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5 Giugno 2013

Tom Tjaarda, da Detroit a Torino inseguendo l’armonia

Il celebre designer di automobili, americano di nascita ma torinese di adozione, racconta la sua storia offrendo consigli ai giovani colleghi

Matteo Tamborrino

Tjaarda

Tom Tjaarda, uno dei designer contemporanei più apprezzati nel mondo delle automobili

«Fin dall’inizio mi fu chiaro un elemento: il design italiano era di gran lunga più armonioso, proporzionato e snello rispetto a quello americano. Qualcosa di completamente diverso dai “macchinoni” della General Motors, per intenderci». Si può proprio dire che Stevens Thompson Tjaarda van Starkenberg (di lontane origini olandesi, per tutti semplicemente Tom) il design ce l’abbia nel sangue.  Nato nel 1934 a Detroit, decise fin da subito di seguire le orme paterne; così, dopo essersi trasferito a Torino, iniziò a collaborare alla produzione di prototipi di autovetture, venendo poi assunto nei primi anni ‘60 dalla Pininfarina.
Tom Tjaarda nell’arco dei cinquant’anni della sua attività è stato, ed è ancora, un grande riferimento per molti giovani designer. Per questo motivo noi di Digi.TO abbiamo voluto conoscerlo meglio.

UNA VITA DIVENTATA ROMANZO
Tom Tjaarda si presenta così: «Sono sposato da quarant’anni e mia moglie è torinese. Mi sento ormai italiano, accento a parte!». Un cammino, quello del maestro americano, ricco di sfide e di progetti a regola d’arte, che non può essere compreso pienamente senza tener conto di altri importanti nomi, come quello di Sergio Pininfarina o di Luigi Segre. «Già durante il periodo degli studi di Architettura in Michigan – racconta – avevo lo sguardo rivolto verso l’Italia, verso quel design così raffinato, stile Olivetti». Era il lontano 1956, gli anni del grande successo di “Domus”, di “Stile industria” e di tante altre riviste di design d’autovettura che Tjaarda ricorda oggi con affetto.
La sua avvicente biografia (“Uno stlista d’oltreoceano“, Accademia Vis Vitalis editore) è stata romanzata dall’avvocato e collezionista di automobili Filippo Disanto e recentemente presentata, con una buona affluenza di pubblico, al Circolo dei Lettori: «Disanto iniziò a venire qui nel mio studio. Mi faceva delle domande non tanto giornalistiche, quanto da curioso. E così è nata questa testimonianza: un insieme di ricordi riguardo il mio arrivo in Italia».

IMPEGNO E SUCCESSI
Bozzetto dopo bozzetto, prova dopo prova, sono nate così la Fiat 124 Spider, la Ford Fiesta, la Aston Martin Lagonda Coupè, tutte firmate Tjaarda. Inserito fra i sette designer più apprezzati del Museo dell’Automobile di Torino, il maestro si dice entusiasta, precisando: «Ho sempre lavorato duramente. Oggi emergere è sicuramente più difficile di un tempo: per questo sono così soddisfatto. Il Museo è una grande vetrina e d’altra parte fa sempre piacere essere stimati dopo molti anni di attività».
Parlando poi del capoluogo piemontese, il designer afferma: «È una realtà particolare, strana. Un tempo Torino era l’epicentro del design di prodotto. Oggi tutto sembra essersi assopito, ma solo all’apparenza. Insomma, gli spazi sono ancora presenti, ma più nascosti».
Nel congedarsi, infine, Tjaarda regala un prezioso consiglio ai giovani futuri designer: «In questo ambiente non bisogna illudersi. Non si deve credere di diventare i nuovi Giugiaro. Si potrebbe restare profondamente delusi. Ciò non significa arrendersi, ma il contrario. È necessario capire che, oggi, nel design non si può più assumere una posizione individualista. Bisogna invece essere pronti a lavorare in équipe per realizzare opere meravigliose».

Link utili:
Tom Tjaarda 
Uno stlista d’oltreoceano

Sei appassionati di design e autovetture? Conoscevate Tom Tjaarda?

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Categorie: Formazione

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