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11 Aprile 2013

Gioele Dix, “nascosto dove c’è più luce”

Intervista all’attore milanese in occasione del suo nuovo spettacolo in scena venerdì 12 e sabato 13 aprile al Teatro Colosseo

Federica Spagone

La locandina dello spettacolo

Domani venerdì 12 e sabato 13 aprile torna a Torino Gioele Dix, con il suo nuovo spettacolo al Teatro Colosseo dal titolo “Nascosto dove c’è più luce” in scena con la giovane esordiente Cecilia Delle Fratte.
Con la regia dello stesso Dix e le musiche originali di Savino Cesario, lo spettacolo racconta le stravaganti avventure di un attore comico in vena di confidenze, in bilico tra il riso e il pianto, per svelare quel rapporto misterioso tra l’attore ed il palcoscenico, come ci racconta Dix.

Da dov’è nata l’idea per questo spettacolo e cosa racconta? 
«L’idea di base era quella innanzitutto di realizzare uno spettacolo che avesse un’unità drammaturgica, rispetto al precedente “Dixplay”, che invece era un’antologia di personaggi e monologhi diversi tra loro. Per la trama ho immaginato che un attore, nello specifico io, si addormenti sul palco in un’ambientazione astratta che ricorda quella psicanalitica e che rimanga incastrato in una sorta di limbo a cavallo tra veglia e sonno. Ad accompagnarlo in quest’avventura un angelo custode, interpretato da Cecilia Delle Fratte, che lo conduce con delicatezza ma con un’insistenza spietata, in un esame di coscienza».

Quanto c’è di autobiografico nel testo?
«In questa dimensione che è anche comica, io come protagonista affronto molti temi che riguardano la mia vita e i miei diversi ruoli: sono stato figlio e padre, ho amato, sono stato lasciato e ho lasciato e sono un cittadino deluso ma speranzoso. Attraverso diversi stimoli e ricordi affronto quindi diverse parti di me e parlo anche molto del mio mestiere di attore, mettendomi a nudo e raccontando i trionfi ma anche le delusioni. E’ uno spettacolo nel quale sono piuttosto sincero, non rinunciando però alla cifra comica che è poi la mia vocazione».

L’aver realizzato anche la regia quanto ha influito sul risultato finale?
«Io negli ultimi anni ho fatto parecchie regie, come “Sogno di una notte di mezza estate”, ho diretto Lastrico, gli Oblivion e quindi sto imparando a dare una buona guida anche a me stesso. Credo di esserci riuscito anche grazie alle collaborazioni, alle persone che hanno contribuito con me a comporre questo mosaico e a realizzare così uno spettacolo teatrale compiuto. L’occuparmi della regia mi ha aiutato a dare una maggiore unità e vigore allo spettacolo: ho potuto scegliere anche le musiche che in questo caso sono essenziali, facendole realizzare da Savino Cesario che ha fatto un lavoro strepitoso sapendo anche interpretare le varie scene. Infatti in questo mondo onirico non avevo solo bisogno di semplici musiche, ma anche di suoni particolari che andassero a seguire la vicenda. Insomma, ha fatto una vera e propria colonna sonora della quale sono veramente molto orgoglioso. Sono riuscito a influire con il mio gusto personale su tutto facendo del buon teatro, perché anche il teatro comico può avere una grande nobiltà e deve poter competere con il grande teatro».

L’ossimoro del titolo cosa rappresenta?
«Questa frase è per prima cosa un omaggio alla mia mancata carriera di psicanalista. Da ragazzo infatti studiavo psicologia a Padova mentre iniziavo a calcare i primi passi sul palcoscenico e avevo un professore argentino che mi aveva preso sotto la sua ala, era veramente un maestro straordinario. Venendomi a vedere in uno spettacolo che stavo facendo in quel periodo, rimase entusiasta e mi consigliò di continuare la mia carriera d’attore e proprio dopo lo spettacolo mi disse la frase che ho utilizzato per il titolo, facendo un ritratto di me, non so se generoso o feroce ma soprattutto un perfetto ritratto della condizione dell’attore che combatte sempre con due anime: quella che lo spinge a mettersi in gioco e quella che invece lo spinge a nascondersi, a scappare. Ho dato questo titolo perché in questo viaggio che faccio dentro me stesso, vado parecchio a fondo e lo faccio in maniera spudorata sul palcoscenico però in una dimensione nascosta, questo è un gioco che funziona, che viene colto molto bene dal pubblico. Infatti rispetto al passato questo spettacolo ha raccolto moltissimi consensi anche da un pubblico che si aspetta non solo di ridere, ma anche di immedesimarsi nel testo».

 

Link utili:
Il Teatro Colosseo

Il sito di Gioele Dix

Vi piace Gioele Dix? Andrete a vedere lo spettacolo? 

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Categorie: Cultura

Commenti (1)

  1. stefania montaldo ha detto:

    Stasera mi aspetto un GRANDE spettacolo!!!! Me lo auguro…, dopo una giornata di lavoro in ospedale!

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