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10 Ottobre 2013
“C’è chi dice no” alla corruzione
Intervista a Stefano di Polito, uno degli autori del libro che racconta la lotta di un movimento di cittadini contro le tangenti nella pubblica amministrazione
Francesca Palumbo e Giulia Porzionato
Il 20 settembre è uscito “C’è chi dice no”, un libro di Raphael Rossi, Stefano Di Polito e Alberto Robiati, i cosiddetti “Signori Rossi – Corretti e non corrotti”, che racconta i progressi fatti nell’ultimo anno alla lotta contro le tangenti, la noncuranza e l’illegalità nell’amministrazione italiana.
Grazie al contributo di migliaia di cittadini i tre autori sono riusciti a monitorare efficacemente la situazione in diversi comuni piccoli e grandi in Italia, a fermare la corruzione e a arrestare in questi luoghi il degrado economico che sta investendo il nostro paese in questi anni.
Digi.TO è andato a intervistare uno degli autori del movimento e del libro, Stefano Di Polito, torinese di 38 anni, esperto di comunicazione pubblica e sociale.
Da dove nasce l’idea di raccontare gli italiani in questo specifico modo?
«Io, Alberto e Raphael ci rifacciamo molto all’articolo 4 della Costituzione, che cita che ogni italiano ha il dovere di svolgere una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società. Il dovere, non la possibilità».
Per quale motivo dovremmo tutti reagire e in quale modo sarebbe auspicabile a tuo parere?
«Stiamo attraversando una lunga crisi non soltanto economica ma esistenziale. Non riusciamo a immaginare un futuro di questo paese. Prevalgono la rassegnazione e il senso d’impotenza. Occorre un impegno civico straordinario. Rinunciare alla tentazione di voltarsi dall’altra parte. Impegnarsi. Trasformare le lamentele, il tifo televisivo e il comodo opinionismo da tastiera in mobilitazione organizzata. Partecipare alle attività delle associazioni locali o nazionali per la difesa dei beni. Comuni. Scegliere una causa civica e avere fede nel futuro».
Qual è stato lo spunto per da cui è nato questo saggio?
«Il libro racconta la storia di due grandi mobilitazioni civiche che abbiamo stimolato. La prima è stata fatta per sostenere la battaglia giuridica nata dalla denuncia di una tangente a Torino: abbiamo raccolto per sette anni materiali che raccontano sia il caso specifico verificatosi all’interno dell’Amiat di Torino, sia i meccanismi generali della corruzione. La svolta è stata la mobilitazione di migliaia di cittadini indignati perché Raphael, che aveva denunciato il tentativo di corruzione, era rimasto pressoché isolato dai media e dalle istituzioni, pagando a caro prezzo il suo gesto di correttezza. E’ nato così un movimento anti-corruzione e uno sportello per sostenere chi vuole denunciare questo “malcostume” in Italia. Il secondo caso che raccontiamo, avendolo vissuto direttamente, riguarda la gestione dei rifiuti a Napoli: abbiamo cioè costituito un presidio di cittadini attivi attorno all’azienda pubblica per la gestione dei rifiuti che ha permesso una svolta virtuosa con la fine dell’emergenza. Raccontiamo queste esperienze dando spazio alla testimonianza diretta dei cittadini e mettendo in evidenza come risanare il nostro paese sia un atto di felicità collettiva».
Hai qualche consiglio in merito per le nuove generazioni?
«Sfruttare bene il loro tempo e le loro energie. Costruirsi autonomamente un percorso di educazione civica, interrogare gli adulti distratti sul motivo di questa crisi di valori, cercare maestri di vita tra gli adulti più’ sensibili e concentrarsi “ferocemente” nella ricerca di un futuro migliore».
Link utili:
Signori Rossi
Avete mai sentito parlare di questo movimento? Leggerete il libro?