Home » Sport » Gli “Sciancati” del minibasket in carrozzina

8 Febbraio 2011

Gli “Sciancati” del minibasket in carrozzina

Gli “Sciancati” del minibasket in carrozzina
Chiacchierata con Francesco Mancuso e Francesco Sacco, allenatore e capitano della squadra giovanile di pallacanestro per disabili di Torino…

Viviana Villani

In questi giorni di Coppa Italia di basket al Palaolimpico Digi.TO ha pensato di raccontare un’altra realtà cestistica torinese, quella del minibasket in carrozzina. La squadra si chiama, ironicamente, “Sciankan Boys” e fa riferimento alla Uicep, prima società di sport disabili nata sotto la Mole, nel 1982. Dopo anni importanti, in cui la formazione di pallacanestro in carrozzina ha partecipato anche a competizioni europee, ora un veterano di questo sport, Francesco Mancuso, fa da allenatore ai ragazzi più giovani; tra questi Francesco Sacco, 24 anni, capitano della squadra.

Francesco, puoi raccontarci la tua esperienza?
«Io ho iniziato dodici anni fa all’Istituto superiore Giulio di Torino dove ho conosciuto il mio attuale allenatore Francesco Mancuso, che mi ha chiesto se mi piaceva giocare a basket. Io non avevo mai provato neanche a sedermi su una carrozzina da basket quindi ero molto perplesso, ma quando l’ho fatto è nato immediatamente l’amore per questo sport. Ora sono due anni che i Sciankan Boys sono inseriti nel campionato italiano di minibasket in carrozzina, intitolato ad Antonio Maglio, il pioniere dello sport disabili in Italia. Sabato a Vicenza giocheremo l’ultima partita del primo girone; al momento siamo ultimi in classifica, ma è comunque una bellissima esperienza, che aiuta a socializzare e a confrontarti con tante disabilità diverse».

Volete raccontare come si svolge questo sport?
Mancuso: «Nel minibasket in carrozzina si confrontano diverse disabilità. Ad ogni giocatore vengono assegnati dei colori, il rosso e l’arancione e ad ogni categoria corrisponde un numero, una fascia e un punteggio in base alla disabilità, che determina quali spinte e palleggi è possibile fare».
Sacco: «Ad esempio io ho un’emiplegia di 1.5 con un colore arancione: ciò significa che nel minibasket in carrozzina posso fare quattro spinte con la palla, sulle gambe in fase difensiva invece in fase di attacco solo due ed un palleggio; poi in fase di attacco nel tiro libero posso fare punto toccando anche solo il canestro. I ragazzi con punteggio più basso invece ogni volta che prendono il ferro, indipendentemente da dove tirano, fanno un punto, mentre i giocatori dai 3 ai 4 punti non hanno difficoltà agli arti superiori quindi non hanno colore né agevolazioni. Il minibasket permette così veramente a tutti a ragazzi con disabilità di poter giocare».

Come mai vi chiamate Sciankan Boys?
Sacco: «Sciankan boys è il nome che noi ci siamo voluti dare per ironizzare sulla nostra situazione specifica, di sciancati, appunto!».

Quale messaggio vorreste dare ai ragazzi con disabilità?
Sacco: «Vorrei dire ai ragazzi come me che prima di rinunciare a fare sport bisogna provarci. Il minibasket è una delle discipline più belle per i giovani disabili. Da quando ho iniziato a giocare ho cominciato una nuova vita: il basket ora è il mio pane quotidiano».
Mancuso: «Io ho un’esperienza pluritrentennale. Vado nelle scuole a cercare di coinvolgere i giovani e soprattutto a far capire alle famiglie che lo sport può aiutare i loro ragazzi ad essere più indipendenti e ad accrescere la propria autostima e che, soprattutto, bisogna iper-proteggerli, tenendoli in una campana di vetro».

Link utili:
Sciankan Boys Uicep Torino
Avete mai visto una partita di basket o minibasket in carrozzina?

 

Tag: ,

Categorie: Sport

Lascia un commento