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3 Marzo 2012

“Il servizio pubblico? Meglio i telefilm”

Il critico televisivo Aldo Grasso ha offerto a Chieri una grande lezione sulla tv, parlando di storia, informazione e giustizia.
Simone De Caro
Aldo Grasso discute a Chieri dello stato della Televisione«Io sono quel famoso deficiente che scrive idiozie sul Corriere della Sera, secondo ciò che ha detto Celentano al Festival di Sanremo». È questo l’esordio di Aldo Grasso venerdì alla scuola internazionale Ist di Chieri, all’incontro organizzato dall’associazione “Quelli che…Cesare Lombroso”, che ha come tema centrale la legalità e come interlocutori principali i giovani.
“PICCOLA STORIA DELL’INFINITO” 
Professore di Storia della televisione e della radio all’Università Cattolica di Milano, Grasso dovrebbe parlare del rapporto fra media e giustizia e i primi interlocutori dovrebbero essere i giovani. In realtà i giovani in sala sono molto pochi e l’incontro inizia con una breve ma interessante storia della televisione, o “dell’infinito” come dice il critico.
Grasso divide il periodo che va dal 1954 – data di nascita della televisione italiana – ad oggi in tre fasi. La prima è segnata dal monopolio della Rai e da una tv di cui si ha molta nostalgia: «Si dice di quella televisione che educava, che aiutava il paese a crescere, che erae fatta bene e da professionisti. In parte è vero, ma è anche vero che erano gli anni dell’insorgenza della televisione, per cui tutto quello che appariva in televisione era un miracolo». Alla fine degli anni ‘70 arriva la seconda fase, con la nascita della televisione commerciale, che «vive di inserti pubblicitari e ha come scopo gli ascolti. È un cambiamento totale: le aziende non si preoccupano più di avere una linea editoriale, ma puntano a soddisfare il gusto del pubblico, che diventa merce di scambio».
Ora stiamo vivendo una terza fase della storia della televisione, dove il cambiamento è segnato dallo sviluppo tecnologico, con un’interessante convergenza fra i media, una sterminata offerta ed un grande frazionamento del pubblico. La televisione tradizionale rimane ormai «una cosa per vecchi».
LA BUONA TV ESISTE?
Si passa a parlare di come sia trattata l’informazione in televisione e di cosa dovrebbe essere il servizio pubblico. Secondo Grasso l’informazione è «l’anello debole della televisione italiana»: il problema principale è la lottizzazione da parte della politica, che limita i contenuti e l’emergere della professionalità a favore del clientelismo.
In realtà gli italiani hanno mostrato la volontà di essere informati in maniera diversa: il successo del tg di Mentana e di Sky Tg24 ne sono la prova. Grasso insiste più volte sull’importanza del servizio pubblico, «la cui prima caratteristica dovrebbe essere la professionalità, cioè far bene le cose», che si tratti di fiction o varietà, oltre al fatto che «non dovrebbe essere una cattiva copia della tv commerciale, dovrebbe diversificarsi».
Tuttavia per il critico del Corriere della Sera una buona televisione è possibile: un ottimo esempio è fornito dai telefilm americani come, fra gli altri, i Soprano’s, Mad men e Lost: «Usando un meccanismo molto antico che è quello del feuilleton hanno raggiunto una complessità linguistica che non ha nulla da invidiare alla letteratura, al teatro e al cinema, sono opere di grande qualità. La televisione può anche essere una buona maestra».
MEDIA E GIUSTIZIA 
Infine si affronta finalmente il tema della giustizia: attraverso un’analisi dei programmi televisivi che parlano di cronaca Grasso definisce il fenomeno che chiama «processo parallelo», mostrandosi molto preoccupato. Il critico pensa che i processi televisivi possano influenzare quelli veri e le decisioni dei giudici, i quali non possono che non essere condizionati dalla pressione mediatica. Questo anche perché il processo in tv segue regole molto diverse da quelle del processo tradizionale: «In televisione tutto si “tribalizza”, chi è più forte o telegenico vince. Inoltre questo fenomeno ha innescato il cosiddetto “processo senza fine”: tireranno sempre fuori il caso Sara Scazzi. Inoltre spesso succede che qualcuno che è stato condannato vada in televisione a difendersi e l’aspetto tragico è che capita che la tv gli dia ragione».
Link utili:
Gli articoli di Aldo Grasso sul Corriere della Sera
Siete d’accordo con l’analisi di Aldo Grasso? Cosa pensate della televisione di oggi?

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Categorie: Cultura

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