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24 Novembre 2011

La notte e il sole di Annalisa

Una giovane autrice torinese ha presentato il suo primo libro in un incontro insolito, fra letteratura e teatro.

Francesca Palumbo

Annalisa che firma le copie del libro“Ritratti di notte e di sole” (Sottosopra Edizioni) è il titolo del primo libro di Annalisa Platania, torinese ventunenne con la passione per la scrittura e il teatro, temi importanti nella stesura di questo primo “breve romanzo di luci e ombre”, presentato il 23 novembre all’associazione “Arte, cura e trasformazione” a Torino.

UNA PRESENTAZIONE INSOLITA
L’incontro è stato particolarmente originale: durante la lettura di alcuni brani il pubblico non era composto ad ascoltare l’autrice, bensì seduto su morbidi cuscini a terra, assistendo ad un piccolo spettacolo teatrale. Quattro ragazzi della Scuola di teatro Giuseppe Erba, tra cui Annalisa, e la loro insegnante di dizione Ester Tornavacca, hanno infatti interpretato alcuni dei personaggi che si intrecciano nel romanzo, con un’accurata scelta dei colori per l’abbigliamento – rosso e nero – a simboleggiare il passaggiodal chiaro allo scuro, metafora del percorso all’interno del libro.
Tutta la storia ruota infatti attorno a due protagoniste, una donna e una bambina, completamente diverse tra loro e circondate individui di ogni età e sensibilità: è una sorta di “viaggio insieme”, attraverso l’oscurità, verso la luce e un senso di appartenenza, di casa.

INTERVISTA ALL’AUTRICE
A cosa ti sei ispirata per scrivere questo romanzo?
«La fredda protagonista, Specchio di Notte, non è ispirata a nessuno in particolare, è la figura di una donna di ghiaccio, fredda e distaccata dalle emozioni sue e degli altri, mentre la figura della bambina di tre anni è ispirata a Chiara, la mia sorellina. I nomi sono tutti inventati ed evocativi, ed è qualcosa che può piacere o no, tuttavia i personaggi sono parzialmente ispirati alla mia idea di famiglia, alla mia famiglia, un cuore caldo e amorevole che può sciogliere la freddezza e il ghiaccio della protagonista».

Quando hai iniziato a scrivere il libro?
«Direi che ci ho lavorato stabilmente dal 2009, dopo aver intrapreso e abbandonato più volte diversi progetti. La passione per la scrittura ce l’ho da sempre ma portare a termine qualcosa è diverso e difficile».

Che stile hai usato?
«Ogni storia da raccontare ha il suo stile. Il mio è da autodidatta, si libera parzialmente delle convenzioni imparate a scuola, ad esempio le virgole, e introduce alcuni aspetti del teatro, come i silenzi all’interno dei dialoghi. I personaggi inoltre tendono a esprimersi attraverso dei monologhi, con il libero flusso dei pensieri, in uno stile anche qui molto più vicino a quello teatrale che letterario».

Un elemento ricorrente è il contrasto tra luci e ombre, ce lo puoi spiegare?
«Il contrasto tra luci e ombre dell’ambientazione è fondamentale per capire i caratteri dei vari personaggi. Per la parte “scura” e dei “bassifondi” mi sono addirittura ispirata ad una canzone di Fabrizio De Andrè, la “Città vecchia”, una realtà che non conoscevo e spero di aver saputo descrivere nel modo giusto».

Link utili:
Associazione “Arte, cura e trasformazione” 
Scuola di teatro Giuseppe Erba

Voi avete mai pensato di scrivere un libro?

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Categorie: Cultura

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