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28 Novembre 2012
Al Torino Film Festival la crisi di ieri e di oggi
L’incredibile attualità di “Romanzo di un giovane povero” di Ettore Scola, che sarà premiato con l’unico Gran Premio Torino, dopo la defezione di Ken Loach
Roberto Mazzone
Doveva essere il secondo Gran Premio Torino, dopo quello assegnato a Ken Loach. Ma le polemiche seguite al rifiuto del riconoscimento da parte del regista britannico hanno rimesso tutto in gioco, così il Festival ha dato ampio spazio all’arte di Ettore Scola, proiettando nei giorni scorsi (ultima replica oggi alle 17,45 al Reposi) il film “Romanzo di un giovane povero” (1995), in attesa della consegna del premio nel corso della serata di chiusura del 30° Torino Film Festival.
REGISTA E SCENEGGIATORE
Maestro del cinema “corale”, Ettore Scola esordisce alla regia nel 1964 con il film a episodi “Se permettete parliamo di donne“, affermandosi tra i pilastri della commedia all’italiana con una serie di pellicole caratterizzate da uno sguardo sempre più attento alla satira sociale.
Nel 1974 realizza “C’eravamo tanto amati“, ritratto al tempo stesso ironico e amaro degli ultimi trent’anni di storia italiana. Da allora ha continuato a «tratteggiare, attraverso il suo cinema, l’affresco culturale e sociale del nostro Paese, con attenzione ironica e pietosa» (così si legge nella motivazione del premio, n.d.r.). Le sue sono storie a più voci, come “La famiglia” (1987) e “La cena” (1998), ma anche ritratti più intimi, come “Una giornata particolare” (1977) o “Concorrenza sleale” (2001).
GIOVANI E POVERI (MA NON E’ UN ROMANZO)
Talmente attuale da sembrare scritto negli ultimi mesi, “Romanzo di un giovane povero” (1995), tratteggia con spiazzante anticipo, nei suoi risvolti più infelici, la potenziale condizione in cui molte persone, specialmente giovani e anziani, si ritrovano a vivere oggi: disoccupazione, scarsa qualità del tenore di vita, solitudine e isolamento sociale.
Il trentenne Vincenzo Persico (Rolando Ravello), laureato in Lettere e disoccupato, vive con la madre che tenta in ogni modo di camuffare la loro indigenza. Anche le ultime lezioni private cessano, la pensione della madre è modesta e forse solo il tipografo Pieralisi (Mario Carotenuto, nella sua ultima interpretazione cinematografica) anziano amico del padre defunto, può tentare di venire incontro a Vincenzo, il quale cerca di allontanare in tutti i modi la sua ex fidanzata, Andreina (Isabella Ferrari), che lavora in una lavanderia industriale di proprietà del padre. Una sera l’anziano coinquilino Bartoloni (Alberto Sordi) gli confida di non sopportare più la vecchia e grassa moglie tedesca, Karline Ananas, ex star del varietà che lo tiranneggia, pur essendo ridotta quasi alla paralisi. Lo svampito Bartoloni arriva addirittura a chiedere a Vincenzo di eliminargli la moglie, offrendogli trenta milioni, frutto di un’eredità che la donna ha ricevuto da uno zio. Il giovane pensa subito a uno scherzo, ma quando Karline muore precipitando dal balcone, Vincenzo viene ritenuto colpevole e arrestato, perché in casa sua vengono ritrovati i soldi promessi dal vecchio. Un confronto con Bartoloni (nel corso del quale un insuperabile Sordi pronuncia una dura invettiva contro le giovani generazioni) non fa procedere le indagini, anche per via della reticenza di Vincenzo, il quale sembra addirittura contento di starsene in galera: sua madre potrà finalmente godersi la sua modesta pensione per intero, e nel frattempo il ragazzo ha realizzato il suo sogno di insegnare: ora impartisce lezione a un gruppo di detenuti in carcere.
Link utili:
Torino Film Festival
Avete visto “Romanzo di un giovane povero”? Quali altre analogie riscontrate con la realtà di oggi?