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13 Aprile 2013

Ferite a morte: l’amore contro il femminicidio

Ieri sera al Teatro Regio lo spettacolo di Serena Dandini contro la violenza sulle donne, che ha coinvolto tante protagoniste del mondo dello spettacolo e della cultura

Silvia Calvi

Scarpe rosse

Scarpe rosse, simbolo della lotta contro il femminicidio (foto di Silvia Oggero)

Scarpe rosse e un microfono. Una scenografia minimale, sobria, per raccontare il dramma del femminicidio. “Ferite a morte” è andato in scena così ieri sera al teatro Regio di Torino, tra gli eventi in programma per Biennale Democrazia.

A rendere omaggio alle tante donne vittime  di violenza da parte degli uomini si sono alternate sul palco Ambra Angiolini, Susanna Camusso, Giorgia Cardaci, Assunta Confente, Lella Costa, Orsetta De Rossi, Alessandra Faiella, Germana Pasquero, Isabella Ragonese, Alba Rohrwacher, Chiara Saraceno, Paola Turci, Nadia Urbinati,  Giovanna Zucconi e Serena Dandini, regista e autrice dello spettacolo. Quindici volti noti per dare una storia alla strage silenziosa, per donare una voce ad ognuna delle vittime, dal Messico a Caltanisetta, dall’Iran alla profonda Africa.

Filo conduttore della struggente lista delle donne assassinate, l’amore, incondizionato, anche nei confronti di un uomo violento. Racconti post mortem in prima persona, ricchi di dettagli sui delitti, eppure scevri di rancore. Ed ecco dunque che dopo i primi minuti di sconforto programmatico, la “Spoon River” dei  femminicidi si spoglia di quei toni drammatici e diventa quotidianità, lieve corrispondenza tra amiche, la pagina trasognata di un diario, la lamentela frivola per un telefono cellulare che non ha campo.

Seppure da una prospettiva escatologica, il richiamo alla vita è fortissimo. Lo si percepisce nell’affetto, che in alcuni dei racconti trasparisce incredibilmente vivo nei confronti dei carnefici, così come nelle immagini proiettate sullo sfondo, volti di dive “vintage” in bianco e nero ricoperti di simboli più colorati che mai, quindi nella musica di intermezzo selezionata da Samuel Romano dei Subsonica, volto torinese per eccellenza della rappresentazione.

Il miracolo è compiuto: non un’istruttoria su omicidi e violenze, non una commemorazione lenta e melensa, bensì l’elogio dell’utopia per eccellenza: quel “No More” già presentato mesi fa presso molte piazze italiane, l’appello disperato e al contempo ottimista, affinché il dramma del femminicidio non si ripeta mai più.

Link utili:
Biennale Democrazia

Avete assistito allo spettacolo di Serena Dandini? Cosa si dovrebbe fare secondo voi  contro la violenza sulle donne?

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Categorie: Cultura

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