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9 Marzo 2012

Transiti di vita

Essere transessuali a Torino: le storie di tre persone raccontate nel documentario del regista Davide Tosco, domani sera al Cineporto

Nicola Veneziano

Alessandra, Angelo e Kathrina vivono a Torino e, come tanti, hanno il problema del lavoro e il desiderio di avere qualcuno da amare. Nella concezione comune spesso quando si parla di “trans” tornano alla mente solo i casi di cronaca, mentre ci si scorda troppo facilmente che in ogni caso si tratta di persone, con sensibilità, speranze e problemi comuni ma amplificati da una condizione vista con pregiudizio dalla società.
È necessario quindi un approfondimento maggiore e “Transiti” – un progetto di sensibilizzazione su web, radio e tv promosso dalla Rai – nasce con questo obbiettivo, iniziando da un documentario che segue le vite di tre persone transessuali, Alessandra (nella foto), Angelo e Kathrina appunto: tre storie molto diverse raccontate per “grattare via” la superficie e domandarci cosa si possa definire “normale”.
In occasione della proiezione in programma domani sera alle 21,15 al Cineporto di via Cagliari, abbiamo intervistato il regista del documentario, il torinese Davide Tosco.

Da cosa è nata la scelta di questo soggetto?
«Il progetto nasce dalla constatazione che troppa sia l’informazione distorta su un fenomeno complesso e sfaccettato, spesso rappresentato in maniera fuorviante e stereotipata».

Hai trovato qualche difficoltà nel produrlo?
«Sì qualche difficoltà c’è stata, ma la Rai si è dimostrata sensibile, trasmettendo poi il documentario la scorsa estate e dando così spazio ad un racconto coraggioso, che permette di presentare i personaggi con un punto di vista personale: queste testimonianze normalmente non raggiungono il pubblico generalista».

Quale aspetto ti ha colpito di più nelle storie dei tuoi protagonisti?
«Da parte loro è stata una grande prova di determinazione, sono stati da subito consapevoli dell’opportunità che questo progetto offriva: far luce su una condizione sconosciuta ai più attraverso il racconto della propria esperienza».

Quale messaggio volevi che arrivasse al pubblico?
«L’intento principale è far capire che in fondo la diversità è una condizione estremamente soggettiva; sarebbe bello se il documentario portasse a riflettere sulla nostra capacità di andare oltre la superficialità del pregiudizio».

Come è stata la risposta di pubblico? Ti ha soddisfatto, lasciato sorpreso, te lo aspettavi?
«Gli ottimi ascolti che le declinazioni radio e tv del progetto hanno avuto sono una conferma che è possibile trattare argomenti delicati con un approccio sensibile e non sensazionalistico e che per questo genere di prodotti ci sia un pubblico attento e curioso».

Link utili:
Transiti

Cosa pensate del progetto? Pensate che un documentario possa servire ad abbattere i pregiudizi?

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Categorie: Cultura, Intercultura

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