e crescere ben sette progetti, ciascuno con la propria idea di metamorfosi.
A queste interpretazioni artistiche (e ai relativi autori), poi si aggiungono altre due opere chiave, poste non a caso all’inizio e alla fine del percorso: stiamo parlando del video Army of Love (2016) di Alexa Karolinski e Ingo Niermann e dell’installazione sonora collettiva I Have Left You The Mountain (2016).

E SE POTESSI ESSERE UN FIORE?
E’ la domanda che si è posta l’artista svedese Ingela Ihrman, autrice dell’immagine-simbolo della mostra: The Passion Flower (La passiflora, 2017), un fiore alto tre metri realizzato in tessuto, farina, gommapiuma, plastica e, naturalmente, bibita analcolica al frutto della passione.
Abbandonare i tanti pregiudizi che caratterizzano il nostro rapporto con la natura: questo l’invito della curatrice Chus Martínez, che sottolinea pertanto l’umana necessità di tessere una profonda relazione metamorfica con il mondo naturale. A questo legame si riferisce la serie Blind Swim (2017), una decina di disegni realizzati dall’artista francese Mathilde Rosier e raffiguranti figure ibride simili a creature mitologiche sospese fra l’umano, l’animale e il vegetale.

HO LASCIATO A TE LA MONTAGNA
La metamorfosi, dunque, è certamente una trasformazione interiore che viviamo nel nostro personale rapporto con la natura, ma “cambiare” può assumere ben altri significati, specialmente in un mondo instabile come quello contemporaneo, nel quale spesso si cambia casa, Paese e addirittura continente.
Dopo aver attraversato un impressionante collage di lenzuola e vestiti (Theaceaes Traum, 2008-2018) realizzato dall’artista svizzero Reto Pulfer, la mostra si conclude con il suggestivo coro di voci registrate di I Have Left You The Mountain (2016), un progetto di ascolto che ripropone in musica alcune poesie dedicate al fenomeno della migrazione. Una simile “metamorfosi” contemporanea ci viene illustrata attraverso alcuni versi tratti dalla poesia Nënë (Madre), scritta dalla poetessa libanese Etel Adnan: “Poi un giorno/ sono dovuta andare più lontano/ e così ho lasciato a te la montagna/ anche se ho tenuto le sue ombre”.

 

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Categorie: Cultura

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