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18 Giugno 2013

Startup: istruzioni per l’uso

Il torinese Simone Ricucci ha avviato una sua azienda nell’e-commerce  e spiega a Digi.TO come una buona idea possa diventare un’impresa di successo

Giulia Porzionato

Simone Ricucci, 23 anni, torinese, ha fondato la startup YouDroop

Nonostante la crisi, molti giovani non vogliono rinunciare a creare qualcosa in cui credono e che possa, nel suo piccolo, contribuire a uscire dallo stato di profonda crisi del mondo del lavoro.
La startup corrisponde al periodo in cui un’impresa nasce e si avvia. Una persona che ci ha creduto è Simone Ricucci, torinese di 23 anni che ha creato YouDroop, definito “il primo marketplace europeo rivolto alle aziende in grado di collegare tutti i rivenditori e i fornitori per tutelare il commercio elettronico e garantire gli investimenti online”.
Abbiamo intervistato Simone per capire come nasce una startup.

Come nasce una startup?
«Un’azienda in fase di startup è un calderone di idee interessanti. Questo non significa però che un’idea interessante, riesca a trasformarsi in business. Il periodo di startup si divide in tre parti: il gioco, l’incertezza, il lancio. Il gioco è la parte più divertente, l’euforia prende il sopravvento. Le idee in questa fase sono tantissime e consiglio sempre di appuntarle su un block notes. Dopo un po’ le ore di sonno mancanti, la mancanza di fondi e gli errori di percorso, ti porteranno ad attraversare la fase dell’incertezza. Tutte le certezze iniziali cadono una dopo l’altra e l’euforia iniziale svanisce. L’ 80% degli aspiranti imprenditori, in questa fase, decide di abbandonare il progetto. L’unico modo per superare questo periodo è riuscire a realizzare un prototipo del proprio progetto da presentare agli investitori».

Quali conoscenze e competenze tecniche sono necessarie per creare una startup?
«Esistono due modi con il quale è possibile crearla: tramite nostre competenze, oppure pagando qualcuno che lo faccia per noi. Ci sono tantissimi ragazzi che rimangono bloccati perché non trovano i fondi per iniziare. Ma oggigiorno esistono un sacco di opportunità grazie a internet: un esempio è SiamoSoci, che permette di incontrare potenziali investitori che, in cambio di quote della vostra azienda, finanzieranno il vostro progetto. Se l’idea è buona gli investitori arrivano. La cosa fondamentale innanzitutto è presentarsi con un buon business plan. Non abbiate paura di raccontare il vostro progetto agli amici e parenti. E’ il primo passo per migliorare il vostro prodotto. Analizzate la concorrenza ma non fossilizzatevi. Le idee iniziali durante il percorso di crescita saranno completamente stravolte, ma è normalissimo, e tutto serve».

Quali sono le idee alla base di una startup in generale e di YouDroop in particolare?
«Ora dirò una cosa che a molti potrà far rabbrividire: non c’è miglior periodo storico di questo per lanciare una startup. I colossi del business falliscono e lasciano immensi buchi vuoti che vanno colmati. Le migliori idee inoltre nascono sempre da un periodo difficile. E’ capitato anche a me con YouDroop. Arrivavo da un periodo di forte cambiamento nella mia vita: lasciavo una carriera con le stellette come Ufficiale di Marina e un posto fisso a tempo indeterminato a 21 anni per lanciarmi in un’impresa più grande di me. Due anni fa molti mi hanno preso per pazzo e incosciente. Parlavo di “dropshipping” ma in pochi capivano cosa volesse dire. Comunque, ringrazio ancora il destino per avermi fatto vivere un’esperienza e un addestramento militare così intenso: hanno portato la mia soglia di sopportazione oltre ogni limite, inculcandomi dei valori come il lavoro di squadra, la professionalità e la trasparenza, che cerco di portare ogni giorno nella mia azienda. La mia stretta di mano e la parola data, devono aver più valore della mia firma».

Quindi cos’è e come funziona il dropshipping?
«Per comprendere come funziona il business del dropshipping è necessario prima inquadrare due figure: i fornitori, cioè produttori, grossisti, distributori, cash&carry, chi ha un magazzino con dei prodotti da proporre, e i rivenditori, ossia imprenditori con partita IVA. Il fornitore mette a disposizione del rivenditore i prodotti tramite un listino in formato elettronico. Il rivenditore carica questi prodotti sul proprio e-commerce applicando il suo margine di ricarico; una volta venduti ai clienti inoltra l’ordine al fornitore pagando il prezzo a lui dedicato. Il fornitore spedisce così la merce direttamente dal proprio magazzino al cliente finale. I vantaggi sono lampanti per entrambi: i fornitori riescono a vendere i propri prodotti molto più velocemente utilizzando una forza vendita 24 ore su 24. Per i rivenditori invece il vantaggio è quello di non dover avere un magazzino».

Com’è nata e come si è sviluppata l’idea di YouDroop?
«L’idea è nata in una sera d’estate in cui cercavo di mettere in ordine la mia vita. Inizialmente volevo creare un e-commerce ma purtroppo mi servivano i prodotti da vendere e i fondi non bastavano. Studiando un po’ il mercato sono venuto a conoscenza del dropshipping. Mi sono quindi messo a cercare dei fornitori affidabili, ma non era semplice. Ho intravisto così un’esigenza di mercato: far incontrare queste due figure. Investii tutti i risparmi di due anni di Marina, ma non bastavano. Mio papà nonostante il carattere diffidente è stato il primo a darmi, con tanti sacrifici, dei fondi per partire. Non ci è voluto molto tempo prima che gli investitori notassero YouDroop. L’azienda si è quindi ingrandita, e in poco più di un anno di attività è diventata una Limited Company inglese con due sedi: una nel centro di Londra, l’altra a Torino. Il 3 di giugno è andata online la versione Beta del portale, che ha avuto da subito ottimi riscontri da parte dei tester. I prossimi obiettivi dell’azienda sono l’implementazione di nuove funzionalità volte a migliorare l’aspetto user-friendly della piattaforma, e la chiusura della prima fase di fund raising».

Quanto tempo ti occupa un impegno simile?
«L’imprenditore non stacca mai la spina: pensa anche nel sonno. Se si lavora con passione per una cosa in cui si crede veramente, non ci sono orari, giorno o notte non fa differenza. Il primo anno ho lavorato da solo e fortunatamente la poliedricità in ambito informatico mi ha sempre supportato. Il record l’ho raggiunto con 36 ore di fila davanti al pc per redigere la prima versione dei testi della piattaforma. Sono convinto che la passione ti spinga a fare cose straordinarie, a prescindere dal tipo di professione, e l’orologio neanche lo guardi».

Qual è l’importanza del web nella vita delle startup?
«Internet è sicuramente un’opportunità per le startup poiché gli investimenti sono nettamente inferiori, rispetto un locale con vetrina. Sì può iniziare a lavorare da casa, basta una connessione di rete. Siete da soli e avete un convegno? Potete gestire anche l’attività a distanza con uno smartphone.
Ma attenti, ciò non deve illudervi: ho visto moltissimi startupper cadere prima del traguardo. Erano diventati così innamorati del proprio prodotto da dimenticarsi di tutto il resto: spese di marketing, traduzioni multilingua, costi amministrativi, ecc.. Sono i costi nascosti del web. Morale? Chiudono i battenti dopo i primi mesi di vita. Dovete prender coscienza di essere una startup, ma ragionare da grande azienda. Non fate il passo più lungo della gamba e siate sempre sinceri, sia con gli altri, sia con voi stessi. Solo così potrete puntare in lato».

Per finire, hai dei consigli per i giovani che vorrebbero a loro volta cercare di investire in una startup?
«Seguite la passione con razionalità. Non fallirete. Ho fatto mia una frase che mi ha dato sempre la forza di andare avanti: “Il vincente è colui che va alla ricerca delle condizioni migliori, e quando non le trova, le crea”».

 

Link utili:
YouDroop
SiamoSoci

Avete mai pensato di avviare una startup?

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Categorie: Lavoro

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