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10 Luglio 2013

Staffetta Erasmus

Esperienze e aspettative di due studentesse, una di ritorno e una in partenza, che hanno scelto Leicester come meta del loro periodo di studio all’estero

Matteo Tamborrino

«Amiamo l’Inghilterra» cantava Cesare Cremonini in “Mondo”. Nel 1987 per la prima volta la Comunità Europea sancì la possibilità per gli studenti universitari di effettuare un periodo di studio all’estero legalmente riconosciuto. Il progetto prese il nome di Erasmus, ricalcando quello dell’umanista olandese Erasmo da Rotterdam. Molte le mete e le destinazioni offerte dagli atenei italiani: tra quelle proposte dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino c’è Leicester, bellissima cittadina dell’Inghilterra centrale.
E proprio mentre una studentessa disfa i bagagli, appena tornata da questa esperienza, un’altra prepara le valigie: sono Annalisa e Anthea, entrambe del corso di laurea in Culture e letterature del mondo moderno, entrambe del secondo anno, entrambe con Leicester come meta scelta. Andiamo a conoscerle meglio.

L’ATTERRAGGIO
Riassumere in poche parole un’esperienza all’estero di sei mesi è un’impresa assai ardua per Annalisa, studentessa torinese che fin da piccola ha sempre nutrito il sogno di salpare per l’amata Inghilterra: «All’epoca dell’iscrizione al bando, a cui partecipai un po’per gioco, ero al primo anno e non mi aspettavo certo di essere selezionata. Ho scelto Leicester perché era l’unica università disponibile in cui il programma di studi si concentrasse sulla letteratura inglese. Mi ha spinta sicuramente la forte curiosità, soprattutto linguistica».
«Il tempo tra una lezione e l’altra – racconta – lo trascorrevo alla Student Union, un’adorabile piazzetta coperta all’interno del campus con caffetterie, ristoranti, negozietti e centinaia di poltroncine e tavolini. Alla sera poi la città si animava, ospitando moltissimi eventi rivolti agli universitari e alcuni dedicati specificamente agli studenti Erasmus e agli Study Abroad, cioè quelli provenienti da fuori Europa».

BILANCIO DI SEI MESI
Annalisa è tornata in Italia poche settimane fa e ha subito dovuto pensare agli esami: «È liberatorio poter studiare nella propria lingua, ma allo stesso tempo mi sono resa conto di quanto mi abbia aperto la mente il dover scrivere ed elaborare concetti in inglese; non si tratta più dell’inglese della scuola dell’obbligo: devi imparare a esprimerti ogni giorno fluentemente. È una sfida continua!».
Riguardo poi la qualità del sistema universitario inglese, Annalisa si dice molto soddisfatta: «Tutto è organizzato perfettamente a livello informatico. Oltre alle normali lezioni poi gli studenti sono tenuti a frequentare dei seminari, meeting in cui si approfondisce un argomento a settimana, nel mio caso di ambio letterario, dando la possibilità di scambiarsi opinioni e interpretazioni». Unica nota dolente: «Ogni lezione è in un edificio diverso, magari da una parte all’altra del campus; all’inizio era inevitabile perdersi».

IL DECOLLO
Come si dice “c’è chi viene, c’è chi va”. Ed è proprio Anthea, 20 anni, la studentessa che a settembre partirà per Leicester: «Inizio con una premessa necessaria: questo viaggio sarà per me una prova di sopravvivenza! La mia filosofia di vita è di non rimandare le opportunità che la vita ti offre, anche se questo significa rischiare di finire nel temuto limbo dei fuori corso».
Portandosi come compagni di viaggio Wittgenstein e Proust, Anthea afferma fieramente: «Ho deciso di riporre nel cassetto il buon senso che normalmente mi contraddistingue e di mettere in valigia solo l’entusiasmo. Per me l’Erasmus dovrebbe costituire una parentesi di sospensione, un respiro dalla tabella di marcia degli esami ordinari: sarà il privilegio di concedersi quella che è prima di tutto un’esperienza di vita. E poi anche l’opportunità di esplorare nuovi percorsi, nuove metodologie, facendo una full-immersion nella letteratura anglosassone, da Shakespeare a Virginia Woolf, passando per i poeti romantici».

ESUBERANTI ASPETTATIVE
Emozionante e sopra le righe è l’Erasmus auspicato da Anthea, anche se precisa: «Dell’Italia mi mancherà soprattutto la cucina di mia nonna; certo non sarà facile abituarsi all’international food e al take-away britannico». Immagina il suo primo giorno all’aeroporto in preda al panico: «Forse dopo qualche giorno di vagabondaggio per la pittoresca campagna inglese arriverò finalmente al campus e da lì comincerà l’avventura per raggiungere le classi e orientarmi nell’istituto. Ciò su cui investirò maggiormente – afferma Anthea – saranno le amicizie: sono le persone che incontri la chiave di ogni viaggio, sono quelle che poi ti porti dentro, scolpite nella memoria, molto più di un paesaggio da cartolina».
«Ho grandi aspettative – aggiunge – e spero sinceramente che l’esperienza sia all’altezza di un’immaginazione che, lo riconosco, vola ad altezze vertiginose: un viaggio in solitaria può renderti vulnerabile, ma più di ogni altra cosa ti arricchisce».

METTERSI IN VIAGGIO
Il poeta portoghese Fernando Pessoa scriveva: “I viaggi sono i viaggiatori”. Dimmi come viaggi e ti dirò chi sei, insomma. E l’Erasmus, come occasione di evasione e di scoperta, è proprio questo.
Che cosa significa allora per un giovane viaggiare? «Il viaggio – risponde Annalisa – è uno sprone a confrontarsi con realtà differenti, rivalutando la propria identità: a Leicester mi sono resa conto, in maniera del tutto imprevista, di che cosa ami del mio paese. Ho imparato a cucinare, proprio lì, in Inghilterra, a chilometri di distanza dalla patria del buon cibo». Per Anthea, invece, «il viaggio è prima di tutto uno stato d’animo, una predisposizione dello spirito ad aprirsi e a percorrere il mondo esteriore, approfondire quello interiore. È con questo spirito – conclude – che parto».

Link utili:
I programmi LLP/Erasmus dell’Università degli Studi di Torino
University of Leicester

 

Avete mai vissuto un’esperienza all’estero? Parteciperete al prossimo bando Erasmus?

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