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21 Dicembre 2012

Tre allegri ragazzi morti all’Hiroshima

Intervista al leader del gruppo Davide Toffolo in occasione della presentazione del loro nuovo album “Nel giardino dei fantasmi” domani sera in via Bossoli

Federica Spagone

Tre allegri ragazzi morti

I Tre allegri ragazzi morti saranno in concerto domani sera all’Hiroshima

In occasione della serata di presentazione del nuovo album dei “Tre allegri ragazzi morti” dal titolo  “Nel giardino dei fantasmi” e del relativo concerto che si terrà il 22 dicembre all’Hiroshima Mon Amour di via Bossoli 83, abbiamo intervistato il leader della band Davide Toffolo.

Partiamo dall’inizio, da dove arriva il vostro nome e perché utilizzate le maschere?
«Il nostro nome deriva da “Cinque allegri ragazzi morti”, il mio romanzo a fumetti che racchiude tutto l’immaginario in cui vivono appunto i miei personaggi,  “i ragazzi morti”. Da queste basi parte il gruppo che  però ha preso subito una direzione autonoma e infatti i racconti narrati non rappresentano le storie vissute dal gruppo. La tradizione di usare le maschere è iniziata subito dopo aver fatto il contratto con una major che ci aveva richiesto di essere riconoscibili per girare i nostri video e apparire in tv.  Successivamente la maschera è diventata il simbolo di un’identità collettiva poiché non siamo solo noi sul palco ad indossarla ma tutte le persone nella società».

Parliamo della vostra etichetta discografica, “La tempesta”, cosa producete?
«Non produciamo generi specifici ma c’è un filo conduttore che riunisce tutti i gruppi ovvero l’essere tutti gruppi autonomi, indipendenti e autogestiti e questo tipo di differenza rende la musica che pubblichiamo particolarmente libera. Fra i gruppi che abbiamo pubblicato ce ne sono alcuni che hanno avuto particolare fortuna come “ Le luci della centrale elettrica”, “Il teatro degli orrori”, “ Il pan del diavolo” e “Sick Tamburo” che cantano in lingua italiana. Da un po’ di tempo abbiamo anche una parte di pubblicazioni che invece raccontano un’Italia che canta in un’altra lingua, che di solito è l’inglese o il patuà per quanto riguarda i gruppi regge. Questa nostra attenzione per i gruppi che non cantano in lingua italiana racconta un cambiamento antropologico della nazione, poiché le tematiche che affrontano e le modalità sono decisamente differenti dai gruppi italiani che cantavano in inglese vent’anni fa».

Come definiresti invcece il vostro genere musicale? Com’ è cambiato nel vostro ultimo disco “Nel giardino dei fantasmi”?
«Noi non abbiamo mai fatto musica di genere nel senso stretto del termine, ma siamo un gruppo con una concezione e un approccio punk verso la musica. Negli anni abbiamo sicuramente trovato l’ispirazione in varie sensazioni musicali diverse e non ci siamo limitati ad un solo genere.  Nel disco “Nel giardino dei fantasmi” utilizziamo un panorama sonoro molto diverso rispetto a quello precedente ma al contempo ripercorriamo tutti i “fantasmi” della musica che abbiamo incontrato finora: dal rock fino all’etnico passando per il tab e per il regge. Inoltre quest’ultimo disco non è un concept album, racchiude in sé 11 storie e ogni storia ha una sua connotazione musicale differente».

Quali sono le canzoni di più rappresentative quest’album ?
«Nel primo singolo, “La mia vita senza te”, vengono raccontate le sensazioni che si provano quando si perde qualcuno o qualcosa,  tentiamo di esorcizzare questa perdita  perché credo che questo sia molto importante.  Mentre “I cacciatori” racconta la storia di un ragazzino di 15 anni, morto nel ’94, il cui cadavere viene ritrovato ai giorni nostri ed è proprio il corpo che racconta la sua storia e tutto quello che si è perso in questi anni. Si tratta di una metafora sulla generazione che ha oggi 35/40 anni e che è stata la prima generazione ad essere più povera dei propri genitori, i primi a vivere questa specie di illusione dell’Occidente. Q questa canzone è diventata anche un fumetto in cui per narrare la storia viene utilizzato il testo della canzone».

Che periodo è per la musica italiana e cosa ti sentiresti di consigliare ad un gruppo che voglia intraprendere a questa  strada?
«Nonostante le difficoltà del mercato la musica italiana in questo momento è piuttosto vivace e raggiunge livelli di professionalità molto altri. E’ un momento speciale per la musica, per lo meno per quella indipendente. Un consiglio che posso dare ad un nuovo gruppo è quello di non cercare strade già battute ma di essere originali nella modalità di muovere la propria musica sia nella spinta per realizzarla».

 

Link utili:
Tre allegri ragazzi morti
Hiroshima Mon Amour

Conoscevate i “Tre allegri ragazzi morti”? Andrete domani sera al loro concerto?

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Categorie: Musica

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