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28 Marzo 2013

Una Pasqua, tante Pasque

Il racconto di alcuni fedeli di altri credi religiosi per conoscere meglio le diverse tradizioni pasquali

Matteo Tamborrino

Uova Pasqua

Le uova sono un elemento simbolico importante anche nella Pasqua ortodossa

Tra pochi giorni si festeggerà la Pasqua, che secondo il racconto dei Vangeli sarebbe avvenuta il terzo giorno successivo alla morte in croce di Gesù. La data di questa festività, a differenza di quella del Natale, varia ogni anno, seguendo i cicli lunari e determinando di conseguenza anche la cadenza di celebrazioni religiose come il tempo di Quaresima e la Pentecoste.
Esistono però anche altre Pasque, che siamo andati a scoprire grazie ad alcuni fedeli di diverse religioni.

IL RITO ORTODOSSO
Andrea, studente di Architettura presso il Politecnico di Torino, è un giovane di nazionalità albanese e di fede ortodossa, residente in Italia da ormai otto anni. Parlando della sua Pasqua, che quest’anno si festeggerà il 5 maggio, ricorda che: «La data non coincide con quella della Pasqua cattolica per via dei diversi calendari usati dalle due religioni: noi ortodossi infatti utilizziamo il vecchio calendario giuliano, mentre i cattolici adottano al suo posto quello gregoriano».
«Nel giorno della morte di Gesù – continua Andrea, descrivendo il rito religioso dei giorni pasquali – le cinque chiese più importati di Korca (la mia città natale) si incontrano nel centro della piazza della cattedrale per unirsi nel lutto. A questo punto i preti guidano una processione intorno alla città, seguiti dal corteo dei fedeli. La sera prima della Pasqua, invece, tutta la comunità si ritrova di fronte alla cattedrale o alla propria chiesa e attende in preghiera la mezzanotte, momento in cui ciascuno può accendere, con il fuoco benedetto dal prete, la candela spenta che tiene in mano».

UOVA ROSSE E FUOCO
«Il momento che segue l’accensione delle candele – prosegue Andrea – è quello della “gara delle uova rosse”, che consiste nel decretare l’uovo più forte, cioè quello che risulta vincente da uno scontro punta contro punta o fondo contro fondo. L’uovo che vince la battaglia – conclude – in genere viene posto in una cesta di cera e infine sistemato in un luogo dove possa essere mangiato da volatili: è infatti un segno propizio».
Tornando al fuoco benedetto durante la funzione religiosa, Andrea ne spiega l’importanza: «Solitamente si porta la candela a casa e con essa si marchia la parte inferiore dell’architrave di casa, disegnando una croce che dovrebbe tener lontano gli spiriti. Il fuoco non va mai spento. Di norma lo si depone in un angoletto sacro costruito nell’abitazione e lo si lascia ardere sino al naturale spegnimento».

PESACH EBRAICA
Non molti sanno che la Pasqua cristiana ha profondi legami, sia etimologici, sia culturali, con la Pasqua ebraica, la cosiddetta Pesach, una ricorrenza che dura otto giorni (ha avuto inizio lo scorso martedì), a partire dal giorno 15 del mese ebraico di Nissàn. «La festa di Pesach – spiega Giulio Tedeschi del Consiglio della Comunità Ebraica di Torino – rappresenta l’anniversario dell’uscita degli Ebrei dall’Egitto: con questa fuga inizia la storia del popolo ebraico come popolo libero».
Simone, studente presso un liceo classico torinese, parlando della Pasqua ebraica la definisce “festa della primavera”: «Come le gemme in questo periodo dell’anno sbocciano dalla corteccia degli alberi, così Israele, a quel tempo, uscì dall’Egitto».

RACCONTI, CIBI SIMBOLICI E PULIZIE
«Durante gli otto giorni di Pesach – spiega Simone – è proibito consumare qualsiasi prodotto fatto di cereali o che possa fermentare. Non si mangiano quindi pasta o pane lievitato. Si può consumare invece il pane azzimo detto “matzàh”, simbolo, per altro, di umiltà. Nella Bibbia si narra infatti che, per la fretta di uscire dall’Egitto, le donne ebree non ebbero tempo di far lievitare il pane e pertanto ne mangiarono di non lievitato».
Il fulcro della festa è il cosiddetto Seder, cioè la cena durante la quale ogni famiglia legge il racconto della liberazione dalla schiavitù; nel frattempo si consumano alcuni cibi simbolici come ad esempio l’insalata amara, che ricorda la sofferenza provocata dalla condizione di sudditanza, o il charoseth, un impasto di frutta diverso per ogni famiglia, usato per rievocare la calce con cui gli schiavi costruivano i muri delle città.
«Pesach – conclude Simone – è una delle festività ebraiche che richiedono più intensa preparazione: precedono infatti gli otto giorni di festa le pulizie di casa, volte ad eliminare ogni traccia di cibo “proibito”. Questa pulizia concreta è una metafora della pulizia interiore, indispensabile per rimuovere dal nostro animo ogni impurità, in modo da renderci pronti a vivere la Pasqua».

Link utili:
Comunità Ebraica di Torino

 

In che modo vivrete quest’anno la Pasqua? Nella vostra famiglia o comunità religiosa esistono tradizioni particolari?

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Categorie: Cultura

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