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12 Aprile 2013

Amir, da Napolitano a Biennale Democrazia

Intervista al rapper romano protagonista qualche mese fa di un appello al presidente della Repubblica per la cittadinanza ai figli di immigrati

Nicola Veneziano

Amir e Napolitano

Amir stringe la mano a Napolitano durante la visita al Quirinale, per la vittoria del David di Donatello del film “Scialla”.

Domani 13 aprile Biennale Democrazia diventa hip hop, con il doppio appuntamento con il rapper romano Amir: nel pomeriggio con l’incontro “Rap e Democrazia. Dal quartiere alla nazione” (alle 16 al Piccolo Regio), e la sera con un concerto al Teatro Regio. Abbiamo intervistato Amir per farci anticipare qualcosa su questo doppio appuntamento e per farlo conoscere a chi non lo conosce ancora.

Raccontaci qualcosa di te
«Ho 34 anni e faccio rap da quando ne avevo 18. Ho iniziato perché avevo cose da raccontare e il rap mi sembrava il metodo più semplice. È un parlato sul tempo, un genere musicale molto diretto, non a caso piace nelle periferie di tutto il mondo. La prima volta che sentii il rap era un pezzo dei Run DMC, mi hanno stupito perché parlavano. Ho iniziato in maniera  indipendente, a casa, fino ad arrivare a firmare con Virgin, approfittando delle mie origine origini egiziane e italiane, per creare un vortice mediatico intorno a me. La cosa ha avuto i suoi svolti positivi: sicuramente la visibilità, la possibilità di trovarsi su tutti i giornali, dal Corriere della Sera a Cioè, inoltre sono arrivati i soldi. Certo bisogna vivere anche con i luoghi comuni che girano intorno ai figli di immigrati, essere etichettati è molto fastidioso. Sono del parere che ci sia del lavoro da fare per chiarire che c’è molta differenza fra me e mio padre, cioè fra un immigrato e il figlio di immigrati».

Sei famoso per aver rivolto un messaggio in una tua canzone al presidente Napolitano, cosa gli hai chiesto e come ti ha risposto?
«È successo tutto a dicembre, ma prima voglio raccontare un antefatto: nel 2011 ho partecipato alla colonna sonora del film ‘Scialla’, pellicola pluripremiata ai David e al festival del cinema di Venezia. Per questo motivo fummo invitati al Quirinale, e su Internet si può trovare la foto dove stringo la mano al Presidente Napolitano. Detto questo, ecco come è andata: dopo essermi occupato per circa 10 anni della tematica delle seconde generazioni, mi è arrivata una richiesta da Change.org, una piattaforma online di petizioni, che sta cominciando a prendere molto piede in Italia. Mi hanno proposto di lanciare un messaggio a Napolitano in prossimità del discorso di fine anno, io proposi loro che l’avrei cantata. Così ho scritto una canzone che poi è diventata un  videoclip: “Caro Presidente”. Ci tengo a dire che in passato avevo fatto due canzoni su questa tematica: “Straniero nella mia nazione” e “Non sono un immigrato”, per far capire che un figlio di genitori stranieri non è un immigrato. L’effetto è stato positivo e abbiamo ottenuto più di diecimila firme. In particolare, la petizione verteva su due leggi: la legge ius sanguinis e ius solis, ovvero la cittadinanza per consanguineità nel primo caso, e per territorialità nel secondo, per l’essere nato nel paese. Non è solo un problema legislativo, ma anche culturale, deve cambiare la concezione di come è fatto un cittadino italiano. Abbiamo la certezza che il messaggio sia arrivato, ho avuto una lettera dalla Farnesina dove mi spiegavano che pur non potendolo incontrare direttamente, Napolitano aveva visto la petizione e sentito il mio appello e, nel discorso di fine anno, ha citato il problema delle seconde generazioni. Personalmente sono molto felice che il nostro messaggio gli sia arrivato e che ne abbia parlato nel suo discorso».

Domani sarai a Torino per due eventi, Biennale Democrazia e un concerto al Regio. Cosa farai alla Biennale?
«È un dibattito. Sono un rapper atipico, non mi occupo solo di musica, ma faccio anche altro: laboratori nelle scuole, collaboro con associazioni che aiutano i ragazzi con problemi famigliari e che vivono nelle periferie, con i servizi sociali oppure con il carcere minorile, come faccio a Roma. ‘Rap&Democrazia, dal quartiere alla nazione’ è il titolo del dibattito, con me ci saranno i Ragazzi di via Agliè. Parleremo di come il linguaggio hip hop possa essere portavoce dei problemi della nazione: essendo un genere che ha molto seguito, il rap può essere veicolo di messaggi postivi e favorire il cambiamento».

Come ti aspetti che sarà il concerto, organizzato dall’Hiroshima, al Teatro Regio?
«È stato per volontà della Biennale Democrazia. Hanno deciso di chiamarmi, per partecipare, dopo la petizione per Napolitano. Torino è una città sensibile sotto questo punto di vista, qui ho girato il videoclip del brano “La mia pelle”, tutto a San Salvario. Non sono un opinionista ma un cantante, ritengo sia normale che mi abbiano chiesto di esibirmi. Per me è emozionante esibirmi al Regio, il mio scopo è portare messaggi a un pubblico nuovo e suonare esclusivamente in locali hip hop è un limite. A livello di location, lavorare in un teatro è un’esperienza bellissima, negli ultimi mesi collaboro molto con delle orchestre. Questa è una cosa che è nata nell’ultimo periodo, ma mi ha sempre affascinato: a un certo punto della mia vita ho cominciato ad ascoltare anche altro e ho notato che, personalmente, la dimensione live con gli strumenti è più bella e più stimolante. Sono in un momento in cui cerco nuovi stimoli e la musica suonata con strumenti con il mio rap è una strada che mi affascina. Ho composto 300 canzoni, molti album, anche a livello artistico non voglio rischiare di ripetermi».

Link utili:

Biennale Democrazia

Sito ufficiale Amir

Videoclip di Caro Presidente

Conoscevate Amir? Andrete a sentirlo, a Biennale Democrazia o al Teatro Regio?

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Categorie: Intercultura

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