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6 Dicembre 2012

“Andare per mare è sfidare sé stessi”

Intervista ad Alberto Bona, un giovane torinese che si è appena qualificato per la Trasnsat, la traversata dell’Atlantico in solitaria

Nicola Veneziano

Alberto Bona

Alberto Bona sulla sua barca a vela

Alberto Bona ha 26 anni, vive a Torino e ha una grande passione per la natura sconfinata. Quello che è strano è che un ragazzo piemontese abbia invece una grande passione per il mare. Una passione che non si limita a qualche vacanza in barca, perché Alberto si è qualificato per la Transat 6.50, una gara per velisti: l’obbiettivo è percorrere l’Atlantico in solitaria, partendo dalla Francia ed arrivando fino ai Caraibi. Lo abbiamo intervistato per parlare di traversate oceaniche e il suo amore per il mare.

Com’è andata la scorsa stagione?
«E’ andata molto bene, ho partecipato alle regate del campionato italiano e ho fatto dei bei risultati: nella prima regata mi sono piazzato secondo, come anche nella regata del GPI a Genova. L’ultima era in solitario, a Sanremo, e ho vinto nella categoria serie. Poi ho intrapreso il percorso di qualifica, 1000 miglia nel Mediterraneo per qualificarmi alla regata del prossimo anno. L’ultima regata della stagione era invece un appuntamento internazionale, a Barcellona: è stata molto impegnativa e la vittoria è stata il coronamento di una bella stagione piena di soddisfazioni e successi. Adesso proseguo gli allenamenti a Genova allo Yacht Club italiano per continuare la preparazione».

Cosa ti aspetti dalla prossima stagione?
«Penso che parteciperò alle regate internazionali in Francia, per confrontarmi con gli avversari che affronterò il prossimo anno nella traversata atlantica. Sarà una stagione fondamentale per mettere a punto tutti i dettagli prima della grande regata».

In cosa consiste la Transat?
«La Transat 6,50 è considerata oggi la più grande sfida velica esistente: dalla Francia ai Caraibi, 4.200 miglia tra le onde dell’Atlantico con barche di sei metri e mezzo, senza assistenza esterna e con il divieto di comunicare con la terraferma. Un mese di navigazione in solitario tra cielo e mare, in condizioni talvolta dure; una sfida estrema al limite delle possibilità psico-fisiche umane. Ogni due anni 85 imbarcazioni tagliano la linea di partenza in Francia per attraversare l’oceano e portare a termine la traversata. Le regole sono semplici: un uomo, una barca, l’oceano. La partenza della regata in Francia attrae schiere di persone e appassionati che salutano i navigatori prima del loro grande salto nella solitudine, a contatto con gli elementi naturali».

Chi sono i più forti velisti in solitaria a livello internazionale?
«Nonostante i tentativi della Federazione Italiana Vela di promuovere la vela oceanica italiana con l’istituzione del primo centro di addestramento per Minitransat con base a Genova, le regate oceaniche sono dominate dai francesi che possono contare su un altissimo livello di preparazione ed esperienza. Di conseguenza l’obiettivo è anche di promuovere la vela d’altura in Italia cercando di far conoscere il più possibile l’impegno, la dedizione e la professionalità con i quali ci presenteremo alla partenza di questa storica regata».

Come sta andando la ricerca di uno sponsor? Quanto è importante?
«Per adesso il mio unico sostenitore è stato lo Yacht Club Italiano, che mi ha dato fiducia e continuerà a supportarmi. Sono alla ricerca di uno sponsor, che mi permetta di esprimere al meglio le mie capacità. Sono alla ricerca di un budget di 25.000 euro. Lo sponsor è fondamentale per la riuscita del progetto. Contando che la regata in Francia è molto seguita potrebbe essere un ottimo investimento per un marchio o un’azienda che volesse fare pubblicità oltralpe».

Come ti è nata la passione per il mare?
«La passione mi è stata tramandata da mio padre, ho cominciato sin da piccolo a fare le regate. Poi dal 2010 ho iniziato a impegnarmi a tempo pieno in questa classe per arrivare a fare questa regata transatlantica».

Qual è l’aspetto più affascinante del viaggio in solitaria?
«Navigare in solitario è un’esperienza molto particolare, sicuramente essere da soli e dover gestire tutte le situazioni senza aiuto esterno è molto formativo perché ti da una grande fiducia in te stesso. Altra cosa importante è un mezzo per imparare a conoscersi. Per vincere questo tipo di regate sono molti i fattori coinvolti: la cura del proprio fisico, la corretta alimentazione, la gestione delle proprie emozioni e della solitudine, la conoscenza strategica e meteorologica, la tecnica, la confidenza con il mare…La navigazione in solitario mi ha permesso di vivere delle grandi emozioni e di apprezzare meglio la vita di tutti i giorni».

Tieni un diario di bordo?
«Certo, e questo è un  piccolo estratto scritto durante le qualifiche: “L’uomo va per mare perché è una sfida. Ma non sfida la natura, sfida se stesso. Oltrepassa i limiti per trovarsi e per migliorarsi, parte perché riconosce in quel movimento pericoloso, la possibilità di creare uno spazio interiore necessario per godere la vita qui, adesso, nella sua quotidianità. Quando i confini di questo spazio cominciano a dissolversi, bisogna ripartire. E anche navigare in solitario, con una piccola barca sul grande mare, diviene metafora di vita”».

 

Link utili:
FIV – Federazione Italiana Vela

Siete mai andati in barca a vela? Fareste un’attraversata in solitaria?

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Categorie: Sport

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