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28 Giugno 2012
La dance di Eiffel 65 e Gabry Ponte al Gru village
Domani sera al festival di Grugliasco il concerto del gruppo torinese: “Cerchiamo di dare un po’ di svago in questi tempi di crisi”.
Francesca Palumbo
A due anni dalla loro re-union, gli Eiffel 65 tornano ad esibirsi domani a Torino, la loro città, che li ha visti nascere anche musicalmente grazie alla collaborazione con la casa discografica Bliss Corporation. L’occasione è il GruVillage e il ritorno di Gabry Ponte (Gabriele Ponte, che dopo il concerto sarà protagonista di un dj set), Jeffrey Jey (Gianfranco Randone) e Maury (Maurizio Lobina, nell’ordine nella foto) è attesissimo da fan di tutte le età appassionati di dance all’italiana e non solo.
Abbiamo così rivolto qualche domanda a Maurizio Lobina, che ha espresso tutta la sua passione per la musica, i fan e il suo lavoro.
Iniziamo dalla vostra re-union, che è avvenuta in modo un po’ anomalo...
«Non c’è mai stata l’idea di formare una band tradizionale, il classico gruppo che suona in garage e che poi compone un disco e comincia a fare i tour. Gli Eiffel 65 come gruppo sono una realtà recente, in origine noi tre facevamo musica giorno per giorno, per suonare nei club. Eravamo uniti dalla collaborazione con la Bliss, casa discografica torinese. Nel 2004 abbiamo smesso di lavorare insieme per fare ognuno il suo percorso, la re-union degli Eiffel è sicuramente non prevista e non tipica e si è realizzata grazie alle richieste che ci venivano da più parti, dai fan soprattuto, ma anche dai club. Così per i dieci anni dal lancio di “Blue” ci siamo riuniti alla vecchia scrivania dove anche in passato facevamo le riunioni e abbiamo pensato di continuare».
Come vi siete preparati a tornare?
«Prima di riprendere a suonare abbiamo fatto un giro dei club, non siamo persone autocelebrative, semmai autocritiche e volevamo sincerarci che la richiesta del ritorno non fosse solo momentanea o legata alla nostalgia del passato dance di qualche anno prima. Ci siamo accorti che il pubblico principale delle discoteche e dei club oggi sono ragazzi di 18 anni e ci siamo stupiti di come loro potessero conoscere le nostre canzoni che non le avevano vissute direttamente nella loro adolescenza. La dance è un tipo di musica che passa in fretta, invece noi ci siamo ritrovati, nel nostro piccolo, a vedere le nostre canzoni apprezzate dal popolo dei club che esiste da sempre e ricorda le nostre canzoni a distanza di anni, nonostante la maggior parte di loro fossero bambini quando sono uscite».
Secondo te oggi c’è un ritorno alla dance del passato? Come vedi questo genere oggi?
«Ogni generazione “sceglie” il tipo di musica da seguire secondo le proprie logiche. Oggi, con tutti i problemi che la società ha e sente su di sé, le persone vanno a ballare e ai concerti per distrarsi, divertirsi e dimenticare eventuali angosce che le opprimono. Da vent’anni quello che noi ci proponiamo, nei nostri “4 minuti di canzone”, è far divertite le persone, far passare loro dei momenti di svago. Per quanto riguarda l’Italia, il potenziale della dance in questo momento è molto alto, soprattutto per la domanda che si fa all’America di questo genere. Madonna insegna: quando si vuole recuperare audience, la dance music è un’ottima soluzione».
Il Gruvillage è la tappa torinese del vostro tour.
«Sì e per noi è una tappa importantissima, per due motivi: in primo luogo si tratta di Torino, la città dove siamo nati artisticamente, in secondo luogo il pubblico è il posto dove viviamo e per noi ha un grande valore, come fosse il Festival di Sanremo. Da musicista ho la possibilità di osservare il pubblico, le sue reazioni e la sua partecipazione, per capire se siamo riusciti ad emozionarlo. Le nostre canzoni non sono calcolate, sono “fatte” sul momento, non troppo personali ma in grado di dare a chi le ascolta significati diversi. Creare una canzone dedicata ad un figlio che non hai, può significare dare a qualcuno la canzone che un giorno ha fatto o farà ascoltare a suo figlio per davvero, per esempio».
Quindi che ruolo ha la musica per te?
«La musica è la mia vita, il mio lavoro da quando avevo 18 anni. E’ come un lavoro quotidiano, paragonabile per certi versi a quello di un bravo fornaio che ogni giorno produce il suo pane per gli altri. Per questo cerco di creare idealmente una canzone al giorno da offrire al pubblico».
Link utili:
GruVillage
Eiffel 65
Voi siete fan degli Eiffel 65? Andrete al concerto?