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14 Maggio 2012

Quando l’editore è Twitter

Al Salone del Libro l’esperienza di Claudia Vago, @tigella su Twitter, e il suo innovativo esperimento giornalisticoMara Dalmazzo

editoria twitter torino

Claudia Vago in diretta Skype dagli USA

Il suo blog non è un blog, e lei non è una giornalista e neanche una scrittrice. Anzi, a pensarci bene anche il suo editore in questione non è un vero e proprio editore. Sabato 12 maggio lo spazio Book To The Future del Salone del Libro ha ospitato la conferenza “Quando l’editore è Twitter”. In collegamento live da Chicago, grazie a Skype, Claudia Vago alias @tigella per i tanti (14.966 per la precisione) che la seguono su Twitter, che ha raccontato il suo innovativo esperimento editoriale.

NASCITA DI UNA GIORNALISTA ATIPICA

Cinque anni fa Claudia Vago da Busana (RE)  sbarca su Twitter con il nickname @tigella, specialità tipica emiliana. Il suo percorso sul social network cresce con il sito stesso: prima vengono introdotti i retweet (cioè la possibilità di inoltrare i post di altri utenti ai propri follower), poi gli hashtag per raggruppare e “catalogare” gli argomenti di discussione, e infine il sito diventa sempre più piattaforma di dibattito sull’attualità, la società, la politica.
Allo stesso modo Claudia comincia a seguire le pagine di attivisti, associazioni, giornalisti, antropologi, politici, scrittori e traduce in italiano tweet che raccontano minuto per minuto la primavera araba, gli attentati di Oslo, il dramma giapponese di Fukushima, Occupy Wall Street, le elezioni amministrative e il referendum del 2011 in Italia. @tigella continua a racimolare contatti utili a raccontare i fatti di attualità e sempre più persone decidono di seguire la sua pagina per restare aggiornati in tempo reale. Diventa insomma una fonte di informazione, o meglio una “social media curator”, ovvero una persona che filtra i contenuti online e li organizza secondo un filo logico prima di proporli ai lettori.

MANDA TIGELLA A OCCUPARE CHICAGO!

Con questo slogan, nasce l’esperimento oggetto della conferenza. Secondo Claudia Occupy Wall Street è il movimento attualmente più interessante, e lo ha seguito sin dai suoi primi passi. A novembre però i manifestanti newyorkesi vengono sgomberati e l’idea è che il movimento si sia esaurito, che ci sia stato un esempio di protesta molto bello, certo, ma terminato come sempre con un nulla di fatto.
Invece OWS è vivo e vitale, ma ha scelto di cambiare strategia: dal tentativo di riappropriarsi di uno spazio (Zuccotti Park) a nuovi tipi di azione. Tra il 15 e il 22 maggio si terranno a Chicago sia il G8 che il vertice Nato 2012, ed è lì che il movimento vuole spostarsi per un mese, installando un campo simile a quello di New York. Quindi, dopo aver seguito gli avvenimenti dall’Italia, perché non cercare di capire meglio cosa accade in questa nuova fase andando negli Usa? Da qui nasce il progetto innovativo della Vago: autofinanziamento diretto dell’informazione da parte degli stessi lettori. Claudia dà la propria disponibilità a trasferirsi per un periodo di tempo a Chicago e pubblica sul blog le cifre necessarie al proprio sostentamento e lavoro. Ben 130 persone rispondono all’appello, finanziando @tigella come propria “inviata speciale”: fino al 25 maggio seguirà Occupy Chicago e ne scriverà per i suoi lettori/finanziatori su un blog, occupychicago.altervista.org.

REPUTAZIONE, CREDIBILITÀ, RESPONSABILITÀ

Si parla molto di web reputation e di utilizzo dei social network da parte dei quotidiani italiani. La realtà è che spesso online circolano bufale belle e buone, e i giornali hanno cominciato solo di recente a capire l’importanza di figure in grado di gestire questi flussi di informazioni e alimentare un dibattito costruttivo tra gli utenti. Il successo di Claudia si deve proprio a questo meccanismo inverso rispetto al consueto giornalismo: prima costruire un percorso di credibilità e fiducia, poi chiedere ai lettori di pagare. «Sento una grande responsabilità – dice Vago – perché molte persone mi seguono per avere notizie da me. La reputazione si costruisce e si può perdere. Non mi posso permettere di lanciare news false o imprecise: ho 130 editori che mi chiedono qualità».
Insomma, produzione dal basso sì, ma che non sia spazzatura. La storia di Claudia Vago costituisce un precedente, seppur replicabile da pochi volenterosi e capaci, un metodo che si può applicare anche al di fuori dell’ambito giornalistico. Un esperimento di editoria 3.0 e oltre.

Link utili
@tigella su Twitter
@tigella a Occupy Chicago

Quali siti scegliete per informarvi sul movimento Occupy Wall Street? Seguite @tigella su Twitter?

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Categorie: Tecnologie

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