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29 Giugno 2012

Il Cile, dal cemento armato agli MTV days

Il giovane cantante toscano sul palco di piazza Castello con i nuovi brani dell’album “Siamo morti a 20 anni”

Nicola Veneziano

All’anagrafe Lorenzo Cilembrini, in arte Il Cile. A pochi mesi dal suo debutto con il singolo “Cemento Armato, è uno dei nuovi volti del panorama musicale italiano, anche se l’abilità autoriale del giovane artista aretino era già stata notata dai Negrita, con i quali ha collaborato per alcuni brani del loro ultimo lavoro “Dannato vivere”.
Il trentenne cantante di Arezzo sarà uno dei protagonisti degli MTV Days, di scena in Piazza Castello oggi e domani. Sul sito di MTV ha avuto parole molto belle per Torino, dove suonò per la prima volta nel 2004, agli inizi, e dove torna per presentare “Il mio incantesimo”, secondo singolo dal suo album “Siamo morti a 20 anni“, che uscirà a fine agosto. Noi di Digi.TO lo abbiamo intervistato per far conoscere meglio quello che è considerato uno dei più interessanti giovani rocker italiani.

Gli MTV Days sono un ottimo punto di arrivo per un giovane artista; spesso sul nostro magazine parliamo di cantanti emergenti, per te quanto è stato difficile arrivare fin qui?
«È stato un percorso certamente lungo e non sempre facile. Abbiamo trascorso molto tempo in studio col mio team di produzione, scremando i brani e limando arrangiamenti, testi e sound. Ci sono stati anche momenti amari, non lo nascondo, ma sia il mio management che la mia etichetta hanno sempre avuto una grossa fiducia nelle mie capacità artistiche, come io ho sempre avuto molta fiducia nel loro operato. Quando infatti ci siamo finalmente affacciati al grande pubblico siamo stati premiati da una grande risposta d’interesse mediatico, radiofonico e di varie fasce di ascoltatori».

Quali sono stati gli artisti che ti hanno maggiormente ispirato? Come ti definiresti?
«Sono cresciuto frequentando spesso Londra nel periodo della mia adolescenza, approfittavo delle vacanze scolastiche per passare mesi là, quindi tutto ciò che fremeva all’epoca in quella città, dal brit-pop all’elettronica mista al rock, passando anche per il punk, mi ha segnato fortemente, portandomi proprio a desiderare di imbracciare una chitarra ed alzare il volume. Per i testi ho trascorso un’infanzia ascoltando tutti i 45 giri dei miei genitori, per me era come un gioco ascoltare e ricantare i brani, e in quel periodo ho scoperto Battiato, De André, De Gregori, Battisti, Dalla… Nel mio inconscio quella maestria di mescolare rime affascinanti alla musica è sempre rimasta latente, o meglio c’era il desiderio di emularla, che si è scatenato quando ho provato a strimpellare i primi accordi. Io mi ritengo un creativo della parola applicata alla melodia, è qualcosa che mi completa e mi soddisfa».

In “Cemento Armato” parli di un amore finito, ma ti rivolgi anche ai tuoi coetanei quasi a volerli mettere in guardia da quello che li circonda. Di cosa vuoi avvertirli?
«Che è arrivato il momento di rialzarsi, che l’etimologia della parola “crisi” richiama il verbo”scegliere”, ed è arrivato il momento di scegliere di riprenderci il nostro futuro; c’è stato un ottundimento, voluto in parte dai potenti, che ci ha bloccati economicamente e culturalmente, nelle speranze e nei sogni, ma la mia generazione è cresciuta in un periodo in cui i rapporti umani non erano le amicizie su Facebook o i follower di Twitter. Ci telefonavamo a casa e non ci mandavamo foto col cellulare per imprimere vacui momenti di euforia. È arrivato il momento di tornare a parlarsi, magari anche litigare, ma riappropriarsi di una realtà vera e non virtuale, dato che è il virtuale che spesso fa da laudano alle nostre delusioni e ci rende immobili anche contro le ingiustizie che ci propina la società».

Parlaci invece del tuo nuovo singolo, “Il mio incantesimo”.
«Se “Cemento armato” era un grido di rabbia e di dolore sia soggettivo che collettivo, “Il mio incantesimo” è un appello alla speranza e al non demordere. Il sole è destinato a tornare sempre, anche se magari ti prende alle spalle e all’inizio ti confonde perché vedi davanti a te solo l’allungarsi della tua ombra. I sogni accartocciati lasciano spazio a nuovi desideri ed intenzioni e sta solo a noi camminare dritti, dopo avere fatto un resoconto del bello e del brutto delle nostre esistenze, per arrivare alla meta da noi agognata».

Il disco si chiama “Siamo morti a 20 anni”, titolo alquanto singolare. Cosa significa per te?
«È una provocazione che vuole incuriosire l’ascoltatore. Credo che la metafora di “morire a vent’anni” sia un passo forzato nel muoversi dall’adolescenza all’età adulta: si perde quella luce a volte irreale e fatta di autoconvinzione con la quale si osserva il futuro, arrivano i primi compromessi a cui sottostare, le responsabilità diventano un peso fino ad allora sconosciuto, si assapora un senso di disorientamento e paura che raramente un teenager percepisce. E finiamo per rinascere dalle nostre ceneri, con qualche cicatrice in più ma anche con un coraggio che solo la sofferenza riesce a riaccendere».

Link utili:

Mtv Days
Sito ufficiale del Cile
Pagina Facebook del Cile
Pagina Twitter del Cile
Videoclip ufficiale di Cemento Armato

Conoscevate Il Cile? Andrete a vedere i concerti degli MTV Days?

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Categorie: Musica

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